di Mauro Seminara
L’operazione “Foreign Fighters” nasce nel 2015, quando la Guardia di Finanza, monitorando i movimenti di denaro verso “Paesi a rischio” sono stati rilevati flussi che hanno allertato i campanelli d’allarme degli inquirenti. I flussi finanziari sospetti erano opera anche di soggetti segnalati dal Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo. Soggetti quindi indicati come “foreign fighters” e stanziati nella comunità siriana che si era stabilita tra le province di Como e di Lecco. L’attività investigativa immediatamente attivata ha così consentito di delineare l’esistenza di una struttura criminale di origine islamica stanziata in Brianza ed attiva nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Europa. Punta di un enorme iceberg che si delineava via via che le indagini procedevano, fino a pervenire al profilare in maniera dettagliata una incessante attività di raccolta e di trasferimento di denaro – anche attraverso il canale non convenzionale “Hawala” – organizzata in maniera stabile attraverso numerosi “contatti” presenti nei Paesi interessati alle movimentazioni. Tra questi Paesi interessati e considerati dall’autorità nazionale quale “a rischio” c’era anche la Siria.
Al termine delle lunghe e complesse indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia, i finanzieri del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma e del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia della Guardia di Finanza hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice delle Indagini Preliminari, nei confronti di altrettanti soggetti di origine siriana facenti parte di un’associazione a delinquere aggravata. Le motivazioni riconosciute dal GIP che ha emesso le ordinanze di custodia sono di associazione a delinquere aggravata a carattere transnazionale – che coinvolgeva anche sodali in Svezia, Turchia ed Ungheria – dedita ai reati di riciclaggio, autoriclaggio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento. Sono inoltre state confermate dalle indagini le attività relative al finanziamento di gruppi terroristici di matrice islamica.
Sempre nell’ambito delle lunghe ed articolate indagini che hanno coinvolto un notevole numero di reparti e uomini specializzati, il Servizio Centrale I.C.O. ha avviato un’operazione speciale “sotto copertura”, in collaborazione con i Servizi di Sicurezza nazionali (AISI), che ha permesso di avvicinare un importante membro dell’organizzazione criminale, Ayoub Chaddad, acquisendone la fiducia e consentendo di impossessarsi di importanti notizie relative al suo ruolo di deputato, per conto dell’organizzazione investigata, alla raccolta del denaro ed alla sua “movimentazione”” per le attività di finanziamento al terrorismo internazionale. L’attività sotto copertura dell’intelligence italiana ha permesso di provare anche i trascorsi di foreign fighter di Ayoub Chaddad ed i suoi collegamenti con combattenti attualmente impegnati nel conflitto siriano tra le schiere di fazioni islamiste antigovernative. Per il raggiungimento di tali informazioni a completamento del complesso ed articolato quadro è stato determinante il contributo fornito dall’Agenzia di Informazioni sulla Sicurezza Interna. I servizi segreti italiani hanno così permesso di comprendere a fondo le metodologie utilizzate dagli indagati per effettuare i trasferimenti di danaro a beneficio delle fazioni terroristiche cui risultavano legati.
In sintesi, era stata creata una consolidata rete di money transfer illegali, attraverso i quali veniva garantito un canale sicuro per il riciclaggio del danaro, derivante da diverse attività illecite, in diversi Paesi dell’Unione Europea ed extraeuropei, nonché per raccogliere fondi destinati ad alimentare organizzazioni terroristiche operanti in Medio Oriente. L’operazione, di conseguenza, ha di fatto disarticolato un’organizzazione criminale di matrice siriana che si era radicata in Italia, ma godeva di ramificazioni diversi Paesi, in grado di creare uno stabile reticolo di connivenze idoneo ad assicurare la capacità di garantire lo spostamento di ingenti importi in contanti, completamente al di fuori dei canali legali, che sono soggetti alla vigilanza antiriciclaggio. Poiché tra i promotori ed organizzatori di tale rete illecita di Hawaladar erano infiltrati personaggi organici ad associazioni di matrice terroristica siriana, il sistema inevitabilmente è stato utilizzato anche per il trasferimento di danaro finalizzato a sostentare e finanziare tali organizzazioni, come emerso dalle indagini grazie anche alla sempre più fattiva collaborazione tra Guardia di Finanza ed Organismi d’Intelligence, proprio nello specifico settore del contrasto alle attività di finanziamento al terrorismo.
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