Dalle prime informazioni che circolano a Bengasi, l’obiettivo dell’attentato che questa notte ha ucciso sette persone e ferite altre 20 era un leader della milizia Sahawat, aderente all’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar. Nell’attentato è infatti rimasto ucciso Ezzo Raslan, beniamino dei combattenti Sahawat di Bengasi, insieme al fratello. L’esplosione, avvenuta nel cuore della notte, è stata confermata dall’ospedale di Al-Jalaa a Bengasi ai media locali ed inizialmente erano sei le vittime e venti i feriti. L’autobomba è esplosa in Jamal Abdelnasser Street, nelle immediate vicinanze dell’hotel Tibisti di Bengasi. Un colpo mirato che aveva un obiettivo ben preciso e che, sembra, abbia centrato il bersaglio uccidendolo. L’ospedale che ha ricevuto le vittime ed i feriti era stato già oggetto di attentato terrorista due giorni addietro, colpito da una bomba artigianale deflagrata nella sala d’attesa.
L’attentato di Bengasi di questa notte, davanti l’hotel Tibisti, arriva mentre la vicina città di Derna è tenuta sotto assedio dalle truppe di Haftar che hanno conquistato siti strategici per la logistica e villaggi circostanti anche grazie al sostegno dell’aviazione egiziana. Derna era una roccaforte degli islamisti del Derna Mujahideen Shura Council (DMSC), ostile alla Camera dei rappresentanti di Tobruk ed all’Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar. Per l’assedio di Derna si è pronunciato anche l’Unsmil, la missione delle Nazioni Unite in Libia, con la sua coordinatrice Maria Ribeiro che ha chiesto interventi umanitari nella città che è ormai isolata e prossima alla caduta. La funzionaria dell’Unsmil ha invitato “tutte le parti a consentire immediatamente un accesso sicuro e senza ostacoli a Derna per gli interventi umanitari urgenti e necessari”. Nella relazione dell’Unsmil alle Nazioni Unite viene confermato il procedere dell’assedio intorno a Derna e che “l’escalation del conflitto sta avendo un impatto devastante sui civili che temono per le loro vite”. Il bilancio finora è – secondo la relazione dell’Unsmil – di un bambino rimasto ucciso negli scontri e di centinaia di famiglie in fuga che cercano riparo.
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