In Italia la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 30% (18.136.663 individui), in aumento rispetto all’anno precedente. L’obiettivo di Europa 2020 rimane quindi molto lontano. È quanto si legge nel rapporto Istat SDGs 2018 per l’Agenda 2030 sul monitoraggio degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. L’indicatore di povertà o esclusione sociale corrisponde alla quota di persone che presentano almeno una delle seguenti situazioni: sono a rischio di povertà di reddito; sono gravemente deprivate materialmente; vivono in famiglie con una molto bassa intensità lavorativa.
La povertà di reddito riguarda il 20,6% della popolazione (in aumento rispetto al 19,9% del 2015), la grave deprivazione materiale il 12,1% (dall’11,5%) mentre la quota di chi vive in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa è del 12,8% (dall’11,7% del 2015). Le disparità regionali sono molto ampie sia per l’indicatore composito sulla povertà o esclusione sociale, sia per i tre indicatori in cui si articola. II Mezzogiorno presenta i valori maggiori per tutti e quattro gli indicatori: è a rischio di povertà o esclusione sociale quasi la metà degli individui (46,9%) contro uno ogni cinque del Nord (19,4%). Nel 2017 si stima siano 5 milioni e 58mila gli individui in povertà assoluta (8,4% della popolazione). Le condizioni dei minori rimangono critiche: l’incidenza di povertà assoluta tra di essi è pari al 12,1%; in peggioramento la condizione di giovani, adulti e anziani.