La regione più preoccupante del Mar Mediterraneo, quella del Tirreno meridionale, ieri sera ha battuto un colpo di magnitudo rilevante. L’epicentro appena pochi chilometri ad est del Marsili, il vulcano sottomarino più grande d’Europa. Una montagna sommersa che misura circa 3mila metri dal fondo marino, uno dei punti più profondi del Tirreno, arrivando a circa 450 metri sotto il livello del mare. Mastodontico, con i suoi 70 chilometri di lunghezza e 30 di larghezza, il Marsili appartiene all’arco insulare eoliano. Del cerchio di fuoco però il super vulcano è il centro esatto ed intorno ad esso una delle fosse più profonde del Tirreno, perfettamente circolare, in cui il 27 giugno del 1980 finirono i resti del Dc-9 Itavia della cosiddetta strage di Ustica. Un cerchio il cui perimetro di circonferenza è costellato di altri piccoli vulcani come Vulcano e Stromboli. Ma allargando il cerchio di trovano nelle vicinanze geologiche anche l’Etna ed il Vesuvio.
La scossa registrata ieri sera, alle 21:15, dalla Sala Sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è stata di 4.4 gradi di magnitudo sulla scala Richter. Un terremoto di 64 secondi nato dalle viscere della Terra con un ipocentro localizzato a 389 chilometri di profondità. L’ultimo allarme dal Marsili era scattato nel 2016 quando, nello stesso periodo dell’attività sismica sull’Appennino centrale che aveva devastato molti comuni, una scossa di 3.2 gradi con ipocentro a 4 chilometri di profondità era stata rilevata nelle immediate vicinanze del super vulcano sottomarino. Il terremoto di ieri sera è quindi motivo di allarme per i vulcanologi che monitorano una delle regioni in assoluto più pericolose. Un effetto domino si potrebbe infatti scatenare dal centro del Tirreno meridionale. Effetto che si potrebbe innescare con attività vulcanica di decompressione, come quella solitamente rappresentata dalle eruzioni dell’Etna, o con attività sismica di forte intensità a cui conseguirebbero incalcolabili eruzioni vulcaniche. La prima scossa di possibile contraccolpo è di questa mattina e riguarda l’area dell’altro super vulcano dell’Italia meridionale: l’Etna
Una rapida sequenza sismica composta da tre scosse, senza precedente o successivo sciame sismico sotto i due gradi di magnitudo, localizzato con epicentro nel comune etneo di Ragalna, alle pendici del vulcano. La prima scossa, alle 09:49, è stata di 2.8 gradi. Seguita da una immediatamente successiva pari a 3.3 gradi di magnitudo alle 09:50 ed un’altra alle 09:55 di 2.5 gradi. Le tre scosse di terremoto alle falde dell’Etna hanno avuto un ipocentro calcolato dall’INGV rispettivamente a 1, 0 e 2 chilometri di profondità.