di Luca Monticelli
Nella infinita trattativa per il governo è il turno di Pierluigi Ciocca. L’economista, già vicedirettore di Bankitalia è il nome che gira a Montecitorio come soluzione per il ministero dell’Economia. Se il Carroccio rinunciasse a Savona, potrebbe essere lui a guidare il ministero di via XX settembre. La voce che circola è suggestiva: Ciocca, abruzzese di 77 anni, ha studiato con economisti del calibro di Paolo Sylos Labini, Luigi Spaventa e Federico Caffè. Ma soprattutto, cosa che probabilmente farà drizzare i capelli a qualche leghista, è stato nel team che lavorò al tasso di cambio lira-euro insieme a Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi e Antonio Fazio. Il 24 novembre del ’96, infatti, accompagnò l’allora ministro del Tesoro, Ciampi, a Bruxelles, dove la delegazione italiana all’Ecofin riuscì a strappare la quota di 990 lire per marco come base di calcolo per la futura moneta unica, il cui valore fu fissato di conseguenza a 1936,27 lire. Un risultato che allora fu accolto come un successo, rispetto alle pretese più penalizzanti per l’Italia richieste dalla Germania. Ciocca è un europeista convinto. Un anno fa sul Corriere della sera scriveva che la risposta a chi propone di uscire dall’euro deve essere “no, senza se e senza ma. Si infliggerebbero ai cittadini italiani perdite devastanti”. L’ex dirigente di via Nazionale però non fa sconti ai tedeschi: “Il limite della Ue non è nella moneta, ma nello stile di governo dell’economia europea, condizionato da una Germania neomercantilista con cui si deve tornare a trattare seriamente, non per decimali di bilancio pubblico”.
Commenta per primo