Circa 1.400 migranti soccorsi in pochi giorni al largo della Libia, un naufragio e decine di harragas tunisini sbarcano a Lampedusa. Il bilancio della schiarita meteo nel Mediterraneo vede una riapertura dei flussi ed anche una restituzione di ruoli, come nel caso della Astral, il vascello della Ong catalana Proactiva Open Arms che ha operato fianco a fianco con la Guardia Costiera italiana la dove 11 migranti sono morti e 83, fortunatamente, sono state tratte in salvo ed anche sulla scena di un altro naufragio in cui 63 migranti sono stati tratti in salvo ma una donna pare non ce l’abbia fatta. La tragedia, la prima, si è consumata domenica al largo della Libia, a poco più di 40 miglia nordovest di Tripoli. Due i natanti carichi di migranti da soccorrere, quelli di domenica, tra i quali quello della tragedia, sotto il coordinamento soccorso libico. L’altro aveva a bordo 180 migranti a cui è toccato il destino che ormai sempre più attori definiscono “respingimenti per procura”. Nel corso della giornata di ieri sono invece sbarcati in Italia oltre cinquecento migranti a Trapani da nave Aquarius, un centinaio in serata a Messina da nave Sea Watch 3 e circa quattrocento nel porto di Catania da una nave della Guardia Costiera.
Nave Aquarius, della Ong internazionale SOS Mediterranee in partnerariato con Medici Senza Frontiere, è approdata ieri mattina nel porto di Trapani dove sono sbarcate 537 persone. Tra queste anche 85 donne di cui 4 in evidente stato di gravidanza, 3 neonati ed un notevole numero di minori: 125. Un carico umano di persone in fuga da un inferno a cui l’Italia si ostina a delegare soccorso in mare ed affidamento in terra. Ma gli accordi sembrano vacillare e le partenze sono riprese a pieno ritmo con lo schiarire delle condizioni meteo marine. La prima operazione di soccorso nave Aquarius l’aveva effettuata già mercoledì scorso. Su un gommone i trafficanti avevano stipato 164 persone. Una follia che, se un tubolare avesse ceduto, avrebbe potuto causare 164 vittime. A bordo del lungo tappeto gonfiabile c’erano anche donne e bambini e il soccorso è stato effettuato con il supporto della nave Seafuchs, della Ong Sea Eye, e di un elicottero della Marina Militare italiana sotto il coordinamento della sala operativa IMRCC italiana.
Successivamente, sabato mattina, un barcone in legno, precario e sovraffollato con 222 persone a bordo, ha richiesto l’intervento dei soccorritori di nave Aquarius e ore di lavoro per mettere tutti in sicurezza a bordo della nave. La nave arancione della Ong internazionale SOS Mediterranee ha poi soccorso altre 72 persone nella giornata di sabato in collaborazione con la nave Astral della Ong catalana Proactiva Open Arms e con il supporto del velivolo Moonbird della Ong tedesca Sea Watch. Infine, nave Diciotti della Guardia Costiera italiana ha trasbordato su nave Aquarius altre 79 persone che, insieme alle 458 già a bordo, potevano così fare rotta verso Trapani come indicato dalle autorità italiane.
Le sequenza con il copovolgimento del barcone già prossimo ad affondare
Il fronte libico non è l’unico ad aver registrato una riapertura dei flussi. Nei giorni scorsi sono arrivate decine di migranti tunisini a Lampedusa. Tre imbarcazioni, due sono giunte fino a terra violando le acque territoriali e profilando in tal modo e senza dubbio l’immigrazione clandestina. Un gruppo di una decina di migranti tunisini è stato avvistato sabato al porto, fermato e condotto nell’hotspot dell’isola. Nello stesso giorno un gruppo di 9 migranti nordafricani era stato intercettato da un pattugliatore della Guardia di Finanza che ha fatto ingresso in porto solo per sbarcare un caso sanitario grave ed ha ripreso il mare conducendo i migranti direttamente in Sicilia. Il caso sanitario è stato invece trasferito in ospedale mediante l’elicottero del 118. All’alba di domenica una barca con altri 29 migranti ha raggiunto la costa, nella zona sudovest di Lampedusa e i migranti, tutti tunisini, sono stati fermati a terra e condotti anch’essi nell’hotspot di Contrada Imbriacole in cui dovrebbero a breve partire i lavori di ristrutturazione.
Dubbi su possibili altri naufragi nel Mediterraneo. Un gommone era stato segnalato alle unità in transito al largo della Libia già sabato e non è chiaro se questo è stato trovato e soccorso da altre unità, anche libiche. Un avviso era stato diffuso anche domenica per la ricerca del gommone con indicativamente oltre cento persone a bordo. Un tubolare sgonfio e vuoto era invece stato trovato da nave Aquarius martedì scorso, il 17 aprile. Dei passeggeri nessuna notizia. L’alternanza di responsabilità tra il Maritime Rescue Coordination Centre italiano e quello libico, ed una possibile leggerezza nelle comunicazioni tra quello libico e quello italiano, potrebbe causare anche enormi buchi neri in cui sarà molto difficile sapere se e quante vittime della tratta possono esserci state.