di Davide Landi
Un giaciglio, qualche effetto personale; chi ha la chitarra, chi un mazzo di carte. Anche nelle difficoltà di vivere in un campo profughi si cerca di ricostruire un’identità e un’intimità all’interno del proprio alloggio, che sia una tenda o una casetta di legno. È questo il tema della mostra “Itineraires interieurs. Le abitazioni dei migranti nei campi di Francia e Grecia” del fotografo francese Bruno Fert, inaugurata ieri pomeriggio alla biblioteca Amilcar Cabral di via San Mamolo, a Bologna.
Un’indagine sul lato più privato dei migranti che attraversano il Mediterraneo diretti verso l’Europa, soffermandosi sulle grandi concentrazioni di persone come la cosiddetta “giungla” di Calais (smantellata nel 2016 dal governo francese) e in Grecia. “Vediamo quello che si sono portati dietro e attraverso i loro visi le loro speranze, quello che vorrebbero per il loro futuro”, spiega Luigi Brusco di Medici senza frontiere Bologna. In Grecia in particolare, prosegue Brusco, “la situazione è molto molto critica e nei media non se ne parla da almeno 12-14 mesi, per via degli accordi della Turchia con l’Unione europea”.
La mostra promossa da Alliance française d’Italie, Alliance française di Bologna, Biblioteca Amilcar Cabral e Medici Senza Frontiere con il sostegno di Fondo Salute-Harmonie Mutuelle Italia, rimarrà aperta al pubblico fino al 3 maggio. In occasione dell’inaugurazione della mostra, inoltre, è stato presentato anche il volume “Atlas des migrants en Europe. Approches critiques del politiques migratoires”, un vero e proprio ‘Atlante delle migrazioni‘, realizzato da una rete di associazioni (ricercatori, fotografi, universitari) di circa 90 persone e giunto alla terza edizione, un’indagine “di analisi e diffusione di informazioni relative alle politiche europee di controllo dell’immigrazione” spiega Filippo Furri di Migreurop. Un’opera con “volontà di criticare alcune scelte, dinamiche e pratiche messe in atto sempre più problematiche dal punto di vista dei diritti umani”.
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