Una dozzina di pullman e centinaia di ragazzi dei vari istituti scolastici della provincia di Palermo si sono radunati in “un luogo sacro”: il casolare in cui quarant’anni fa venne brutalmente ucciso Peppino Impastato. Nel giorno in cui, oggi come quarant’anni addietro, la morte di Aldo Moro oscurò l’omicidio di mafia ordinato dal boss di Cinisi Tano Badalamenti, la memoria non si spegne e dimostra di nutrirsi di nuova linfa grazie alle nuove generazioni. Peppino Impastato morì perché sfidò la mafia in un luogo in cui questa era ovunque, anche dentro casa. La attaccò pubblicamente e quotidianamente a viso aperto, senza mai tirarsi indietro. Senza mai mostrare riverenza alcuna verso quella organizzazione per delinquere, al tempo definita quale società di “uomini d’onore”, e che il giovane Peppino Impastato definì a squarciagola “una montagna di merda”. Oggi, come quarant’anni fa, nel giorno del suo funerale, migliaia di persone rendono omaggio a colui che da Cinisi iniziò a tracciare un solco rivoluzionario contro Cosa Nostra e contro l’omertà di cui la mafia si è nutrita per oltre un secolo.
Nel video di Roberto Greco l’emozionante raduno di scolaresche, associazioni, attivisti, giornalisti, forze dell’ordine e semplici cittadini presso il luogo in cui il 9 maggio 1978 la mafia uccise Peppino Impastato.