Quante idiozie in questi giorni sui social, sui giornali ed in Tv. Discorsi vecchi, logori, teoricamente esausti, che prodigiosamente invadono tutti i dibattiti. Dopo cinque anni a sentir chiedere ai “grillini” con chi si sarebbero eventualmente alleati per governare, siamo arrivati al dopo voto che questa è ancora la domanda da un milione di dollari. E non basta il dopo voto, anche dopo l’elezione delle presidenze di Camera e Senato, tutti si interrogano su chi si alleerà con chi per formare il Governo, ammiccando però sempre e comunque al binomio Di Maio-Salvini. Pur considerando che i grandi conduttori dei più visti programmi di approfondimento politico sono comunque con buona probabilità “coinvolti” politicamente in prima persona, sfugge il perché di un così palese limite di argomenti e metodi. Anche perché si potrà dubitare sulla buonafede – legittimamente, aggiungerei – ma sulla competenza non dovrebbero esserci dubbi. Eppure, l’unica linea di comunicazione condivisa è quella che tenta la carta della confusione. Insomma, non sanno cosa sta accadendo – o fingono di non saperlo – ma nel dubbio provano a confondere le idee degli elettori.
Alla linea del tormentone sull’alleanza di Governo M5S-Lega, adesso si aggiunge la grandiosa quanto originale – forse addirittura rivoluzionaria – idea comunicativa del Partito Democratico che lancia il testé coniato “Grillusconi”. Pensate quanto si saranno sforzate le migliori menti dell’apparato comunicazione renziano per partorire una così geniale ed originale idea accusatoria. Ricorda un po’, vagamente, il già sentito “Renzusconi” lanciato dal Movimento Cinque Stelle all’indomani del patto del Nazareno grazie al quale Matteo Renzi ha governato e tentato riforme – e concordato una legge elettorale anti-M5S – con il sostegno di Silvio Berlusconi, ma sarà solo un caso. Il fu sedicente partito di centrosinistra parla adesso di “inciucio” e, malgrado l’idiozia dell’accusa, il quasi estinto popolo piddino rilancia sui social la ridicola asserzione. L’inciucio, secondo i walking dead, consisterebbe nell’aver concordato che i due vincitori ex aequo esprimessero di diritto una presidenza di camera ciascuno. Il fatidico inciucio sarebbe quindi l’attuazione della democrazia stessa. Altro argomento da sgomento, il fatto che gli ex “onestà onestà” hanno votato Casellati alla presidenza del Senato pur essendo questa una fedelissima di Berlusconi che… e la figlia assunta al… e le leggi ad personam…ecc. Ma la questione morale in questo caso è un problema di chi ha formulato il nome del proprio candidato di partito e non di chi ha dato il consenso di chiusura accordo non essendo questa condannata per peculato come il precedente nome forzista, cioè Paolo Romani.
Il punto, purtroppo, è che l’apparato di comunicazione del Partito Democratico nel mainstream è ancora piuttosto forte. Lo si comprende dai temi affrontati e dalle fake news che rapidamente si diffondono sugli organi di stampa, come il corso post-laurea in “Knowledge management” ed i politecnici di Palermo e Napoli che per qualcuno non esisterebbero. Lo si comprende nel vedere, e leggere, che Casellati alla presidenza del Senato non è una colpa della coalizione di centrodestra – contro cui nessuno ha critiche da muovere o motivi di indignazione – ma del Movimento Cinque Stelle. Nel frattempo vengono fuori dubbi su quella “base” del Partito Democratico che, all’ordine dell’hashtag “#senzadinoi”, pretenderebbe che il partito per cui hanno votato resti all’opposizione e fuori da qualsivoglia tentativo di influenzare la politica della XVIII legislatura. Un ulteriore modo per dare dell’idiota all’elettore del PD da parte dello stesso PD. Notizia ripresa dal Fatto Quotidiano dopo la scoperta di The Vision, vorrebbe che, risalendo al contrario all’origine dei tweet con quest’hashtag, a rendere “virale” questa richiesta della presunta base sarebbero meno di dieci account. Alcuni dei quali, peraltro, nati giusto dopo le elezioni del 4 marzo. Misteriosi quanto anomali utenti dei social. “Il caso – scrive il Fatto Quotidiano – non è nuovo e ricorda, tra gli altri, quello dei falsi profili di terremotati che a dicembre scorso celebravano il rientro a casa dopo il sisma”. L’importante, aggiungiamo noi, è che poi a manipolare le opinioni degli elettori italiani sarebbero le ingerenze sui social ad opera dei russi.
Questo si tesse a beneficio delle masse mentre si tiene in ombra la nota più significativa del panorama post elettorale: mentre si guarda solo ed unicamente all’alleanza di Governo M5S-Lega, si omette la più probabile alleanza centrodestra-PD. Perché, passi il #senzadinoi, ma il “Renzusconi” di fatto non è mai cessato. Basta guardare il Governo uscente, quello del dimissionario Gentiloni, per comprendere che Renzi e Berlusconi di fatto stanno ancora governando insieme. Perché non dovrebbero farlo domani? Questo è sicuramente più probabile. Quello che invece apre scenari tutti da sondare è il reale rapporto tra Matteo – Salvini, perché su Renzi non ci sono dubbi – e Silvio. Un mostro a due teste, degno della più affascinante mitologia, con ciascuna intenta a voler divorare l’altra. Patricidio e figlicidio. Silvio Berlusconi non si farà certo cannibalizzare da Matteo Salvini, duro a morire com’è il “caimano”. Ma neanche il rampante quarantenne intende lasciarsi schiacciare dal vetusto uomo di Arcore al quale ha già dato uno schiaffo con il sorpasso elettorale e dal quale potrebbe davvero ereditare per intero il centrodestra.
Per essere, alleati lo sono davvero Salvini e Berlusconi, ma in politica – in questo modo di fare politica soprattutto – il principio è e sempre resterà “mors tua vita mea”. Proviamo allora a prendere in considerazione, in questa fase di improponibili pronostici politici, in questo clima di autorevoli ipotesi da cialtroni, lo scenario più ovvio tra quelli palesemente omessi dai dorati salotti politici cartacei e televisivi. Diciamo che decide Mattarella e che inevitabilmente il presidente della Repubblica dovrà dare mandato esplorativo sia a Di Maio che a Salvini; diciamo pure che ad ottenere una possibile maggioranza, quindi il mandato di formare un Governo dal presidente della Repubblica, sarà Salvini che al centrodestra potrà unire il “responsabile” appoggio del Partito Democratico; ipotizziamo anche il farsi da parte di Matteo Salvini che non intenderà farsi friggere su una poltrona da premier che molto somiglia ad una sedia elettrica; aggiungiamo che Salvini alla prima curva scenderà bruscamente dal carrozzone facendo cadere il Governo per una – qualsiasi – porcata di cui lui “non intenderà essere complice” e con l’approvazione sulla sfiducia da parte del M5S; infine, possiamo immaginare che il Governo di transizione – senza alleanza M5S-Lega, che non son scemi né gli uni e né gli altri – avrebbe mandato per la immediata nuova legge elettorale (sperando che Mattarella non sia Napolitano travestito). Dulcis in fundo, alle elezioni ci saranno solo due fronti e di questi uno andrà a maggioranza assoluta formando un Governo senza dubbi o necessità di appoggio esterno e l’altro sarà l’unico compatto partito di opposizione: Movimento Cinque Stelle e Lega.