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Storia del futuro, di Ernesto Gibellina

di Ernesto Gibellina

“Noi siamo un Ministero progressista, e se qualcuno vuol trasformarsi e diventar progressista, se vuole accettare il mio moderatissimo programma, posso respingerlo? Ma non ricordate che anche il Divin Maestro concesse lo stesso diritto all’operaio che giungeva all’ultima ora al campo?”.

Era il 1875 quando Agostino Depretis, esponente di punta della Sinistra Storica, inaugurava prima a parole ma dal 1882 nei fatti, quella pratica politica che i suoi oppositori definirono in modo dispregiativo ‘trasformismo’. Il 1876 segnò così la caduta della Destra Storica dalla quale sempre in maggior numero i parlamentari migravano verso la Sinistra, trasformandosi appunto in progressisti o forse soggiacendo a un nuovo modo di intendere le alleanze politiche in relazione a scambi di favori personali, il cosiddetto ‘clientelismo’. La Destra praticamente scompariva e il nuovo panorama politico vedeva una schiera di liberal-moderati di estrazione aristocratica e una sparuta opposizione radical-democratica e socialista. Un grande centro, si potrebbe dunque definire, il nuovo assemblaggio di governo. In passato già Cavour aveva escluso gli estremisti sia da un lato che dall’altro col famoso e deprecato ‘connubio’ siglato con Rattazzi e più in là sarà Giolitti a tendere la mano prima ai socialisti riformisti di Turati e in seguito ai cattolici col patto Gentiloni. Alleanze diverse, periodi diversi, ideologie diverse, un unico fine perseguito: la stabilità di governo, con chiunque e a tutti i costi. Clientelismo e trasformismo furono dunque gli ingredienti caratterizzanti la politica italiana dalle sue origini e lo saranno fino ai nostri giorni.

Inizia oggi il valzer delle consultazioni. La palla a Mattarella e via ai giochi. L’obiettivo è sempre lo stesso: la stabilità di governo… con chiunque e a tutti i costi? A ben sentire i nostri politici, ognuno mette i suoi veti: Martina chiude a tutti, Di Maio chiude a Berlusconi, Meloni chiude a Di Maio, Salvini chiude a Martina. Sarà vero? La storia della politica italiana ha sempre visto la chiusura agli estremismi e le convergenze verso il centro; adesso però che coloro che sono stati considerati estremisti, populisti, antieuropeisti, fanno la parte dei leoni, il copione sembra cambiare. I numeri non fanno ben sperare e le uniche opzioni per un governo sarebbero l’alleanza Di Maio-Salvini o PD-M5S. In entrambi i casi però la tenuta dei rispettivi governi si scontrerebbe prima o poi coi numeri alquanto risicati soprattutto in Senato. Sarebbe dunque auspicabile un appoggio di neoeletti di Forza Italia nella prima ipotesi e di Liberi e Uguali nella seconda. Nessuna possibilità ha invece un governo PD-Forza Italia visto il responso delle urne: così come i vecchi aristocratici dell’Ottocento, anche i due giganti dell’ultimo ventennio del XX secolo, rimasti sordi alle istanze di cambiamento della base, hanno pagato il fio dell’immobilismo e dell’autoreferenzialismo. Quale governo quindi? Di estremisti o pseudo tali? Se fossero invece solo parole e, una volta insediatisi, i leoni si trasformassero in agnelli creando un nuovo grande centro moderato? O se invece fossero parlamentari forzisti o di Liberi e Uguali a trasformarsi migrando in più accoglienti (e convenienti) lidi? O magari pezzi del PD, le cui scissioni interne hanno replicato per l’ennesima volta la storia della Sinistra italiana?

Nei prossimi giorni vedremo chi farà un favore a chi, chi trasformerà la propria divisa per repentini cambi d’umore o per un più alto e auspicato senso del dovere… La storia si ripete e chi la conosce non si illude. D’altronde siamo in Italia, patria di santi, navigatori, artisti…e trasformisti.

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