L’Italia è una nazione anziana, in cui l’età media è decisamente alta, ma al tempo stesso è una nazione immatura. Probabilmente come in questa fase storica lo sono altre nazioni. Non è solo una simpatica catena di Sant’Antonio da social quel “noi che…”, cui segue il ricordare che ci si alzava da tavola per cambiare canale in Tv o anche solo per regolarne il volume, che si camminava con i gettoni in tasca per usare le ormai scomparse cabine telefoniche ed altre caratteristiche di una o più generazioni nate nell’era tecnologica della Rai in bianco e nero e dei sassi alla finestra per “messaggiare” con amici o amori nel corso delle ore proibite. La maturità di cui sopra è quindi quella non ancora raggiunta dagli utilizzatori dei social e delle app di messaggistica, di internet in generale e delle varie piattaforme digitali di streaming tematici h24 per lo zapping convulso. Una generazione che appena entrata in possesso degli smartphone, usati con la stessa leggiadria di un elefante che scopre l’overboard, li usa prevalentemente per pubblicare cazzate sui social – uno in particolare – senza rendersi conto delle conseguenze, sociali, personali, familiari di questa esigenza di esibizionismo, non la si può certo definire una generazione matura in rapporto al mondo in cui vive.
I social però, più che gli smartphone uniti ai computer ed alla rete sconfinata e multiculturale, sono quelli che stanno permettendo la misurazione di una evoluzione del genere umano sulla singola generazione. La stessa persona che ha imparato ad usare il telecomando del televisore, poi lo smartphone e la smart Tv, sta imparando ad usare anche i social in modo sempre più efficace. Un’epoca dura ormai pochi anni ed in settant’anni abbiamo visto nascere la Repubblica – ed anche la seconda e forse la terza – e la rete elettrica che ha raggiunto tutte le case degli italiani, i personal computer, internet e la tecnologia smart. Un’epoca, durata meno di un decennio, è già tramontata: quella degli utenti social che postavano solo sciocchezze personali ed estemporanee come le foto degli aperitivi o dei calzini spaiati. Gli utenti, oggi, usano i social in modo più aggressivo e apparentemente utile. La parvenza di utilità è però dovuta al condizionamento che ancora oggi altri flussi di informazione riescono a mantenere sulla popolazione. Ma i social non sono gli amplificatori che danno voce ai cretini, come un arcaico intellettuale pretendeva di classificarli. I social sono piuttosto l’anticamera della democrazia diretta. Lo saranno, forse, se questa generazione che li utilizza comprenderà quale è il loro vero potenziale prima che questi vengano limitati o letteralmente censurati.
Oggi i social sono il campo di battaglia della comunicazione in ogni sua forma ed interesse. Forse non a caso si trovano più offerte di lavoro per esperti in social network e marketing che per magazziniere. Anche perché i magazzinieri, come nel caso di Amazon, vengono sostituiti da robot che lavorano con ritmi ben precisi, non devono andare alla toilette e non pretendono di iscriversi ad un sindacato. Sui social, ad esempio, si sta svolgendo tutta la guerra politica italiana attuale. Fake news, guerra alle fake news, fake news autorizzate, sono solo un aspetto – malsano – del come le parti politiche stanno utilizzando i social per condizionare le idee della popolazione. Un modo estremamente subdolo per farlo, come nel caso dei falsi tweet sulla consegna delle case ai terremotati o sulla “pancia” dem che non vuole l’alleanza con i “grillini”. Tutti falsi messi in rete per convincere la popolazione che è la stessa popolazione a pensarla in un certo modo. Tra le nuove figure professionali funzionali alla manipolazione dell’opinione pubblica attraverso i social ci sono anche i “Troll”. Questi ultimi lanciano un gran numero di post al giorno, passano per attivisti politici spontanei ma in realtà non fanno altro che creare gruppi e pubblicare post che hanno una evidente matrice definibile “non farina del loro sacco”. I troll hanno inoltre la funzione di amplificatori delle fake news create dalla sorgente di comunicazione politica.
Questo è uno dei tanti ed immaturi modi con cui questa generazione utilizza i social, insieme, ovviamente, ai commenti inutili e volgari con cui si offendono quotidianamente le persone con l’ignorante convincimento che lo schermo e la tastiera siano un mantello invisibile ed una immunità virtuale. Eppure sono molteplici le applicazioni di questo strumento per una società civile libera. Forse, per raggiungere l’obiettivo, la maturità tecno-sociale, bisognerà attendere il completo spegnimento della televisione. Questo resta ancora oggi il principale strumento di manipolazione e condizionamento della popolazione, quindi dell’elettorato e di ogni altra “funzione” specifica del popolo. Stando dietro ai falsi dibattiti Tv, o anche solo alla selezione notizie del più dei telegiornali, le persone tendono a schierarsi politicamente per l’una piuttosto che per l’altra “squadra” come dei tifosi in curva. La conseguenza, semplice e disarmante, vede migliaia di persone tifare – con la stessa violenza di un hooligan allo stadio per una finale di Champions – per un partito invece che per sé stesso e per la propria famiglia. Da ciò consegue che questa generazione di immaturi, e spesso anche idioti in mala fede, invece di riflettere su un articolo tenda ad offenderne l’autore perché nell’analisi redatta dal giornalista risulta perdente una “squadra” e vincente un’altra. In queste breve e triste epoca si diventa quindi con estrema facilità “grillini” – questo è facile: sono grillini già dalla prima ora tutti quelli che non sono d’accordo con gli altri – o simpatizzanti filorussi oppure complottisti oppure ancora strumenti di propaganda di un carnefice. Basta dire cose diverse da quelle che il mainstream inculca quotidianamente nelle teste dei giovani trentenni, quarantenni e cinquantenni utilizzatori dei social.
Quindi, se si scrive di “disonorato Quirinale” se la prendono i berlusconiani offesi da una analisi inconfutabile che li vede però tifosi di un pregiudicato interdetto e pluri-indagato che al Colle non ci doveva proprio mettere piede. Se si discute della partita politica che vede in questo momento i pentastellati poco “grillini” da democrazia diretta in rete e molto strateghi che menano fendenti a destra ed a centrosinitra, si viene etichettati come grillini. Se si tiene conto del fatto che sono stati espulsi diplomatici russi sulla base di accuse infondate, si viene classificati come propagandisti russi e sui social si finisce perfino in shadow banning. Perché tutto si può fare e dire tranne che i russi non sono i cattivi e gli americani non sono i buoni; in questo caso interviene anche la Santa Inquisizione censoria. Se si ricorda che Israele conquista territori, uccidendo senza scrupoli come il persecutore degli ebrei Adolf Hitler, e le Nazioni Unite chiudono gli occhi di fronte alla decennale strage di palestinesi si rischia forse anche l’oscuramento del sito internet. Se si propone quindi un qualsiasi spunto di riflessione, invece di venir accolto e commentato, questo viene classificato come “amico” o “nemico” e di conseguenza parte l’artiglieria sui social. Gli artiglieri inconsapevoli oppure l’aviazione oscurantista. Ma uno spunto bisogna comunque lanciarlo, come il cuore oltre l’ostacolo: ricordate che fino a poche settimane addietro, secondo il mainstream, i russi avrebbero influenzato la campagna elettorale statunitense mediante i social media per far vincere Donald Trump? La campagna elettorale americana è stata manipolata da Cambridge Analityca per Donald Trump come dai servizi per Hillary Clinton. Trump ha avuto accesso a oltre cento miliardi di interconnessioni social, 87 milioni di profili, “acquistando” direttamente da Facebook. Clinton, sponsorizzata dal Governo dell’allora presidente Obama, aveva accesso a tutti i profili del mondo – e tutte le e-mail e qualunque altra forma di comunicazione digitale del mondo – mediante l’NSA. Il cosiddetto “furto” dei profili Facebook risale quindi a prima delle elezioni americane, e già da allora i vertici del social ne erano a conoscenza, ma le scuse arrivano solo adesso perché nessuno riteneva di doverne informare gli utenti. E adesso? Non sono più i russi ad aver manipolato gli americani ma lo hanno fatto gli stessi americani così come fanno all’estero ed in qualunque nazione decidano di intervenire. E a voi, chi vi manipola? Fatevi un favore: quando leggete, o ascoltate, una notizia, chiedetevi chi ve la sta dando e perché potrebbe volervela dare in quel modo. Magari scoprite che quel front man, o quel semplice giornalista, non sta lavorando per voi ma per il suo capo; ed il suo capo è quello che ci guadagna nel riempirvi la testa di cazzate. Rispolveriamo la cara vecchia capacità critica di cui si era in possesso prima che arrivassero le onde dei “Mi piace” a scatola chiusa.
Adesso, dopo aver letto, se vi va, potete anche condividere. Grazie