di Roberto Greco
Sono le 7:20 del 19 marzo 1994. Don Beppe Diana è nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari, a Casal di Principe. Si sta preparando per officiare la messa. Un uomo entra nella sacrestia. Estrae una pistola e spara cinque colpi. Don Peppe Diana è colpito alla testa, al volto, alla mano e al collo e muore all’istante. Da subito, è evidente che si tratta di un omicidio di stampo camorristico.
Originario di Casal di Principe, ordinato sacerdote della Chiesa Cattolica nel marzo del 1982, Don Giuseppe Diana diventa parroco della parrocchia di San Nicola di Bari nel 1989 e, contemporaneamente, è segretario della diocesi di Aversa, oltre a insegnare presso alcuni istituti. La caratteristica principale di Don Peppino, come diventa da subito, era quella di cercare di aiutare la gente nei momenti difficili che la camorra li costringeva a vivere. Erano gli anni del dominio assoluto, su quel territorio, della camorra casalese, che faceva riferimento al sanguinario boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Il clan controllava non solo i traffici illeciti ma, grazie a oculate infiltrazioni, riusciva a gestire affari leciti ma realizzati con il denaro riciclato e i modi dell’organizzazione camorristica. La morte di Don Peppe Diana ha segnato lo spartiacque del territorio di Casal del Pricipe. Il suo lavoro è stato un seme che ha prodotto frutti durante gli anni. All’inizio del processo, la macchina del fango della camorra cominciò a parlare dei difetti di Don Diana. Girava voce che andasse a prostitute, che fosse pedofilo o che custodisse armi. Un quotidiano locale, il Corriere di Caserta, pubblicò in prima pagina “Don Diana era un camorrista” e, qualche giorno dopo, ridedicò la sua prima alle avventure sessuali di Don Diana. Il 30 gennaio 2003, per l’omicidio di Don Peppe Diana, fu condannato, come mandante, Nunzio De Falco e riconosciuto esecutore materiale Giuseppe Quatrano, collaboratore di giustizia. Nel 2004, la Corte di Cassazione, condannò all’ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti come coautori dell’omicidio. Il 20 marzo 1994, durante l’Angelus, papa Giovanni Paolo II pronunciò un messaggio di cordoglio. “Sento il bisogno di esprimere ancora una volta il vivo dolore in me suscitato dalla notizia dell’uccisione di Don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si preparava a celebrare la santa messa. Nel deplorare questo nuovo efferato crimine, vi invito a unirvi a me nella preghiera di suffragio per l’anima del generoso sacerdote, impegnato nel servizio pastorale alla sua gente. Voglia il Signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarietà e di pace”.
Giuseppe Diana era nato a Casal di Principe il 4 luglio 1958. Ordinato sacerdote nel 1982, divenne parroco della chiesa di San Nicola di Bari nel 1989. Fu ucciso da un killer della camorra, nella sagrestia della sua chiesa, il 19 marzo 1994. Lasciò una comunità che credeva in lui, nel suo operato e nelle sue parole.