Della vicenda si era occupata l’Associazione Diritti e Frontiere ed in particolare il professor Fulvio Vassallo Paleologo che è stato anche consulente degli avvocati Gamberini e Lo Faro. Al riguardo erano stati pubblicati anche gli articoli dettagliati che il professore aveva scritto per ADIF e che stavano alla base della confutazione di una tesi, quella accusatoria sostenuta dalla Procura di Catania, che mostrava evidenti falle e che prometteva di rimettere in discussione perfino gli accordi tra Italia e Libia sul contenimento dei flussi migratori. Venuta meno l‘accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, proposta dalla Procura di Carmelo Zuccaro e respinta dal GIP del Tribunale etneo, in atto restavano solo le dinamiche sul rifiuto da parte della Ong catalana di consegnare ai libici – che avevano ottenuto il coordinamento delle operazioni di soccorso – i migranti presi a bordo della nave da soccorso umanitario. Una “richiesta”, quella dei libici, ben documentata e che dimostrava le minacce di uso delle armi dei cosiddetti “soccorritori” nordafricani a cui l’Italia affida operazioni di salvataggio e migranti recuperati e ricondotti in Libia anche da acque internazionali. Una procedura teoricamente inattuabile, essendo la Libia un Paese che non ha mai sottoscritto le convenzioni di Ginevra e che non può quindi garantire l’attuazione dei trattati internazionali in presenza di profughi e rifugiati. Tutti argomenti contenuti anche nelle tre relazioni difensive prodotte dal consulente dei legali Gamberini e Lo Faro.
Caduta l’ipotesi di reato con cui la Procura di Catania aveva avocato il caso e disposto il sequestro della nave dopo lo sbarco nel porto di Pozzallo del 18 marzo, il caso doveva obbligatoriamente passare per competenza alla locale Procura di Ragusa. Qui, ricevuto il faldone trasmesso dalla Procura etnea e revisionata l’intera inchiesta, è stato oggi disposto il dissequestro della nave Open Arms con motivazioni offerte dal GIP del Tribunale ragusano destinate a far discutere l’intera politica del Monistero dell’Interno di Marco Minniti. Giovanni Giampiccolo, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ragusa, ha disposto il dissequestro riconoscendo che la violazione dell’accordo internazionale – quello tra Italia e Libia – consumato dai soccorritori della Ong spagnola Proactiva Open Arms era conseguente alla minaccia armata dei libici ed alla pressione sotto cui operavano i volontari successivamente al soccorso. La modalità di intervento della cosiddetta Guardia Costiera libica, unita alle conclamate condizioni di detenzioni e violazione dei diritti umani nei centri di detenzione della Libia, fanno dei porti nordafricani in oggetto dei “porti non sicuri”. Quanto disposto dal GIP di Ragusa, che accoglie la memoria difensiva dei legali Gamberini e Lo Faro e del consulente Vassallo Paleologo, pone quindi in riordino la gerarchia degli accordi e dei trattati internazionali ricordando che il recente accordo Italia-Libia non può avere priorità sui trattati internazionali come le convenzioni di Ginevra.
Al suon dell’hashtag #FreeOpenArms, questa mattina la Ong aveva lanciato un tweet annunciando l’importante decisione attesa: “Buongiorno, Oggi sapremo se questo vecchio rimorchiatore a #Pozzallo ed i suoi volontari possono tornare a salvare quelle vite che l’Europa condanna a morire in mare o all’inferno #Libia. Oggi è il giorno”. La notizia è arrivata ed è quindi positiva. La Open Arms è libera di togliere gli ormeggi dal porto di Pozzallo in cui si trova, sotto sequestro, dal 18 marzo. Dopo il disposto del GIP ragusano, il fondatore della Ong, Oscar Camps, ha twittato: “È solo un primo passo e una buona notizia. Le ‘Braccia aperte’ sono state liberate, ma le indagini del perseguimento di Catania su associazione per delinquere e quella di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina continuano, abbiamo ancora bisogno di tutto il sostegno. #FreeOpenArms”. La Procura di Catania infatti, come aveva annunciato trasferendo il fascicolo per competenza territoriale alla Procura di Ragusa, prosegue con le indagini sui soccorritori civili mentre quella di Ragusa non è ancora giunta ad archiviazioni o ad altre attività nei confronti della Ong alla quale oggi il giudice per le indagini preliminari ha riconsegnato la nave.
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