L’83,7% ha 16 e 17 anni, ma tra loro ci sono gruppi particolarmente vulnerabili come i piccolissimi, le ragazze e gli irreperibili. I minori sotto i 14 anni sono 1.229, pari al 6,7% dei presenti, di cui 116 (0,6%) hanno meno di 6 anni. Le ragazze presenti sono 1.247 (6,8% del totale) provenienti per il 60% da soli due Paesi, Nigeria ed Eritrea, esposte al rischio di tratta e violenza sessuale, 191 delle quali sono ancora bambine che raggiungono al massimo i 14 anni (15% del totale delle ragazze ospitate). Infine, ci sono le migliaia di minori soli che si rendono ‘irreperibili’, un’altra categoria fortemente a rischio tratta, in transito verso altre destinazioni europee, sfruttati nei cantieri o nei campi o, peggio, nel mercato della prostituzione, priva delle tutele e della protezione offerte dal sistema di accoglienza nazionale. Il loro numero totale, al 31 dicembre 2017, ammontava a 5.828 minori, in calo rispetto ai 6.561 registrati alla stessa data del 2016, ma sempre moltissimi, anche in considerazione della sensibile riduzione registrata invece negli arrivi via mare (-39% rispetto al 2016). I 5.828 sono i ragazzi che si sono allontanati dalle strutture negli anni e che risultano ancora oggi minorenni e irreperibili. Solo l’anno scorso, invece, si rendevano irreperibili 2.440 dei 15.779 minori giunti senza figure di riferimento nel corso del 2017.
“Fra pochi giorni si celebra la Giornata internazionale del rifugiato. Il 51% dei rifugiati nel mondo è costituito da minorenni: più di 11milioni di ragazzi e ragazze, soli o con le proprie famiglie, costretti a vivere in strutture di accoglienza di emergenza, spesso privati della possibilità di andare a scuola e in condizioni igienico sanitarie precarie. Intere generazioni di bambini e bambine che hanno come unica realtà di vita quella di un campo profughi, senza una scuola o un ospedale, privati dei loro diritti fondamentali e della propria infanzia. I 15.779 ragazzi e ragazze giunti in Italia nel 2017 rappresentano una piccolissima parte di questi milioni di minorenni che, nel mondo, hanno deciso di lasciare il proprio villaggio e la propria città per trovare condizioni di vita migliori in altri paesi, spesso della stessa regione. Inseguono il sogno di un’esistenza priva di stenti, violenze e persecuzioni e cercano di raggiungere i paesi dove sanno esistere un livello di vita migliore. Per loro le possibilità legali sono di difficilissimo accesso e per questo si affidano ai trafficanti che li trattano come merci e con i quali loro e le loro famiglie si indebitano fino al costo della vita. Per molti di loro la decisione di partire e rischiare la vita è una scelta obbligata”, ha affermato Valerio Neri.
IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA IN ITALIA
L’affido familiare
Al 31 dicembre 2017 risultano essere in affido familiare solo 567 minori stranieri non accompagnati sugli oltre 18.300 in accoglienza (il 3,1% del totale). Si tratta degli affidamenti tuttora in corso e tengono quindi in considerazione anche i provvedimenti emessi negli anni precedenti. Nel corso del solo 2017, al Ministero del Lavoro risultano essere stati emessi in Italia appena 306 provvedimenti di affido, di cui 236 ragazzi (77,1%) e 70 ragazze (22,9%), la metà dei quali di 17 anni (150, pari a 49%). La regione in cui questa buona prassi è più diffusa è l’Emilia Romagna con 40 provvedimenti (13,1%); seguita da Veneto e Piemonte con 24, (7,8%); Toscana con 22 (7,2%); Lombardia con 20 (6,5%). La nuova legge di accoglienza e protezione dei minori migranti (legge 47/2017) incoraggia fortemente l’affido familiare, come prima opzione rispetto all’inserimento in comunità. “L’auspicio è che le istituzioni locali si attrezzino per accompagnare un numero sempre maggiore di famiglie ad intraprendere questa strada. Dalla nostra esperienza sul campo sappiamo che sono molte le famiglie disponibili che possono essere coinvolte”, sottolinea Valerio Neri.
Gli irreperibili
Un’altra categoria particolarmente a rischio è rappresentata da ragazzi e ragazze per i quali è stato segnalato dalle autorità competenti un allontanamento dalle strutture che li ospitavano: i cosiddetti “irreperibili” che al 31 dicembre 2017 risultavano essere 5.828, un numero allarmante anche se in calo rispetto ai 6.561 registrati alla stessa data del 2016 che aveva visto però un numero maggiore di arrivi. Per la prima volta quest’anno è possibile sapere quanti sono i minori che si sono resi irreperibili nel corso del solo 2017: sono ben 2.440, uno su sei di cittadinanza guineana (il 14,3%), ivoriana (il 9,7%) e somala (il 9,3%). Le nazionalità principali, invece, dei 5.828 minori resesi irreperibili anche negli anni precedenti che risultano ad oggi ancora minorenni e irrintracciabili sono in quasi un caso su tre (il 31,8%) somala o eritrea (925 ragazzi/e, quasi il 16% sul totale, per ciascuna delle due nazionalità), seguite da quella egiziana (671 ragazzi/e, l’11,5% sul totale) e afghana (577 ragazzi/e, quasi il 10% sul totale). Tra loro, inoltre, si contano ben 605 ragazze (il 10,4% del totale).
La nuova legge e i tutori
L’ambito che ha registrato il maggiore impulso da parte degli enti attuatori è stato quello dei tutori volontari, rappresentanti legali e portavoce degli interessi del minore, ponte con le istituzioni e persone di riferimento, con cui confidarsi e a cui chiedere aiuto o consiglio nel quotidiano. Il reclutamento, la formazione e l’inserimento dei nominativi degli aspiranti tutori nelle liste costituite presso i Tribunali per i Minorenni sono proceduti celermente. Al 7 maggio 2018, infatti, sono 4.110 le candidature dei cittadini che hanno dato la loro disponibilità a diventare tutore volontario e 1.070 i nominativi trasmessi ai Tribunali per i Minorenni di coloro che, avendo già terminato il corso di formazione, sono pronti ad assumere una tutela. Quasi tutti i Garanti regionali hanno attivato corsi di formazione sul territorio nazionale, mentre le difficoltà riguardano i tempi di nomina.
“I tutori sono un tassello fondamentale del processo di integrazione, se lo intendiamo, come dovremmo, non solo nei termini di garantire risorse materiali fondamentali (un posto dove dormire, un modo per mantenersi), ma anche come ricostruzione di un legame di fiducia – traumaticamente interrotto a causa della fuga e durante il viaggio – nei confronti degli altri, così come riguardo alle proprie capacità e ai propri talenti. La disponibilità dei tutori volontari è un segnale straordinario che viene dalla società civile e che oggi sta alle istituzioni raccogliere e non tradire”, ha aggiunto Raffaela Milano.
Integrarsi
L’iscrizione a un corso di lingua italiana o a scuola rappresentano per i minori migranti i principali strumenti per l’inserimento nella comunità ospitante e per l’avvio di un effettivo progetto di integrazione. Per quanto riguarda l’aspetto dell’apprendimento della lingua, la realtà è abbastanza positiva anche se non uniforme. Nella maggior parte dei casi, infatti, i minori presenti in prima accoglienza frequentano corsi di alfabetizzazione all’interno della struttura stessa o sono iscritti a un corso esterno.
Secondo l’ultimo rapporto annuale SPRAR disponibile, la stragrande maggioranza dei progetti SPRAR (94,8%) ha garantito almeno dieci ore settimanali di studio della lingua italiana a tutti o alla gran parte dei minori presenti nel corso del 2016, quasi 3.000 minori hanno quindi potuto frequentare un corso di lingua italiana. Tuttavia, di essi solo 1.585 hanno terminato il percorso formativo con il conseguimento di una certificazione di frequenza riconosciuta a livello regionale e/o nazionale.
Una situazione più complessa è quella relativa all’accesso al sistema dell’istruzione pubblica per l’assolvimento dell’obbligo scolastico.
Un quadro migliore è quello che risulta dall’analisi dei dati relativi ai minori non accompagnati inseriti nei progetti di seconda accoglienza della rete SPRAR: nella quasi totalità dei casi (il 92,8% dei progetti) i ragazzi e le ragazze sono stati iscritti a scuola, per un totale, nel 2016, di 1.310 alunni, anche se raramente nel ciclo scolastico corrispondente alla loro età o livello. L’inserimento nel contesto scolastico facilita allo stesso tempo la partecipazione alle attività extra-scolastiche, sportive, ricreative e culturali, ma anche di volontariato, che consolidano non solo i rapporti interpersonali tra i ragazzi e i nuovi amici che incontrano, ma anche la conoscenza e la relazione con il resto della comunità territoriale.
Diventare adulti
Nel corso del 2017, il percorso di integrazione che si è realizzato con maggior frequenza è stato quello scolastico, che ha coinvolto 1.136 ragazzi e ragazze, il 54,3% del totale, mentre 601, pari al 28,7% del totale, hanno svolto percorsi d’integrazione misti di scuola e formazione. In totale, quindi, più di 8 ragazzi su 10 (l’83%) seguono percorsi scolastici e formativi, il restante 17% di neo maggiorenni ha invece realizzato un percorso d’integrazione attraverso progetti di inserimento socio-lavorativo: 325 ragazzi sono stati coinvolti in percorsi misti di scuola e lavoro, mentre solo 30 ragazzi sono stati impegnati in percorsi esclusivamente lavorativi, soprattutto nel settore della ristorazione (il 29,2%), come cuochi o pizzaioli per esempio. Altri si formano nel campo dell’industria o della meccanica (il 22,1%) e diventano meccanici, elettricisti, operai. Altri imparano un mestiere artigianale, per lo più nel settore del legno e dell’arredamento. Infine molti sono impiegati nel settore dei servizi, soprattutto come giardinieri, commessi e camerieri.
L’Europa
Guardando all’Europa nel suo insieme, le richieste d’asilo da parte dei minori stranieri non accompagnati hanno registrato nel 2017 un forte calo, del 50% in meno rispetto al 2016, ma in Italia sono state ben 9.945, con un aumento del 65% rispetto alle 6.020 del 2016, il 31,3% di tutte le domande di asilo da parte di minori non accompagnati registrate in Europa.
“È inoltre necessario condividere le responsabilità tra i paesi membri e lavorare insieme con i paesi terzi, di origine o di transito dei migranti, per trovare modalità sostenibili per affrontare il fenomeno migratorio. Bisogna quindi investire in una più solida e condivisa accoglienza, sull’accesso ai sistemi educativi per tutti i minori e su tutte quelle misure che possano facilitare la loro integrazione nelle nostre società, prendendo a modello la legge 47/2017, con una prospettiva di lungo periodo che guardi ad un sistema europeo di accoglienza e protezione dei minori migranti”, ha concluso Raffaela Milano.