A margine di vertici Conte-Tusk e invettive twittate sulla bozza di documento che il Consiglio Ue avrebbe già redatto in vista dell’incontro di domenica a Bruxelles, ieri pomeriggio si è riunito il Consiglio dei ministri per un solo ordine del giorno proposto dal ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, e dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio. Si tratta della direttiva 2014/50/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, relativa ai requisiti minimi per accrescere la mobilità dei lavoratori tra Stati membri. Con Decreto legislativo di recepimento, il Consiglio dei ministri ha intrapreso il percorso per il miglioramento, l’acquisizione e la salvaguardia dei diritti pensionistici complementari.
Il Consiglio dei ministri ha quindi approvato, su proposta di Paolo Savona e Luigi Di Maio, un decreto legislativo che recepisce la direttiva 2014/50/UE del Parlamento europeo e del Consiglio che consente di adeguare l’ordinamento nazionale a quello comunitario nel settore della previdenza complementare, in attuazione della legge 9 luglio 2015, n. 114 (legge di delegazione europea 2014). Il provvedimento integra la normativa in vigore (decreto legislativo 5 dicembre 2005, n.252, recante la Disciplina delle forme pensionistiche complementari), con disposizioni concernenti, tra l’altro, il termine di partecipazione alle forme pensionistiche complementari, ridotto a tre anni rispetto a quello ordinario di cinque anni, per i lavoratori il cui rapporto di lavoro in corso cessa per motivi indipendenti dall’acquisizione del diritto ad una pensione complementare e che si spostino tra Stati membri dell’Unione europea; il mantenimento della posizione individuale maturata presso la forma pensionistica complementare e il trasferimento ad altra forma pensionistica ove vengano meno i requisiti di partecipazione alla forma pensionistica complementare, nonché gli obblighi di informazione nei confronti degli iscritti attivi con riferimento ai diritti pensionistici complementari.
L’intervento adottato dal Consiglio dei ministri si è esteso all’eventuale conflitto con le leggi regionali. Su formale proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Erika Stefani, il Consiglio ha anche deliberato la rinuncia alle impugnative della legge della Regione Lazio n. 17 del 31 dicembre 2016, recante “Legge di stabilità regionale 2017”, nonché della legge della Regione Veneto n. 30 del 30 dicembre 2016, recante “Collegato alla legge di stabilità regionale 2017”. Il provvedimento è stato adottato tenuto conto del venir meno dei motivi di impugnazione in virtù delle sopravvenute modifiche apportate alle medesime leggi regionali. Il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Giuseppe Conte, è durato un’ora e mezza ed a margine di questo sono state discusse le intenzioni del Governo circa le politiche europee, le proposte del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e quelle messe sul tavolo al Viminale dal vicepremier austriaco incontrato ieri pomeriggio dal vicepremier Salvini.
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