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    Categories: Editoriali

Corpi

di Mauro Seminara

Corpi. Robusti o inutili, belli o di scarso valore, martoriati, violati, abusati, induriti, gonfi del frutto di uno stupro o per l’effetto che il mare fa dopo giorni a frollare. Corpi che lasciano casa, che attraversano il deserto, che finisco nella rete dei sequestratori, tra le mani dei violentatori, sotto le armi dei trafficanti, sotto terra, in fondo al mare, su un gommone, in fondo al mare, su una nave militare, di nuovo in fondo al mare. Corpi che vengono numerati, per praticità. Numerati i corpi vivi e numerati i corpi morti. Quante migliaia ne sono arrivati oggi? E quest’anno? Quanti ne sono morti? Tremila. Quattromila. Il dieci per cento in più, o in meno, più o meno.

E questi corpi, dove li mettiamo? Boh? Chiamiamo qualcuno che se li viene a prendere. Chi? Boh? Qualcuno! Noi siamo qui per controllare e garantire la nostra quota di dominio del Mediterraneo, mica per occuparci di esseri umani, vivi o morti che siano?! Forse c’è una piccola nave, si chiama Sea Watch 3. Eccola, la vedo. Ma che attendono? Ditegli di farsi sotto, così gli scarichiamo sti corpi. Quali? Questi, no!? Questi qui, vivi, morti…basta che ci liberano da questo impiccio! La piccola nave va via, dicono che dalla nostra colonia-portaerei non assicurano l’ingresso in porto e quindi vanno via. E noi ora che ci facciamo con questi corpi?! Chiamate i libici, che se li vengano a prendere loro, maledizione! In fondo sono partiti dalla loro costa, no?! Perché non vengono? Sono loro i più vicini! Ma come “sono rimasti in panne” con le motovedette?! Che cosa vogliono, dollari? Anche per riprenderseli?!

Pare che l’Italia li abbia pagati per riprenderseli ed anche per trattenerli. Forse se non li si paga non se li prendono da noi. Insomma, adesso noi che ci dovremmo fare con questi corpi del cazzo?! Buttateli in mare! Quali? I vivi o i morti? Ma i morti, ovvio! E i vivi? Vedremo. Per adesso buttate quei corpi in mare e dite che non abbiamo celle frigorifere per tenerli a bordo! Ma noi le abbiamo però. Chi se ne frega! Non ce li metto questi corpi nelle nostre celle frigorifere! Noi li dentro ci teniamo il cibo! Ma, a Lampedusa, quando c’è stato il naufragio, nel 2013… i camion non arrivavano dal loro Stato…. Non me ne frega un cazzo di cosa hanno fatto gli italiani! Io questi corpi qui non me li tengo a bordo! E la missione non la interrompo neanche per quegli altri, per quei corpi vivi! Se nessuno se li viene a prendere per seppellirli da qualche parte dopo averli identificati, io li butto in mare! Eseguite gli ordini! Eseguite e basta!!

Plof…plof…plof…plof…plof…plof…plof…plof…plof…plof…plof… e dodici…plof.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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