di Erika Primavera
Bambini che faticano ad addormentarsi, che si svegliano più volte durante la notte, che dormono poco e male, oppure quando in realtà dovrebbero essere svegli. I disturbi del sonno nei piccoli “sono molto frequenti e di tipologie molto diverse. Sicuramente i più diffusi sono le insonnie, di cui ne esistono diversi tipi, che possono colpire fino a un bambino su quattro nella popolazione generale, mentre quando si parla di bambini con altri disturbi nello sviluppo, come quelli dello spettro autistico e la disabilità intellettiva, queste percentuali salgono fino a due terzi. Esistono poi altri disturbi come le parasonnie, ad esempio il sonnambulismo, che fanno preoccupare i genitori nonostante la loro benignità”. È questo il quadro fornito da Marco Angriman, neuropsichiatra infantile ed esperto del sonno all’Ospedale di Bolzano, intervenuto al 74esimo Congresso nazionale di pediatria organizzato dalla Sip a Roma.
Un tema, quello dei disturbi del sonno, di cui si parla sempre più spesso. Le percentuali, se consideriamo ultimi 70-80 anni, sicuramente hanno subito un aumento dovuto sostanzialmente al cambiamento dei ritmi sociali: ci sono giornate molto più lunghe e impegnate anche per i nostri bambini, sono molto più esposti alla luce artificiale e questo compromette anche la qualità e non solo il momento del prendere sonno, ma sono anche molto più esposti alle apparecchiature elettroniche”, spiega Angriman, per il quale le età di utilizzo di questi strumenti “si stanno abbassando sempre di più e ormai anche i bambini in età prescolare giocano spesso con tablet e smartphone“. In quest’ultimo caso gli studi scientifici dicono che “l’esposizione nell’ora prima di andare a dormire ha un effetto negativo sulla qualità del sonno, in quanto la luce emessa dalle apparecchiature inibisce la produzione di melatonina, sostanza che regola il ritmo del sonno-veglia”.
Legato al problema della qualità del sonno c’è anche quello della quantità: sono diminuite le ore di sonno dei bambini?
“Sicuramente oggi dormono meno rispetto alle norme stilate da diversi Paesi, anche una o due ore in meno al giorno rispetto allo standard fissato per la loro età. Se facciamo il calcolo su una settimana, abbiamo un’idea di quanto sonno perdono i bambini, e questo ha delle conseguenze negative sulla concentrazione e sulle capacità scolastiche, sul sovrappeso che nei bambini italiani sta assumendo sempre più importanza ma anche sul rischio di incidenti stradali nel caso degli adolescenti che magari iniziano a guidare minicar o motorini”.
Come agire allora per informare i genitori?
“Il ruolo del pediatra è fondamentale per indirizzare i genitori e implementare le regole per una corretta igiene del sonno. Prima di tutto bisogna insistere affinché i bambini siano autonomi quando si tratta di addormentarsi e a non abbiano bisogno della compagnia di un adulto o di un apparecchio elettronico. Poi è utile introdurre dei rituali come la lettura di una storia, orari definiti e regolari anche per quanto riguarda i pasti, soprattutto quello serale”. Infine, Angriman fa notare un altro elemento chiave: “La durata ideale del sonno cambia con l’aumentare dell’età e spesso bambini e adolescenti non dormono quanto dovrebbero. Ma andrebbe data importanza anche al quando dormire: i bambini hanno delle finestre orarie in cui ha senso dormire e non coincidono con quelle di un adulto. Ecco perché dovrebbero andare a letto prima in modo che la struttura del sonno sia ottimale per l’età”.
Erika Primavera – Agenzia DIRE
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