Una lunga intervista esclusiva in prima serata su La7. Corrado Formigli ospita così il ministro dell’Interno Marco Minniti consentendogli di illustrare in lungo ed in largo i suoi 14 mesi da ministro, le sue idee su neofascismo e antifascismo ed anche la questione migratoria. Il ministro, in vero, non trova un interlocutore pronto con dovute obiezioni e spadroneggia anche sul tema Libia, lager, Convenzione di Ginevra, chiusura dei flussi migratori. Minniti ammette quindi quello che era il reale stato dei diritti umani in Libia e difende l’aver bloccato i migranti in lager libici, affidandoli all’arbitrio esclusivo dei loro aguzzini, in vista di portare gli standard ai livelli dei centri per migranti europei. In breve, prima ti rinchiudo nei centri di detenzione in cui ti stuprano o ti uccidono e poi vedo di insegnare ai tuoi carcerieri che non si stupra e non si uccide.
Il fondo viene toccato dal ministro Minniti sul tema dei morti in mare e delle navi umanitarie delle Ong che operavano nel Mediterraneo centrale e dal titolare del Viminale duramente osteggiate. In studio vengono mostrati i dati diffusi dall’OIM sul periodo che va dal primo gennaio al 18 febbraio di quest’anno comparato allo stesso periodo del 2017. Secondo l’Organizzazione mondiale nel Mediterraneo centrale, sulla rotta per l’Italia, in questo periodo ci sono stati meno del 50% degli arrivi – 10.057 nel 2017 contro i 4.864 di quest’anno – ma si è verificato un sensibile aumento dei morti: 315 contro 229 dello stesso periodo del 2017. Il conduttore, Corrado Formigli, chiede a questo punto se non possa esserci una correlazione tra l’aumento delle vittime e la riduzione delle Ong che operano soccorsi in mare nel Mediterraneo centrale. Se il ministro, a dieci giorni dal voto, si era presentato nello studio di Piazza Pulita per guadagnare voti con l’ostentazione del proprio operato, di voti ne ha sicuramente persi invece che guadagnati. Minniti è uscito dagli studi di La7 senza guadagnare neanche un punto e perdendo anche quelli che aveva quando era entrato.
Il ministro Marco Minniti, come chiunque, può anche sbagliare. Nulla di male ci sarebbe quindi nel dire qualcosa del genere “al momento non ricordo con esattezza…” il numero piuttosto che il nome delle navi. Ma il ministro Marco Minniti sottolinea che lui non è semplicemente una persona informata ma che di lui si dice che forse è “anche troppo informata”. Cade così tutta la politica condotta nel Mediterraneo da Marco Minniti, la sua cognizione di causa e materia, la sua preparazione, la sua consapevolezza. Cade tutto, in un colpo solo. All in! Marco Minniti sostiene che le Ong rimaste non sono soltanto tre come sostenuto dalla giornalista collaboratrice di Piazza Pulita e che c’è tra l’altro una nave che si chiama Aquarius che sta operando al largo della Libia e che non fa parte delle tre Ong citate dal cartello mostrato in trasmissione. Il cartello mostrava i nomi delle tre Ong che stanno ancora operando nel Mediterraneo centrale: SOS Mediterranee (con il partner Medici Senza Frontiere), Sea Watch e Proactiva Open Arms. In studio hanno poi provato a precisare che, svolte le dovute controverifiche dovute (vista l’impeto con cui il ministro ha detto di sapere di cosa parla), erano certi che la nave Aquarius di cui aveva parlato il ministro fosse proprio la nave di SOS Mediterranee. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, non ha avuto nessun dubbio nello smentire ancora una volta i giornalisti di Piazza Pulita. Ciò che preoccupa non è lo svarione del ministro, che con tutto quello a cui ha da pensare con il dicastero dell’Interno ci può stare tutto quanto, ma l’arroganza e la presunzione con cui ha preteso di contraddire dati esatti e di non essere contraddetto sulle false affermazioni rese. Per chi dovesse avere dubbi, ministro incluso, basta digitare sul browser del vostro computer www.sosmediterranee.org
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