Per l’operazione “Spin off” sono stati impiegati oltre 150 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma coordinati dalla Procura della Repubblica capitolina. Le ragioni di un simile impiego di risorse umane si evincono dall’ordinanza di custodia cautelare, in cui viene dato atto di “una capacità organizzativa importante e finalizzata alla costituzione di una impresa distributrice parallela in grado di fornire servizi del tutto analoghi alle aziende lecite, dalle verifiche di fattibilità all’installazione del servizio, alla fornitura mantenendo standard adeguati fino anche all’assistenza tecnica alla clientela”. Per venire a capo di una rete professionale illecita di tale entità sono stati necessari tre anni di indagini e la meticolosa ricostruzione dei movimenti finanziari di tutti gli indagati. Epilogo della lunga e dettagliata indagine è l’esecuzione odierna, in 20 Provincie di 11 Regioni, di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino nei confronti di 5 persone, unitamente a oltre 50 perquisizioni. L’operazione è in corso anche in Svizzera, Germania e Spagna con la collaborazione, rispettivamente, della Polizei Basel-Landschaft, della Kriminal Polizei e della Policia Nacional, dirette dalle rispettive Autorità giudiziarie, a loro volta attivate tramite due rogatorie internazionali e un ordine di indagine europeo.
La struttura criminale era piramidale e dedita all’illecita decriptazione e diffusione di contenuti televisivi pay-per-view attraverso la rete internet. Fulcro dell’organizzazione erano le centrali “sorgenti” – situate presso società, attività commerciali, abitazioni private, garage e capannoni industriali – all’interno delle quali erano installate apparecchiature informatiche in grado di decriptare il segnale delle emittenti pay-tv Sky Tv e Mediaset Premium, utilizzando schede regolarmente acquistate dai membri del sodalizio o da terzi, per poi farlo confluire su server esteri appositamente noleggiati. Dopo aver creato il bouquet di canali, il gruppo di “pirati” provvedeva ad abilitare i clienti privati alla visione, tramite codici di accesso, su Smart-Tv, personal computer, tablet e smartphone, dietro pagamento di “abbonamenti” illeciti a prezzi fortemente concorrenziali (tra i 15 e i 20 euro, a fronte di un valore commerciale di oltre 100 euro). L’organizzazione era articolata in più livelli: al vertice operavano le cosiddette “sorgenti”, che provvedevano alla decriptazione del segnale e alla sua rivendita agli intermediari o reseller. Questi, a loro volta, procedevano alla vendita del servizio ai clienti finali.
A tali soggetti si affiancavano i “riciclatori”, titolari o utilizzatori delle carte di credito sulle quali confluiva il profitto dell’attività delittuosa. Gli investigatori sono infatti giunti alla completa ricostruzione dei flussi finanziari, veicolati prevalentemente mediante carte di credito prepagate o piattaforme web di pagamento. Il volume d’affari complessivo ricostruito dal 2015 ad oggi ammonta a oltre un milione di euro. Gli indagati sono 49 per reati in materia di pirateria audio-visiva e riciclaggio. Nei confronti di 12 di essi il reato contestato è di associazione per delinquere. Tra questi ultimi figurano i 5 cittadini italiani, promotori del sistema, destinatari della misura di custodia cautelare.