di Roberto Greco
Il 28 marzo 1973, i Led Zeppelin pubblicarono il loro quinto album, Houses of the Holy, spesso ritenuto un’opera minore del dirigibile. L’album esce per Atlantic Records, come i precedenti, e sarà l’ultimo con questa etichetta. Dall’album successivo, Physical Graffiti che uscirà nel 1975, la band inciderà per la propria etichetta, la Swan Song Records. Dopo aver pubblicato quattro album in poco meno di tre anni, i Led Zeppelin affrontano la preparazione di questo disco dedicandogli più di un anno. L’album, cui manca la spontaneità dei precedenti, contiene alcune delle loro opere più complesse e sfumate di sempre. Houses of Holy sarà l’album che permetterà alla band di esplorare nuovi generi come in D’yer Mak’er influenzato dal reggae e funky, oppure ne The Crunge brano ispirato a James Brown.
“Anche se tutti chiedono a gran voce un altro Led Zeppelin IV, è molto pericoloso provare a duplicare se stessi” – spiega il chitarrista Jimmy Page nel libro Light & Shade: Conversations with Jimmy Page scritto da Brad Tolinski – “Non dirò nessun nome, ma sono sicuro che hai ascoltato band che si ripetono all’infinito: dopo quattro o cinque album, sono solo bruciati, con noi non hai mai saputo cosa sarebbe successo dopo”.
I potenti singoli dell’album includono il pop-rock dinamico di Over the Hills and Far Away, la bellissima ballata The Rain Song e l’umoristica e spettrale No Quarter, meravigliosa performance del tastierista John Paul Jones. L’album si chiude con The Ocean, una canzone d’amore scritta da Robert Plant e dedicata ai fans della band. Il brano presenta uno dei più famosi count-in di sempre grazie al batterista John Bonham. La celebre copertina dell’album è stata realizzata da Aubrey Powell, socio dello studio di progettazione di Londra Hipgnosis – lo stesso di Storm Thorgerson – ed è ispirata al romanzo di fantascienza Le guide del tramonto di Arthur C. Clarke , il cui titolo originale è Childhood’s End.
Houses of the Holy, pur seguendo lo stesso schema di base dei Led Zeppelin IV, risulta più sciolto e con un progetto musicale più ampio. I riff di Page si basano su scampanellii, folli riferimenti blues-rock che danno all’album un’atmosfera più leggera e più aperta. In tutto il disco, il sound della band è eccellente, rendendo l’eclettismo di Page e il songwriting di Robert Plant, coerente e naturale. Non lo abbiamo ascoltato per troppo tempo. È ora di rimetterlo sul piatto. Buon ascolto.
Stay tuned