Oggi, alle 17:00, nell’ambito delle iniziative organizzate da La Via dei Librai 2018, sul Piano della Cattedrale di Palermo verrà rappresentato il Lamentu per la morte di peppino impastato.
Marìka Pugliatti, la voce narrante, sarà parte di un coro assieme a Giacomo Tesauro, alle chitarre. Sul palco, un grande tabellone, che verrà sfogliato pagina dopo pagina dai nostri cantastorie, che, quadro dopo quadro, dipaneranno il filo della vita di Peppino. Marìka e Giacomo, interagiscono narrando il lamentu. Il commento musicale suonato dal vivo è composto da brani realizzati da Lello Analfino, cantante dei Tinturia e poliedrico artista, oltre cha da brani di artisti dello stesso Tesauro e altri che lo stesso Peppino metteva sul piatto del giradischi a Radio Aut assieme ai suoi compagni di lotta. Di Analfino anche la voce fuori campo che, monito perenne, accompagna la storia narrata da Marìka Pugliatti.
Diretto da Roberto Greco, responsabile della pagina di cultura di Mediterraneo Cronaca, eclettico regista e musicista oltre che critico e firma di spessore delle rubriche di musica, cinema e spettacolo dello stesso giornale, il Lamentu per la morte di peppino impastato racconta la storia di Peppino Impastato ma, nel suo narrare il contesto, racconta i primi trent’anni di quella che oggi è definita “la prima Repubblica”, e racconta la vita di un ragazzo che disse no alla mafia mentre l’Italia era sconvolta da analoghe vicende.
Il viaggio inizia partendo dalla strage di Portella della Ginestra, racconta la nascita di Peppino, nel 1948, ne segue l’infanzia, l’adolescenza e la sua maturità, sia fisica, sia intellettuale, sia di consapevolezza sociale e civile. E intorno a lui si dipana il contesto, un lungo racconto che parla di mafia, di stato, di stragi e di morti ammazzati. Come i vecchi cantastorie che raccontavano fatti e avvenimenti occorsi magari secoli prima, lo spettacolo racconta il perché della morte di Peppino Impastato. E questo perché si chiama mafia.
Non solo una storia siciliana, ma una storia italiana. In ogni città d’Italia c’è, ancora oggi, una madre che piange la morte di un figlio che non ha avuto né verità tantomeno giustizia.
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