di Mauro Seminara
Il primo giorno del secondo giro di consultazioni mostra già il limite dell’ipotesi di accordo tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega. Le prime avvisaglie erano già palesate dalle rigide posizioni di Forza Italia e Movimento. Anna Maria Bernini, forzista e berlusconiana di assoluta fiducia, aveva annunciato l’impossibilità che il centrodestra – sottolineandone la compattezza – accettasse un accordo di Governo senza che il Movimento Cinque Stelle riconoscesse pieno titolo al leader Silvio Berlusconi. La risposta è arrivata a breve giro da Danilo Toninelli e Giulia Grillo che hanno ribadito un secco “mai con Berlusconi”. Malgrado gli accordi presi da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che hanno prodotto una facile individuazione dei presidenti delle commissioni speciali – per il Documento di Economia e Finanza – nel leghista Molteni e nel pentastellato Crimi, il primo punto di rottura di questa pacifica sintonia arriva dal fronte siriano. Chapeu a Salvini, per la netta e coerente presa di posizione malgrado il delicato momento politico italiano a discapito della Lega. Salvini si è nettamente opposto all’idea che l’Italia si possa schierare al fianco degli alleati del Patto Atlantico in una guerra contro la Siria, quindi contro la Russia. La crisi siriana è di fatto la più temibile escalation militare degli ultimi trent’anni e Salvini, in questo caso con l’appoggio della linea berlusconiana, si pone contro il coinvolgimento italiano. Prende tempo, da questo punto di vista, il Movimento Cinque Stelle che si limita a chiedere al Governo – ancora rappresentato da Paolo Gentiloni – di rendicontare immediatamente in Parlamento. Gentiloni, nel frattempo, dopo aver sentito la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha annunciato che come la Germania l’Italia non parteciperà militarmente al fianco degli Stati Uniti in Siria. I pentastellati guidati da Luigi Di Maio continuano quindi a dichiararsi – in quest’ultima veste da consultazioni – tacitamente europeisti e allineati agli alleati atlantici.
Gli outsiders di peso
Emma Bonino, al termine dell’incontro odierno con il presidente della Repubblica, aveva ammiccato al Movimento Cinque Stelle alludendo alla indisponibilità di appoggiare un partito che metterebbe in discussione le storiche alleanze italiane all’interno del Patto Atlantico. Ribadendo la collocazione all’opposizione del proprio gruppo parlamentare, Emma Bonino ha però inciso la necessità di non tradire gli Stati Uniti in questa fase storica e di non vedere di buon occhio la possibilità che si formi quindi un Governo con all’interno la Lega che non si presenta certo quale fedelissimo soggetto di quegli alleati-padroni d’oltreoceano. Al termine della consultazione odierna, anche la delegazione di Matteo Renzi rappresentata dagli ambasciatori renziani Martina, Orfini e Delrio – anche oggi nessun rappresentante di altre correnti interne del PD al Quirinale – ha sottolineato la questione siriana in una conferenza stampa dai toni simili a quelli di un comizio elettorale. Per Maurizio Martina, segretario reggente del Partito Democratico, i dem sono oggi i più accreditati sulla scena internazionale per non destabilizzare la posizione dell’Italia all’interno dell’asse atlantico che vede parte della Nato contrapporsi all’alleanza russa in Medio Oriente. L’allusione delle parti spinge adesso Di Maio ad accelerare nel definire la propria proposta di Governo, fin qui non accolta dalla Lega che non molla la coalizione e neanche dal PD che non ha neanche provato a discutere un possibile contratto di Governo “alla tedesca”. Accelerazione pretesa anche dal presidente Mattarella che in questo momento pretende stabilità di Governo per le relazioni internazionali, in piena crisi mondiale pilotata da Stati Uniti e Regno Unito e con la Francia che spinge per ritagliarsi un ruolo mondiale sul terzo gradino del podio insieme ai due anglosassoni.
Il colpo di Berlusconi
Il centrodestra, reduce dai colpi incassati dopo il primo giro di consultazioni, quando le tre forze rappresentate da Salvini, Berlusconi e Meloni si erano presentate ad incontri separati nello studio di Sergio Mattarella, oggi sono entrati insieme al Quirinale per dimostrare la salda unione della coalizione. Per la seconda volta quindi il pregiudicato ed interdetto Silvio Berlusconi viene ricevuto dal presidente della Repubblica per discutere le sorti del Parlamento italiano, del Governo e quindi anche della posizione del Paese in questa critica fase internazionale. Al termine della consultazione di coalizione è poi giunto il colpo di scena. Silvio Berlusconi ha preso per primo la parola introducendo “il leader di coalizione” che ha letto un comunicato redatto e condiviso dai tre partiti. Matteo Salvini, con alla sua sinistra un sorridente Silvio Berlusconi, ha quindi dato lettura della proposta del centrodestra: “un Governo di alto profilo e di lungo periodo”, credibile sulla scena internazionale, la cui guida sarà una figura con le predette caratteristiche indicata dalla Lega. Poi il colpo al Movimento Cinque Stelle, che fin qui aveva condotto una egregia partita politica, con l’invito a Luigi Di Maio di farsi da parte e lasciare condurre il centrodestra. Conduzione eventualmente appoggiata dal Movimento Cinque Stelle, ma senza leadership. Spazio poi anche per un siparietto di Silvio Berlusconi che invita Matteo Salvini e Giorgia Meloni ad uscire dalla sala per chiosare in solitaria con una battuta sulla democrazia che alludeva palesemente ai veti di Di Maio.
L’ipotesi di accordo centrodestra-PD
L’ipotesi proposta dal centrodestra trova quindi facile appoggio da molte parti politiche meno schizzinose del Movimento Cinque Stelle circa la presenza di Silvio Berlusconi. Tra queste il Partito Democratico che ha sottolineato la posizione politica internazionale della Lega e criticato ancora una volta la posizione rigida del Movimento Cinque Stelle. La guida del Governo con la annunciata ipotesi di figura “di alto profilo”, indicata dalla Lega nel corso della lettura del comunicato definito quale “condivisione invidiabile anche dalle altre forze politiche”, potrebbe trovare nel PD un partner come difficilmente potrebbe esserlo il M5S. Sulla crisi siriana, che sta rompendo le posizioni di stallo delle parti, il centrodestra propone la linea di “Pratica di Mare” alludendo all’opera di mediazione già condotta in passato dall’Italia tra le minacce delle superpotenze che si fronteggiavano fino ad alti livelli di tensione internazionale. L’ultima consultazione del presidente Mattarella, oggi, ha visto Luigi Di Maio evitare di incontrare i giornalisti recandosi al Quirinale alla guida di un’auto. Ribadita la compattezza della coalizione di centrodestra, e con un abile uscita anche la contrarietà “a qualunque azione unilaterale” in Medio Oriente senza perdere tono istituzionale, la lettura del comunicato affidato alla voce di Salvini ha imposto una variazione d’assetto a Luigi Di Maio. Lunga infatti la permanenza della delegazione pentastellata all’interno delle stanze non accessibili alla stampa. Permanenza che include il colloquio con il presidente della Repubblica ed il tempo, in una anticamera, per concordare le dichiarazioni da rendere alla stampa.
Il Movimento in difficoltà
Dopo un’ora, di cui circa mezz’ora con il presidente, la delegazione pentastellata guidata da Luigi Di Maio irrompe in sala stampa manifestando involontariamente un minimo di smarrimento. Ripetutamente definito “Governo del cambiamento” quello che Di Maio intendeva mettere in piedi, questo si infrange di fronte alla nuova posizione, coesa e decisa, del centrodestra di cui Berlusconi sembra aver ripreso pienamente le redini. Luigi Di Maio non ha potuto far altro che sottolineare la “sinergia istituzionale” con la Lega che ha permesso immediate elezioni dei presidenti delle Camere e delle Commissioni speciali. Altro appunto sulla posizione di chiusura del Partito Democratico. Poi la piccata alla “battutaccia” di Berlusconi sul Movimento Cinque Stelle che, secondo il capo politico del Movimento, lascerebbe intendere una chiusura del centrodestra verso i pentastellati in favore di un’alleanza con il Partito Democratico. La conclusione di Luigi Di Maio non c’è stata e le dichiarazioni rese lasciano intendere un inevitabile “a voi la mossa” che il Movimento Cinque Stelle è tenuto ad attendere adesso da spettatore. Parola quindi al presidente della Repubblica che deciderà anche sulla base della condivisa necessità di avere un Governo che rappresenti l’Italia tra escalation di tensione in Medio Oriente e crisi diplomatiche internazionali. La posizione del Movimento Cinque Stelle circa la crisi siriana è stata comunque di conferma nel Patto Atlantico ma di una scelta diplomatica per risolvere una questione, quella del presunto attacco chimico di Douma, definita senza contorni e senza attribuzioni esplicite di responsabilità.
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