A cura di ADIF – Associazione Diritti e Frontiere
di Fulvio Vassallo Paleologo
La grave intimidazione perpetrata al Centro Baobab di Roma, una incursione al grido “Daremo fuoco a voi ed ai vostri negri”, segna il carattere di questa fase elettorale che il governo e Minniti vorrebbero orientare verso il ritorno del mantra degli “opposti estremismi”. In realtà stiamo assistendo ad una serie di aggressioni da parte di estremisti di destra, interrotta da un deprecabile episodio che si è verificato a Palermo, sul quale i grandi media nazionali hanno criminalizzato interi movimenti che si muovono nel sociale e contendono centimetro per centimetro il territorio consentito dalle istituzioni ai militanti di Casa Pound e di Forza Nuova.
Da un comunicato del centro Baobab:
“I difensori della patria sono venuti di nuovo a farci visita. Non per portare cibo, o tende, o per un servizio giornalistico, ma per gridarci questo e minacciare le volontarie e i ragazzi ospiti del nostro presidio che in quel momento si trovavano all’ingresso del campo.
A pochi giorni dalle svastiche ricamate con la bomboletta spray da sedicenti epigoni di Ludwig, siamo costretti a sorbirci il peggio del campionario fascio-razzista. Insulti razzisti, sessismo d’accatto (“puttana sei una puttana” ripetevano a una volontaria), riprese col telefonino delle auto e dei presenti in quel momento, intimidazioni e minacce. È sempre quello, purtroppo lo conosciamo bene.
Per quanto ci riguarda, abbiamo già fornito tutte le informazioni utili ad identificare gli autori della parata, e faremo tutto quello che va fatto affinché la magistratura indaghi. Ma soprattutto, continueremo a fare quello che facciamo, che abbiamo fatto in Via Cupa, al Verano, a piazzale Spadolini, e che oggi facciamo a Piazzale Maslax.
Abbiamo centocinquanta ‘negri a cui dare fuoco’, al campo, ma per scaldarli mentre le temperature vanno a picco. Abbiamo tre pasti da servire ogni giorno, tende e sacchi a pelo da procurare, malati e vittime di tortura da far visitare, pratiche di assistenza legale da mandare avanti, curriculum da scrivere per la ricerca di lavoro, attività sociali e sportive da mettere in piedi”.
L’incursione dei neofascisti al Baobab ha avuto un valore di avvertimento mafioso che nessuno può sottovalutare. Ed è solo la punta di un iceberg fatto da decine e decine di aggressioni a centri di accoglienza ed a cittadini solidali. Forza Nuova ha espresso solidarietà al terrorista Traini che a Macerata ha cercato di uccidere diversi migranti. In Italia non esiste il principio della “colpa collettiva”, un principio tipicamente fascista, che adesso si vorrebbe evocare verso “i nigeriani”. Nessuna condanna è stata chiesta per il capo di Forza Nuova Fiore che minaccia la giustizia fai da te, la stessa praticata da Traini, in caso di scioglimento di Forza Nuova.
Appare altrettanto grave la costante intimidazione che le destre più estreme rivolgono ai giornalisti che non condividono le loro idee basate sulla supremazia razziale e sull’esclusione dei migranti. Ricordiamo tutti la gravissima azione squadristica presso la sede dell’Espresso, lo scorso dicembre. Una azione troppo sottovalutata. Sono quotidiane le denunce che ricevono sui social i giornalisti che continuano a fare informazione indipendente sui movimenti migratori e sull’antirazzismo in Italia. E da ultimo un ennesimo blitz di Forza Nuova presso la sede RAI di Roma.
Gli attacchi contro i migranti, dopo l’incursione dello scorso anno nella sede dell’OIM a Roma, si stanno intensificando in questa buia campagna elettorale, come si stanno intensificando gli attacchi sempre più violenti verso chi partecipa alla campagna elettorale in posizione opposta rispetto a Forza Nuova, come si è verificato con l’accoltellamento di Perugia, ai danni di due attivisti di Potere al Popolo, una vicenda sottovalutata, che poteva portare, questa sì, alla morte dell’aggredito, che qualcuno voleva derubricare in rissa, mentre si trattava di una spedizione squadristica molto più grave di quella, pure condannabile di Palermo. Due pesi e due misure, incriminazione per tentato omicidio a Palermo ai danni di un neofascista che dopo qualche ora è ritornato a casa con la rottura del setto nasale, incriminazione per rissa a Perugia per le vittime di un accoltellamento che poteva costare la vita di un ragazzo che stava affiggendo manifesti elettorali di Potere al Popolo.
Attacchi sempre più violenti, si continuano a ripetere in Italia da anni, ma adesso si sono intensificati, nel corso di una campagna elettorale giocata tutta sulle fobie collettive che si sono inculcate tra gli italiani, dall’invasione di massa, una invasione che non esiste, alla criminalità straniera che nasconde quella italiana (basti pensare ai dati sulle violenze contro le donne). Ma i partiti di destra, la Lega specialmente, hanno spianato la strada all’irruzione degli estremisti, assumendo un linguaggio violento e spingendosi adesso al punto di contestare l’indipendenza di Amnesty International.
Con la scusa di una partecipazione al gioco democratico, fatta buona da chi doveva esercitare i controlli di conformità al dettato costituzionale, la formazione politica Forza Nuova, di chiara ispirazione fascista, stando alle dichiarazioni dei suoi responsabili, ha cercato spazio in Europa in quelle sedi parlamentari che i suoi ideologi hanno sempre contestato, ma che oggi sono utili per amplificare la propaganda ed il reclutamento di nuove leve. Del resto ai partiti neofascisti in Italia non mancano certo i finanziamenti e gli appoggi internazionali.
Malgrado in tanti paesi europei, e nello stesso parlamento europeo, siano presenti diverse formazioni fasciste, ad esempio in Ungheria, o apertamente naziste, come l’AFD in Germania, i tentativi di propaganda all’interno del Parlamento Europeo sono stati fin qui contrastati da uno sparuto gruppo di parlamentari della Sinistra europea, in particolare da Barbara Spinelli, con una chiara presa di posizione che i media hanno sostanzialmente ignorato. In altri paesi come l’Ungheria e l’Austria le formazioni di estrema destra hanno costruito successi elettorali proprio sulla questione immigrazione, facendo assurgere la xenofobia a strumento di governo. Lo stesso che adesso vorrebbero fare in Italia, come si evince dai programmi di Forza Nuova. Una ideologia basata sulla discriminazione e sull’esclusione, che porta allo scontro violento, con i migranti e con i movimenti antirazzisti.
Ai movimenti neofascisti continuano ad arrivare cospicui finanziamenti ed appoggi politici. Su questo si potrebbero saldare nuovi fronti xenofobi, come si è visto in diverse iniziative, e si profila una pericolosa saldatura tra Casa Pound, Forza Nuova e la Lega di Salvini. I soldi da distribuire aiutano a seguire la linea del doppio binario, apparente perbenismo che nasconde la violenza di sempre. Il fascismo, malgrado la violenza negata a parole dai suoi sostenitori, si traduce in minaccia ed in pratica di comportamenti violenti che prendono di mira chiunque si opponga loro.
Gli stessi media che hanno amplificato la deplorevole aggressione avvenuta a Palermo ai danni di un esponente di Forza Nuova con diversi precedenti penali, hanno esibito con titoli assai evidenti, la recente sentenza della Corte di Cassazione per la quale il saluto fascista non sarebbe un reato “quando compiuto a scopo commemorativo”. La dichiarazione dei responsabili di Forza Nuova dopo l’aggressione di Ursino a Palermo, secondo i quali “niente resterà impunito” anticipa che in futuro gli appartenenti a questa organizzazione continueranno ad andare ben oltre i “gesti commemorativi”. Nel 2016 un fascista è arrivato al punto di uccidere un migrante per strada, senza suscitare quelle reazioni a livello istituzionale che avrebbero potuto stroncare la diffusione dell’impunità in caso di aggressione di stranieri.
Nessuno ha messo in risalto che quindi lo stesso saluto fascista rimane un reato quando non sia “a scopo commemorativo” come avviene in molte manifestazioni, e negli stadi, quando è soltanto il preludio di azioni violente contro obiettivi generalmente più deboli, per ragioni di numero, di estrazione sociale, di provenienza, come gli immigrati ed i senza fissa dimora. Azioni che non si possono nascondere dietro gli interventi “sociali” messi in atto, anche in Sicilia, dagli appartenenti della destra estremistica.
La giurisprudenza della Corte di Cassazione con una sentenza del 2014, che oggi qualcuno dimentica, non è stata ancora superata, e conferma la natura di reato del saluto fascista e di altre manifestazioni che si richiamano all’ideologia fascista, che non possono ricomprendersi nella libertà di espressione, ma costituiscono un evidente richiamo all’ideologia del ventennio fascista, anche quando si ammantano di scopi pseudo-sociali o si richiamino alla libertà di manifestazione del pensiero.
Secondo la Suprema Corte:
“nulla autorizza a ritenere che il decorso del tempo abbia reso scarsamente attuale il rischio di ricostituzione di organismi politici ispirati agli ideali del disciolto partito fascista o altre formazioni analoghe”. “L’esigenza di tutela delle istituzioni democratiche non risulta erosa dal decorso del tempo e frequenti sono gli episodi ove sono riconoscibili rigurgiti di intolleranza”.
Secondo la Corte di Cassazione:
“Va escluso, infatti, che la libertà di manifestazione del pensiero possa andare esente da limitazioni laddove la condotta tenuta risulti violatrice di altri interessi costituzionalmente protetti (si veda quanto affermato dalla stessa Corte nella sentenza n. 65 del 1970 in tema di apologia punibile e di tutela dell’ordine e sicurezza pubblica) e tra questi rientrano le esigenze di tutela dell’ordine democratico cui è preposta la XII disposizione transitoria in tema di divieto di ricostituzione del partito fascista.
…
Il rapporto tra tale norma e le previsioni incriminatrici di volta in volta scrutinate è chiaramente illustrato nella decisione num. 74 del 1958, o ve si afferma, tra l’altro, che…
riconosciuta, in quel particolare momento storico, la necessità di impedire, nell’interesse del regime democratico che si andava ricostruendo, che si riorganizzasse in qualsiasi forma il partito fascista, era evidente che la tutela di una siffatta esigenza non potesse limitarsi a considerare soltanto gli atti finali e conclusivi della riorganizzazione, del tutto avulsi da ogni loro antecedente causale, ma dovesse necessariamente riferirsi ad ogni comportamento che, pur non rivestendo i caratteri di un vero e proprio atto di riorganizzazione, fosse tuttavia tale da contenere in sè sufficiente idoneità a produrre gli atti stessi. Non è infatti concepibile che, mirando al fine di impedire la riorganizzazione, il legislatore costituente intendesse consentire atti che costituissero un apprezzabile pericolo del riprodursi di tale evento.
…
Questo è il motivo per cui risultava allora – come oggi – legittima l’incriminazione di condotte che risultino possibili e concreti antecedenti causali di ciò che resta costituzionalmente inibito, ossia la riorganizzazione del disciolto partito fascista, e ciò in relazione alle modalità di realizzazione delle stesse, posto che il fatto deve trovare nel momento e nell’ambiente in cui è compiuto circostanze tali da renderlo idoneo a provocare adesioni e consensi ed a concorrere alla diffusione di concezioni favorevoli alla ricostituzione di organizzazioni fasciste.
…
Dunque non è la manifestazione esteriore in quanto tale ad essere oggetto di incriminazione, bensì il suo venire in essere in condizioni di ‘pubblicità’ tali da rappresentare un concreto tentativo di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione, il che esclude ogni contrasto con gli invocati parametri costituzionali, alla luce di quanto detto in precedenza, il fatto che gli altri partecipanti alla manifestazione condividessero – come prospettato – l’ideologia fascista ed il ricorso agli atti simbolici nulla toglie alla pericolosità concreta della condotta, anzi ne rappresenta una conferma, trattandosi di comportamento idoneo a rafforzare una volontà di riorganizzazione tra più soggetti, né rileva il mancato compimento -durante la manifestazione – di atti di violenza che avrebbero dato luogo ad incriminazioni diverse ed ulteriori”.
Si è tradotta in un boomerang la mancata approvazione definitiva da parte del Senato della legge Fiano, già approvata dalla Camera, lo scorso anno, una legge che doveva sanzionare con maggiore rigore tutti i richiami al fascismo contenuti nelle iniziative delle formazioni di estrema destra. La mancata approvazione definitiva della legge Fiano non deve costituire un segnale per nessuna istituzione, a partire dalle forze di polizia, per abbassare la guardia o tollerare comportamenti o riunioni che andrebbero vietate, malgrado la partecipazione alla competizione elettorale di formazioni come Forza Nuova. I fascismi sono andati più spesso al potere con le elezioni, che non con i colpi di stato. Soprattutto dove le leggi elettorali, come in Italia, privano milioni di cittadini del diritto di eleggere una rappresentanza parlamentare. Per queste ragioni l’ANPI ed altre forze avevano chiesto che Forza Nuova non fosse ammessa a partecipare alla competizione elettorale, un appello che tutti hanno ignorato.
Il Tar Lombardia ha dato ragione al Comune di Brescia, denunciato lo scorso anno dall’organizzazione Casa Pound, per aver inserito in una delibera una modifica alla disciplina delle concessioni di spazi pubblici che prevede l’obbligo di sottoscrivere una dichiarazione in cui si ripudia il nazismo e il fascismo, si dichiara di non professarne o propagandarne le ideologie e ci si impegna a non mettere in atto manifestazioni fasciste o di usare la violenza quale strumento di lotta politica. Un atto che dovrebbero porre in essere tutti i comuni italiani. A Padova sono state recentemente vietate le sale comunali ai neofascisti: il sindaco ha accolto la proposta di Coalizione Civica, a Padova dunque “Non saranno più concesse sale pubbliche ai movimenti che richiamano al fascismo”.
Occorre richiamare tutti al rigido rispetto ed alla immediata applicazione della Legge Mancino del 1993 che vieta comportamenti razzisti, violenti e discriminatori, proprio quei comportamenti che ricorrono spesso nella pratica quotidiana delle organizzazioni politiche che ancora oggi si richiamano alla ideologia del fascismo.
LEGGE 205/1993 del 25 giugno 1993, n. 205 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, recante misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Articolo 1
(Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi)
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell’attuazione della
disposizione dell’articolo 4 della convenzione, è punito:
A) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla
superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di
discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
B) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo incita a
commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali,
etnici, nazionali o religiosi.
2. È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri
scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici,
nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o
gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della
partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro
che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono
puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.
Se non si arriva a qualificare come ricostituzione, in “altre forme”, del disciolto partito fascista, una organizzazione come Forza Nuova o Casa Pound, si devono sanzionare tutti quei comportamenti, soprattutto quando rivolti contro immigrati e persone in condizioni di debolezza sociale, che mirano a raccogliere consenso attraverso azioni simboliche di carattere violento o attraverso veri e propri attacchi fisici, compiuti con destrezza e in modo da non risultare mai troppo appariscenti. Attacchi che spesso sono stati possibili per il mancato esercizio dei controlli da parte delle istituzioni preposte. Questa impunità alimenta un potere di ritorsione che si traduce anche, oltre che in azioni violente, nella proposizione di querele che fino a questo momento la Corte di Cassazione ha respinto, ricordando tra l’altro che:
Nel comunicato della segreteria n. 16 del 17.4.2002 (pubblicata sul sito ufficiale di Forza Nuova www.forzanuova.org.) si legge:
“Forza Nuova crede che per una vera ricostruzione nazionale e per una vera ricostruzione della coscienza di popolo, la Repubblica nata e basata sull’antifascismo militante, debba finire ed il Fascismo con le sue tesi e la sua dottrina debba ritrovare il giusto spazio nella storia e nella cultura del nostro paese”.
Per la Corte di Cassazione:
“Il termine nazifascista disegna pienamente questa osmosi politica e militare tra ideologie, che, nate con radici diverse, si unirono nella volontà e nell’azione di razzismo antisionista. È indubbio l’estremo rilievo dell’individuazione di un atteggiamento nuovo negli aderenti all’associazione, che, attraverso il segretario F., si ritengono diffamati dalle parole (nazifascismo locale, raduno razzista e nazista) di cui all’imputazione (atteggiamento che è riscontrabile invece in larghi settori provenienti dalla medesima area politica). Non risulta dagli atti la sussistenza di ufficiali dichiarazioni e di impegnativi propositi programmatici dimostrativi dell’odierna differenza e dell’odierno ripudio degli aderenti all’ideologia dell’associazione, nei confronti della cultura e della politica da cui è nata la legislazione antiebraica del passato e da cui promana il razzismo antisionista del presente, tali da rendere attualmente non vere e fattualmente infondate le espressioni critiche usate dall’imputato C.”.
Adesso anche nel PD qualcuno presenta esposti chiedendo lo scioglimento di Forza Nuova e Casa Pound in quanto queste due organizzazioni violano la legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista. Un po’ troppo tardi. Chi ha permesso che Forza Nuova e Casa Pound, che avevano candidati dalle fedine penali impresentabili, magari per reati prescritti da tempo, ma di enorme gravità, potessero partecipare alle competizioni elettorali, ha fornito un grimaldello per scardinare quello che rimane della nostra democrazia rappresentativa, determinando condizioni di grave tensione che si potevano evitare.
Il grande spazio mediatico concesso ai rappresentanti di organizzazioni e movimenti che praticano forme violente di iniziativa contro quelle persone che ritengono loro bersaglio, come gli immigrati, i senza fissa dimora, le donne in condizione di vulnerabilità e la comunità LGBT, ha enormemente amplificato il rischio che gli atti violenti si riproducano, e che possano ancora innescare reazioni violente, come si è verificato a Palermo. La riproduzione di notizie false ha oggettivamente contribuito all’innalzamento dei livelli di tensione ed ha aumentato il consenso a favore di chi si scagliava contro gli immigrati.
La condanna della violenza non si può tradurre in comunicati sterili di circostanza che servono soltanto a declinare le proprie responsabilità ed a legittimare la teoria degli opposti estremismi, una logica già sperimentata da tempo che oggi si vorrebbe riproporre. Non basta neppure la richiesta di scioglimento di Casa Pound o di Forza Nuova. La vera condanna della violenza, da qualunque parte provenga, risiede nella pratica quotidiana di interposizione e di solidarietà, nella mobilitazione di massa antirazzista, come quella che si è vista a Macerata, ed in tante altre città italiane, nella individuazione dei veri responsabili di questa crisi della rappresentanza democratica, e nella difesa attiva dei valori costituzionali, a livello legale e culturale.
Cosa hanno fatto il Governo ed il ministro dell’interno Marco Minniti?
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03963
Atto n. 3-03963 (con carattere d’urgenza)
Pubblicato il 12 settembre 2017, nella seduta n. 872
RICCHIUTI, GUERRA, CORSINI, SONEGO, FORNARO, LO MORO, GOTOR, MIGLIAVACCA, BATTISTA, GRANAIOLA, GATTI, CAMPANELLA, CASSON, DIRINDIN, PEGORER
– Al ministro dell’Interno –
Premesso che:
è in atto in Italia un riemergere di movimenti fascisti che allarma, preoccupa e risulta comunque intollerabile per la Repubblica nata dalla Resistenza al nazifascismo;
la risposta delle istituzioni, della magistratura e delle forze dell’ordine appare troppo spesso debole e inadeguata;
eclatante è il caso dello stabilimento balneare “Playa Punta Canna” di Chioggia (Venezia), covo di fascisti di tutte le provenienze, in un ambiente contrassegnato da slogan inneggianti al fascismo, al razzismo, alla violenza, nei confronti del quale non risultano assunti provvedimenti congrui;
la stessa reazione dell’opinione pubblica democratica, come nel caso della raccolta di firme promossa da “Change” che chiede l’applicazione del divieto costituzionale e legislativo di ricostituzione del fascismo “in tutte le sue forme”, non ha trovato adeguata rispondenza nel comportamento delle istituzioni;
tutti gli organi di comunicazione hanno riportato la notizia di una nuova inquietante iniziativa da parte del movimento fascista “Forza Nuova”, che si ripromette l’organizzazione per il 28 ottobre 2017 di una “marcia” su Roma, richiamando il tragico e vergognoso evento che nell’immaginario del nostro Paese ha segnato l’inizio della dittatura mussoliniana;
si deve segnalare anche una pubblicazione di segno razzista e xenofobo ad opera del “Fronte nazionale”, altro movimento violento e intollerante, che recentemente ha diffuso la riedizione di un manifesto repubblichino raffigurante un soldato statunitense che tenta di abusare di una donna, a significare che quello commesso da un bianco non sarebbe uno stupro;
tenuto conto inoltre che:
lo scioglimento dei partiti che si ispirano al fascismo è previsto dalla legge n. 645 del 1952, e che le diverse sigle operanti in Italia, a cominciare da “Forza nuova”, siano senz’altro organizzazioni apologetiche del fascismo e del nazismo è stabilito da una pronunzia definitiva della Corte di cassazione (sezione V penale, 8 gennaio 2010, sentenza n. 19449);
i raduni neofascisti e neonazisti, oltre ad offendere la nostra coscienza civile e democratica, rappresentano fattore di grave turbamento per l’ordine pubblico in tutto il Paese;
l’intero ordinamento dell’Italia repubblicana, dalla Costituzione alla legge n. 654 del 1975, di ratifica della convenzione internazionale contro le discriminazioni razziali, è animato da valori espressamente volti al contrasto di ogni ideologia razzista o neofascista, come da ultimo confermato dalla legge n. 115 del 2016 sul negazionismo;
tenuto conto infine che due interrogazioni della prima firmataria del presente atto in materia di antifascismo, 3-3842 (relativa alla raccolta firme per lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste) e 3-3870 (sul caso dello stabilimento balneare di Chioggia), sono rimaste sinora senza risposta,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover rispondere alla domanda che viene dai parlamentari e dall’opinione pubblica democratica, disponendo l’immediato divieto della ventilata manifestazione del 28 ottobre 2017, in ragione della patente violazione dei divieti di apologia del regime fascista (come da “legge Scelba” n. 645 del 1952), ma anche per istigazione all’odio e alla discriminazione razziale (reati perseguiti dalla “legge Mancino”, di cui al decreto-legge n. 122 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 205 del 1993), da ultimo per l’indefettibile necessità di tutelare la dignità della nostra democrazia e della nostra vita civile;
quali iniziative urgenti e incisive intenda assumere per contrastare efficacemente il diffondersi di idee violente e razziste da parte dei gruppi neofascisti e neonazisti;
se non intenda impartire alle Prefetture e alle Questure direttive più opportune e cogenti al fine di limitare la pericolosa attività illecita, provocatoria e violenta di tali organizzazioni.
Articolo di Fulvio Vassallo Paleologo redatto per ADIF, Associazione Diritti e Frontiere
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