di Nadia Cozzolino
Un ragazzo di 22 anni, un cuoco originario del Mali, ex richiedente asilo e titolare di protezione con regolare permesso di soggiorno, è stato ferito ieri sera a Napoli. Poco dopo la mezzanotte è stato avvicinato da un’auto in corso Umberto, in pieno centro, ed è stato ferito da alcuni colpi di fucile a pallini. È stato subito trasportato all’ospedale Loreto Mare, dove le sue ferite, all’addome e al braccio, sono state giudicate guaribili in dieci giorni. A raccontare l’episodio all’agenzia Dire sono i referenti di Less Impresa Sociale Onlus, ente gestore del progetto Sprar di Napoli. “Di ritorno dal lavoro è stato colpito senza alcun motivo da alcuni sconosciuti che si sono avvicinati a lui in auto. Dopo la sparatoria gli uomini hanno riso, prima di fuggire via”, spiega la presidente di Less, Marika Visconti.
Il ragazzo ferito si chiama Bouyagui Konate, ha 22 anni e vive in Italia da 4 anni. Ha un regolare permesso di soggiorno e fa lo chef. Di recente ha aperto il ristorante multietnico Kikana, gestito insieme ad altri rifugiati e richiedenti asilo provenienti da diversi Paesi dell’Africa. Bouyagui a febbraio aveva portato la sua storia d’integrazione e la sua cucina etnica nel talent show culinario più famoso del mondo, Masterchef, preparando dei piatti da far replicare agli aspiranti chef del programma di cucina. “Sono spaventato. Una persona che scappa dalla guerra, che fugge dal suo Paese, che riesce a integrarsi in Italia e a fare un lavoro normale non può vivere nella paura”.
Bouyagui Konate, 22enne originario del Mali, racconta all’agenzia Dire il suo stato d’animo dopo che ieri, poco dopo la mezzanotte, è stato avvicinato da un’auto in corso Umberto a Napoli e ferito da due uomini che lo hanno avvicinato mentre rientrava a casa. “Hanno abbassato il finestrino dell’auto e mi hanno sparato all’addome. Ho visto il sangue, sono scappato subito a casa e poi ho deciso di andare all’ospedale perché stavo male. Stamattina sono stato in commissariato per denunciare il fatto”, dice Bouyagui. Il ragazzo, che è in Italia da 4 anni e parla fluentemente la nostra lingua, fa lo chef e lavora nel ristorante che ha aperto insieme a un gruppo di ragazzi africani da poco più di un anno, il Kikana, che nella lingua del Mali vuol dire “Vieni qui”, il primo risto-bar gestito da rifugiati e richiedenti asilo di Napoli.
“Vorrei tornare a lavorare – racconta Bouyagui – subito, la cucina è la mia passione più grande. Se non mi metto in cucina non mi sento tranquillo”. La sua esperienza d’integrazione è iniziata a 17 anni, quando è arrivato in Italia ed è stato accolto in un centro per minori non accompagnati. Poco dopo è stato accolto dalla Less Impresa Sociale Onlus, ente gestore del progetto Sprar a Napoli, “e ho iniziato a seguire corsi di cucina. Ho capito che la mia strada era la ristorazione. Sono stato il presidente di Tobilì, un’associazione di catering multietnico. Dopo quell’esperienza, con alcuni miei soci, abbiamo aperto il ristorante Kikana. L’attività funziona perché la cucina etnica si sta diffondendo molto”.
Ieri, nel tragitto tra casa e il ristobar, l’aggressione: “erano uomini adulti. Io camminavo tranquillamente. Loro hanno rallentato – racconta – e mi hanno sparato senza dire una parola. Ho sentito che ridevano. Per me è un episodio di razzismo. Spesso sono i ragazzini adolescenti a prendermi in giro, a dire cose negative. Ma questi uomini avranno avuto 30 anni. Per me in questo momento storico le persone vengono prese di mira per il loro colore della pelle. Abbiamo paura di uscire di casa anche se Napoli resta sempre una città accogliente”. Per Bouyagui la colpa “è anche del clima d’odio verso le persone di colore che si è instaurato dalla campana elettorale. Il nuovo ministro (Matteo Salvini, ndr) ha fatto una campagna sull’immigrazione. È lui che spinge le persone a fare del male alle persone di colore. È colpa sua, deve smetterla di lanciare messaggi d’odio”. Il ragazzo ora si dice spaventato “l’integrazione non è facile. Bisogna avere la voglia di farlo, ci vuole impegno e forza d’animo. Io oggi faccio il lavoro che mi piace, vivo onestamente e questo mi dà tante soddisfazioni. A giugno dello scorso anno sono stato negli studi di Sky per portare la mia cucina e i miei patti a Masterchef. È stata un’esperienza bellissima. Voglio viverne altre e non restare rinchiuso per la paura che qualcuno possa colpirmi solo per il colore della mia pelle”.
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