di Roberto Greco
Siamo a Milano. È il 17 maggio 1973. Oggi è il giorno in cui si tiene la cerimonia commemorativa in occasione del primo anniversario dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Nel cortile della Questura di Milano, Mariano Rumor, Ministro dell’Interno del Governo Andreotti, ha appena inaugurato il monumento commemorativo dedicato a Calabresi. Un uomo, all’improvviso, brandisce una bomba a mano di fabbricazione israeliana, la tira poi fugge. Muoiono quattro persone e oltre cinquanta rimangono ferite. Il ministro Rumor ne uscì illeso. L’attentatore viene immediatamente fermato e arrestato. Afferma di essere un anarchico individualista stirneriano. Si tratta di Gianfranco Bertoli. Dichiara che la sua intenzione era colpire il ministro Rumor, colpevole morale del suicidio di Pinelli e, durante il dibattimento processuale, dichiara che nessun altro era coinvolto nell’attentato, assumendosi tutte le responsabilità. Fu condannato all’ergastolo. Contro Bertoli si alzarono voci di condanna da parte del movimento anarchico che, oltre a dissociarsi dal suo gesto, ne condannò l’operato.
Il 17 maggio 1973, nel cortile della Questura di Milano, in via Fatebenefratelli, durante l’attentato compiuto da Gianfranco Bertoli morirono Federico Masarin di anni 30, Gabriella Bortolon di anni 23, Giuseppe Panzino di anni 64 e Felicia Bartolozzi Saia di anni 61.
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