di Roberto Greco
È partito il 23 gennaio da Milano, al Garage Moulinski, e proseguirà fino al 21 aprile, per approdare, dopo aver attraversato l’Italia, al Museo Naturalistico del Monte Soratte a Sant’Oreste, in provincia di Roma, il nuovo viaggio di Movimento Tellurico. Questa volta, il loro viaggio sarà raccontato da La Lunga Marcia nelle Terre Mutate, il docu-film firmato da Francesco D’Amore e Raffaele Pugliese, che racconta La Lunga Marcia 2017, viaggio attraverso le macerie dell’Italia centrale. La Lunga Marcia 2017, quinta edizione dell’iniziativa organizzata da Movimento Tellurico, si è svolta dal 28 giugno all’8 luglio scorso e ha attraversato i territori che sono stati duramente colpiti dagli eventi sismici più recenti e, in particolare, quelli ancora sconvolti dal disastroso terremoto del 2009. “Abbiamo attraversato uno scenario di terre mutate” dichiarano sul loro sito gli organizzatori della marcia.
Il promo di La Lunga Marcia delle Terre Mutate – Courtesy of Movimento Tellurico
L’iniziativa vuol porre attenzione, ancora una volta, sullo stato attuale delle cose. Durante la marcia, davanti ai loro occhi, sono apparsi scenari immutati, fermi nel tempo, ma che hanno mutato le caratteristiche di quelle terre. È un dato di fatto che la gestione dell’emergenza post-sisma e il successivo avvio della ricostruzione siano stati gestiti con eccessiva lentezza. Le lungaggini burocratiche favoriscono inevitabilmente l’abbandono del territorio, spesso in zone già colpite dallo spopolamento e dalla crisi economica. Al contrario, la tempestività dell’intervento nell’emergenza e nell’avvio della ricostruzione, insieme alla permanenza dei cittadini nei propri luoghi di residenza e il coinvolgimento delle comunità nella progettazione e gestione di tali processi, rappresenta l’elemento essenziale per favorire la resilienza delle comunità. Il viaggio de La Lunga Marcia 2017 è partito da Fabriano e, attraversando Esanatoglia, Matelica, Camerino, Fiastra, Ussita, Visso, Norcia, Castelluccio di Norcia, Accumoli, Amatrice, Mascioni di Campotosto e Collebrincioni, è arrivata a L’Aquila, simbolo dell’immobilismo e della superficialità delle operazioni di recupero del territorio di un sisma che, oramai, sta preparando le ricorrenze per il suo decimo anniversario.
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