di Mauro Seminara
No, Si, Forse. Questo, in estrema sintesi, è il risultato dell’ultimo tentativo esperito dal presidente della Repubblica di formare un Governo in Italia. No, è la risposta del Movimento Cinque Stelle ad un Governo del presidente che risponde così anche a chi ha avuto il dubbio che si fossero del tutto istituzionalizzati. Si al nuovo abito con toni moderati, ma un netto No ad un Governo istituzionale che riporterebbe – anche solo il rischio di – un Governo in stile Mario Monti sostenuto da centrodestra e Partito Democratico. Il PD, tra l’altro, dopo aver ribattuto anche con le dichiarazioni di Matteo Renzi fino all’ultima uscita televisiva che un partito bocciato dagli italiani non esce dalla porta per rientrare dalla finestra, prodigiosamente rientra dalla finestra aperta dal presidente della Repubblica. Pronto quindi a sostenere il Governo del presidente ed a rimanere in una eventuale alleanza quirinalista di Governo. La dichiarazione del centrodestra si racchiude invece in un “Forse”. La risposta che tutti si attendevano oggi, al termine di quest’ultimo giro di consultazioni, era riguardante la disponibilità a sostenere un eventuale Governo istituzionale. Ma il centrodestra, per voce negata di Matteo Salvini, ha evitato di rispondere preferendo pronunciarsi sull’impossibile. Il “leader” nominale della coalizione, il segretario del Carroccio, ha infatti asserito d’esser pronto per un pre-incarico con il quale si dice certo di riuscire a trovare i voti in Parlamento per la fiducia ad un loro Governo. Ipotesi non ricevibile da Sergio Mattarella che ha già escluso la possibilità al primo giro di consultazioni e l’ha poi definitivamente esclusa al secondo giro.
Le ipotesi in campo non sono molte. Una sarebbe di Governo tecnico-istituzionale-transitorio-ecc del presidente Mattarella che potrebbe cadere alla prima uscita in Parlamento con la sfiducia di M5S e Lega. Un’altra ipotesi potrebbe essere un Governo, si del presidente, ma con preannunciata data di nuove elezioni e con un mandato-programma prestabilito come gli interventi anti-aumento Iva, una nuova legge elettorale e poco più. Nella attuale condizione di stallo non può essere definitivamente esclusa la possibilità che neanche il presidente della Repubblica riesca a formare un Governo e che per questo si debbano sciogliere quanto prima le Camere per anticipare le nuove elezioni con regole da concordare allo stesso Quirinale più che in Parlamento. Ipotesi che più di qualunque altra, paradossalmente, potrebbe tornare utile agli elettori che questa volta potrebbero rivedere quei voti “sprecati” nelle micro-formazioni – che con il “ripescaggio” hanno riportato in Parlamento candidati non graditi dal popolo – e valutare la coerenza dei programmi e delle intenzioni anche e soprattutto durante questi due mesi di stallo. Aiuterebbe ovviamente una legge elettorale rivisitata con l’inserimento del doppio turno. In tal caso, con innegabile obiettività, in questo caso, di Luigi Di Maio nelle dichiarazioni odierne post consultazione, sarebbe uno scontro a due tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega. Forse non a caso la dichiarazione di Matteo Salvini, immediatamente successiva a quella di Luigi Di Maio, sapeva tanto di campagna elettorale e poco di esito dell’incontro con il presidente della Repubblica.
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