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Quirinale, dal giuramento all’uscita di servizio: cronaca di una presidenza in tilt

“Domani mattina c’è il giuramento. Stiamo già sistemando le pedane per i fotografi e gli operatori, vogliamo mettervi nelle condizioni migliori per lavorare, avete qualche suggerimento?”. La premura dei dipendenti del Quirinale nei confronti dei cineoperatori svela come al Colle le previsioni fossero tutt’altre rispetto al film andato in scena ieri pomeriggio. Intorno alle 16.30, quando Carlo Cottarelli era appena entrato nello studio di Sergio Mattarella, lo staff quirinalizio informava i fotografi che le pedane rosse da dove svettano le telecamere il giorno del giuramento del nuovo Governo erano già sulla strada verso il salone dei ricevimenti. Poi però la sceneggiatura regalò un colpo di scena: in sala stampa, quella con i corazzieri che presidiano la porta da dove escono le delegazioni, comincia a girare una voce: Cottarelli ha lasciato il Quirinale. La tensione inizia a salire. Sguardi interrogativi, messaggi che fanno squillare i telefonini. Dalla piazza arriva una mezza conferma: la macchina di Cottarelli ha lasciato il palazzo, ma siccome le telecamere erano al riposo sull’asfalto, sono state colte del tutto impreparate: non c’è filmato che mostri il professore mentre si allontana. Passano i minuti, i giornalisti compulsano chat redazionali. Dopo un po’ arriva la sentenza: Cottarelli è rientrato a Montecitorio. La tensione si è fatta palpabile: qualcuno sorride, è il fascino dell’inedito.

Dalla tensione al panico (controllato) il passo è breve. Succede quando i due corazzieri che tanti italiani stanno fissando in tv ignari dello smarrimento che si è impossessato della sala stampa se ne vanno. Si mettono sull’attenti, sbattono i tacchi e infilano l’uscita. È una sorta di “si salvi chi può”: telefoni che squillano, sguardi sgomenti, domande inevase: “Ma che succede?”. Qualcuno alza la voce: “Perché se ne sono andati i corazzieri?”. C’è chi scherza (“Cottarelli gli ha proposto Savona ministro”), chi si sporge sul burrone: “Non è che sta succedendo qualcosa fuori e non ce l’hanno detto?”. Tocca a un esperto quirinalista dare un senso al colpo di scena: “Se i corazzieri sono andati via vuol dire che il presidente non è più nello studio ed è rientrato nelle sue stanze”. Ecco. Questo spiega, ma non giustifica. Dopo qualche minuto è il portavoce del presidente della Repubblica, Giovanni Grasso, a comparire in sala stampa. Si ritrova accerchiato dai microfoni, protagonista per un giorno. Non parla dal podio, troppo formale. Gli passano un microfono e dice: “Il presidente incaricato Carlo Cottarelli ha avvisato il capo stato dello Stato della situazione. I due si rivedranno domattina”. Ma ci sono problemi, domanda qualcuno? “Non sono autorizzato a dire altro”, taglia corto. Poi scompare. Filtrano le prime indiscrezioni: Cottarelli avrebbe presentato una lista dei ministri incompleta, alcune caselle sarebbero vuote. La rinuncia all’incarico sembra più di una possibilità. Mentre acquista concretezza l’ipotesi di votare il 29 luglio. Le pedane rosse dovranno attendere.

Carlo Cottarelli all’arrivo al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il Governo il 28 maggio
Agenzia DIRE
www.dire.it
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