di Samantha Scala
Classe ’75 siracusana, consulente di food marketing e presentatrice di eventi gastronomici. Studi di Giurisprudenza, dopo esperienze nel mondo dell’imprenditoria dell’architettura e del design, fonda nel 2013 l’associazione culturale Be Ho.M.E. […]
Ha pubblicato, con la Lombardi editori, la sua opera prima Capo e Natina. Durante gli studi è stata un’impegnata “promotrice della ricreazione e del benessere infantile”
Facevo l’animatrice di feste per bambini va!
Questa voce è probabilmente, del mio curriculum, quella che mi soddisfa di più.
Lavoravo, insieme a mia sorella, non per una reale e concreta necessità, visto che i sacrifici di mamma e papà bastavano a soddisfare i bisogni essenziali e meno essenziali. A 20 anni però cominciavano i “capricci” post adolescenziali da pseudo donna indipendente: lo shampoo professionale e non da supermercato, gli abiti firmati, i cosmetici, le vacanze.
Genitori orgogliosi cominciavano a delegare a “professionisti” il compito di rendere indimenticabili i compleanni dei propri figli viziati. Sì, a quei tempi, le feste con gli animatori erano riservate soltanto ai bambini/ragazzini di una specifica tipologia. Se esista una “tipologia” specifica anche tra marmocchietti indifesi? Oh sì!
– Mi raccomando ragazzi, divertitevi alla mia festa! Fate tutto quello che volete tranne quello che dicono queste due con la maglietta rossa!-
Prima festa. Debutto. Panico. Erano 25 gli adepti al leader festeggiato e le nostre facce più rosse delle magliette.
– Vedi quella ragazzina con il fiocco ai capelli? Sì chiama Carlotta e sarà la mia futura moglie. Avremo due figli. Lo hanno già deciso i nostri genitori.-
Estate. Circolo di professionisti fighetti con la r moscia. Figli condannati a soddisfare le loro ancestrali necessità di controllo.
C’era però qualcosa che accomunava tutti i piccoli partecipanti al teatrino della festa.
Il “teatrino” appunto; quello vero. Lo aveva costruito mio padre con dei pannelli di legno tinti di azzurro, che innumerevoli volte abbiamo smontato e rimontato. Mia madre aveva cucito delle adorabili tendine che lo corredavano e, puntualmente, improrogabilmente, finalmente…arrivava lui: Flubby Gallo!
Era un coloratissimo gallo che ospitava la paziente mano di mia sorella che stava accovacciata ed invisibile all’interno della struttura mentre io, attrice impenitente, recitavo godendo delle facce esilarate e rapite delle piccole pesti.
Flubby Gallo ballava Gimme some di Jimmy Bo Horne o I feel good di James Brown. Era una Gallo figo dall’animo black. A volte dimentico la mano di mia sorella ad animarlo e… mi manca un po’.
Mi manca sopratutto il momento in cui invitava tutti a “mangiare”! Eh sì come poter comunicare in un modo meno banale che: “il cibo mette tutti d’accordo”?
Non mi importa allora di risultare troppo scontata e confermo che, a quel punto della festa, si annullava ogni barriera: bambini ricchi e meno ricchi, viziati e giudiziosi, adulti, parenti, amici..erano felici e con la bocca piena!
Per quanto complicato fosse tenerli a bada, con musica e giochi, giungeva quel momento. Un momento in cui tutto taceva.
Sempre. O quasi.
– …eeee filippina?! Forza dai! Portami subito un panino al cioccolato e un bicchiere di coca cola!-
Ultima festa in procinto della laurea. Grande villa con parquet appena levigato e maniglie di Swarovski. Vi serve sapere perché fu l’ultima? Credo di no.
Vi dico invece che non ho mentito. Sincerarsi che ad ogni festa non mancassero dei buonissimi panini al cioccolato, non è forse “promuovere la ricreazione e il benessere infantile”?
Vi do la ricetta per prepararli. Io li uso come arma quando, a casa, compiti e stanchezza prendono il sopravvento.
Ogni giorno potrà trasformarsi in un compleanno e volete la verità? Adoro essere la “filippina” della mia famiglia!
Panini con gocce di cioccolato
Preparazione
Mettere in una ciotola la farina, lo zucchero, il miele, il lievito sciolto in poco latte tiepido e le uova.
Impastare con energia, aggiungendo poco alla volta il latte freddo e il sale sciolto nel latte.
Unire poi il burro poco alla volta e lavorare fino ad ottenere un impasto molto elastico.
Questa operazione, con la medesima sequenza di ingredienti, potrà essere agevolmente eseguita con l’aiuto di una planetaria.
Lasciare lievitare l’impasto fino al raddoppio.
Trascorso il tempo necessario alla lievitazione, lavorare l’impasto per qualche secondo, aggiungere delicatamente le gocce di cioccolato e formare 16 pallette omogenee.
Posizionare le pallette in una teglia foderata con carta da forno, ben distanziate.
Lasciare lievitare una seconda volta per un’ora.
Spennellare delicatamente con un tuorlo e un po’ di latte e infornare a 180° per circa 25 minuti.
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