di Fulvio Vassallo Paleologo
Nei giorni in cui nasce in Italia un governo di destra che si basa su un “contratto” che prevede la riduzione sostanziale della portata della protezione internazionale, il trasferimento delle risorse dal sistema di accoglienza alle misure di allontanamento forzato, e la prosecuzione degli accordi di collaborazione con paesi che non rispettano i diritti umani, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea adotta una sentenza che ribadisce l’effettività dei diritti di difesa dei richiedenti asilo, e impone limiti alle misure di trasferimento con accompagnamento forzato adottate dagli organi di polizia senza l’”accettazione” del paese ricevente, competente ad esaminare la richiesta di protezione. Una decisione che va ben oltre lo stretto ambito di applicazione del Regolamento Dublino.
La Corte di Lussemburgo riafferma anche il principio che i trasferimenti con accompagnamento forzato, eseguiti da un paese UE di secondo ingresso, possono essere bloccati quando il richiedente asilo dimostri che, anche indipendentemente dalla prova di un default sistematico del sistema di accoglienza del paese di primo ingresso (un default verso il quale si avvierà comunque l’Italia, se le linee promesse da Salvini in campagna elettorale saranno attuate), il suo trasferimento potrebbe comportare un grave pregiudizio per la persona. Una conferma della precedente giurisprudenza della Corte che va considerata per valutare la legittimità di tutti i trasferimenti con accompagnamento forzato di polizia.
“57 Peraltro la Corte ha già precisato che il legislatore dell’Unione non ha inteso sacrificare la tutela giurisdizionale dei richiedenti protezione internazionale all’esigenza di celerità (v., in tal senso, sentenze del 7 giugno 2016, Ghezelbash, C‑63/15, EU:C:2016:409, punto 57, e del 13 settembre 2017, Khir Amayry, C‑60/16, EU:C:2017:675, punto 65)”
L’affermazione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla effettività dei diritti di difesa si può estendere a tutte le persone che saranno vittime dei provvedimenti di espulsione o di respingimento con accompagnamento forzato, decise dai Prefetti e dalle Questure su indirizzo del Ministero dell’interno. Provvedimenti che con il nuovo ministro dell’interno Salvini, vicepresidente del Consiglio dei Ministri, di fatto arbitro delle politiche migratorie italiane, con un Presidente del Consiglio fantoccio, ostaggio di un contratto privatistico, si moltiplicheranno in modo esponenziale, con retate di massa nelle strade e incursioni nei centri di accoglienza e nei centri informali gestiti da associazioni e ONG, oltre che con la proliferazione in tutte le regioni di Centri di permanenza per i rimpatri ( i vecchi CIE). Anche gli Hotspot si avviano ad essere utilizzati come centri di detenzione in vista di respingimenti collettivi immediati.
Quanto alla tutela giurisdizionale effettiva garantita in particolare dall’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali, risulta dall’articolo 27, paragrafo 1, del regolamento Dublino III che il richiedente la protezione internazionale dispone di un diritto di ricorso effettivo, in forma di ricorso avverso la decisione di trasferimento o di domanda di revisione, in fatto e in diritto, di tale decisione dinanzi ad un organo giurisdizionale. Un tale ricorso, la cui portata non può essere interpretata restrittivamente, deve vertere, da un lato, sull’esame dell’applicazione di tale regolamento, per quanto concerne sia l’attuazione dei criteri enunciati al suo capo III quanto il rispetto delle garanzie procedurali previste in particolare al suo capo VI, e, dall’altro, sull’esame della situazione di fatto e di diritto nello Stato membro verso il quale il richiedente è trasferito (v., in tal senso, sentenze del 26 luglio 2017, A.S., C‑490/16, EU:C:2017:585, punti da 26 a 28; del 26 luglio 2017, Mengesteab, C‑670/16, EU:C:2017:587, punti 43, 47 e 48, nonché del 25 ottobre 2017, Shiri, C‑201/16, EU:C:2017:805, punti 36 e 37)”.
In nome della sicurezza e della sovranità nazionale, si rischia di riprodurre prassi di polizia già condannate dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo e della Corte di Giustizia, nel trattenimento amministrativo e nelle misure di allontanamento con accompagnamento forzato degli immigrati irregolari, come di tutti coloro che riceveranno un diniego nella richiesta di protezione internazionale. Una politica che potrà soltanto moltiplicare il numero delle persone costrette a sopravvivere in condizioni di irregolarità e di clandestinità. Una politica che si pone in rotta di collisione con i valori e la tutela della dignità di ogni essere umano, sanciti dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali. Una politica che produrrà soltanto insicurezza e disgregazione sociale, come tutti i cittadini italiani avranno presto modo di sperimentare sulla propria pelle.
Gli accordi con la Libia (o con quelle autorità che se ne arrogano la rappresentanza) e con la sedicente Guardia costiera libica proseguiranno con il beneplacito delle autorità di Bruxelles, persino di qualche rappresentante superstite della sinistra che fu. Ma gli sbarchi, meglio i soccorsi in acque internazionali, riprenderanno come sempre in estate, quali che siano le politiche di sbarramento del ministero dell’interno. Che non potrà neppure barattare a livello europeo questo squallido scambio sulla pelle dei migranti, per ottenere regole “più eque” sui trasferimenti Dublino.
Nel frattempo, al di là delle dichiarazioni programmatiche del Professore Conte, che ha subito citato tra gli obiettivi del suo governo la riforma del diritto di asilo europeo, emerge come questa riforma (nuovi Regolamenti su qualifiche e procedure di asilo), oltre alla revisione del Regolamento Dublino, sia ad oggi bloccata, per i veti dei paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), ai quali si aggiungono adesso i paesi che hanno votato per le destre “sovraniste” ed apertamente xenofobe, dall’Austria all’Italia di Salvini.
Come giuristi, oltre che come cittadini, non intendiamo tradire lo stato di diritto ed il patto costituzionale, che richiama espressamente la supremazia gerarchica delle Convenzioni internazionali che proteggono i diritti dell’Uomo e dei Rifugiati (artt. 11 e 117 della Costituzione). l’Italia con Salvini ministro dell’interno, e di fatto arbitro del governo, si vorrebbe porre in linea di continuità con le politiche del premier ungherese Orban, politiche che sono state condannate in più occasioni dall’Unione Europea e dalla Corte di Giustizia UE di Lussemburgo. Violazioni che produrranno sanzioni economiche e politiche alle quali adesso potrebbe andare incontro anche il nostro paese.
Difenderemo sino all’ultimo, ed in tutte le sedi nazionali ed internazionali, i migranti e tutte le vittime di politiche basate sulla discriminazione, sulla criminalizzazione dei cd. irregolari e delle ONG, sull’esclusione delle persone private del riconoscimento della cittadinanza e sulla loro subordinazione sociale. Non saremo soli. E non lasceremo solo nessuno che venga messo sotto attacco da parte delle destre adesso al potere. La Costituzione italiana non la modificheranno in base ad un contratto privatistico. La resistenza si moltiplicherà città per città, a partire dalle comunità locali e da tutte le realtà autorganizzate, sappiano che non ci fanno paura. Li aspettiamo ai primi attacchi, schierati accanto ai migranti ed ai difensori dei diritti umani.
Articolo di Fulvio Vassallo Paleologo per ADIF – Associazione Diritti e Frontiere reperibile su www.a-dif.org
(Contenuto concesso dall’autore a Mediterraneo Cronaca)
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