Per due dei migranti soccorsi sabato e presi a bordo da nave Aquarius si è reso necessario un trasbordo, operato dalla Guardia Costiera, presso il Poliambulatorio di Lampedusa durante la navigazione della nave da soccorso in rotta verso Augusta. Il trasferimento sull’isola è avvenuto intorno alle 20 di ieri sera. Il responsabile del Poliambulatorio, il dottor Pietro Bartolo, ha confermato che uno dei due uomini ricevuto sull’isola è stato stabilizzato e trasferito presso l’Hotspot di Lampedusa una volta scongiurato lo stato di ipotermia in cui versava. Diversa la condizione dell’altro paziente ricevuto dalla struttura poliambulatoriale che fa capo all’ASP di Palermo. Il migrante è stato stabilizzato prima del ricovero ospedaliero presso l’Ospedale Civico di Palermo con trasferimento operato mediante elicottero del 118. L’uomo era affetto da una infezione intestinale per cui i medici coordinati dal dottor Bartolo, e lo stesso responsabile, hanno ritenuto necessaria l’ospedalizzazione.
Riguardo la riapertura dei flussi e lo stato di salute dei migranti, il medico lampedusano ha espresso una opinione non poco critica. “Il Governo italiano è prossimo al suo fine mandato e sembra che in Libia non sentano più garanzie sugli accordi”, dichiara Pietro Bartolo che puntualizza: “Accordi su cui sono sempre stato contrario, perché a mio avviso l’unica soluzione a questa tragedia umanitaria di dimensioni epocali sono i corridoi umanitari”. Ma, pur consapevole dei rischi che di contro i migranti sono nuovamente costretti a subire con la traversata del Mediterraneo centrale organizzata dai trafficanti, il medico che da oltre venticinque anni opera sull’isola italiana più vicina all’Africa chiarisce la sua sensazione di sollievo: “Se i trafficanti temono il mancato rispetto degli accordi e ricominciano a mettere in mare i migranti, conosciamo i rischi ma almeno sappiamo che per loro saranno finite le sofferenze nei lager della Libia in mano ai loro carcerieri”.
Le dichiarazioni del medico di Lampedusa trovano conferme attuali anche nei racconti degli ultimi migranti soccorsi con le operazioni di salvataggio di sabato. Un ventenne, giovane migrante del Chad, aveva infatti raccontato al personale volontario che opera a bordo di nave Aquarius parte del calvario subito in Libia. I soccorritori di SOS Mediterranee e lo staff sanitario di Medici Senza Frontiere avevano raccolto le parole del migrante che ha raccontato di essere stato torturato con scosse elettriche ogni giorno per due mesi in Libia perché non poteva pagare il riscatto necessario a uscire di prigione. “Sono stato venduto e mi sono ritrovato a Bani Walid. Dopo un amico mi ha aiutato a organizzare il viaggio per prendere la barca. Ho passato un mese in una casa assieme a 150 persone. Cinquanta sono potute partire questa volta, le altre attenderanno la prossima partenza”, ha raccontato il naufrago ai volontari a bordo della Aquarius.