La Open Arms ha coperto metà della distanza tra Palma di Maiorca e la costa sud della Sardegna, in navigazione verso la cosiddetta zona SAR libica, nel Mediterraneo centrale. Sbarcato il parlamentare di Liberi e Uguali, Erasmo Palazzotto, è adesso la volta di un altro politico italiano. A bordo dell’imbarcazione della Ong catalana Proactiva Open Arms c’è il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Il segretario di Sinistra Italiana ha annunciato la partenza ieri con un tweet: “La #OpenArms e il suo equipaggio stanno per ripartire. E io con loro.” L’annuncio di Nicola Fratoianni veniva però integrato con degli hashtag palesemente rivolti ad un soggetto, quasi come un guanto di sfida lanciato in terra con superiorità. Gli hashtag erano quattro: #dallapartegiusta #RestiamoUmani #apriteiporti #dapadre. Il primo sottolinea la posizione che il politico di Sinistra Italiana intende mantenere; il secondo richiama l’hashtag delle magliette rosse di cui si è parecchio discusso per via del flash mob diffuso dei giorni scorsi; il terzo risponde palesemente alla parola d’ordine salviniana sui “porti chiusi”; infine, il quarto ha la forma del suddetto guanto lanciato in valore di sfida e richiama il continuo richiamo all’umanità di padre che il ministro degli Interni è abituato a premettere quando spiega le ragioni del proprio cinismo. L’hashtag di Nicola Fratoianni è quindi “#dapadre”, e con questo si appresta a dare il via ad una sfida ideologica – iniziata da altri attori della scena politica italiana di sinistra – contro il leader della Lega e ministro degli Interni.
La Open Arms torna quindi sulla scena del crimine, la dove la sedicente Guardia Costiera libica ha abbandonato o ucciso migranti poi recuperati dai soccorritori della Ong catalana. Il ritorno, impavido, della Open Arms viene salutato dallo spavaldo tweet del ministro degli Interni in perfetta linea con la politica della propaganda su social network: “La nave ONG Open Arms sta dirigendo verso il canale di Sicilia (possibile destinazione zona SAR libica). Altre provocazioni in vista? Vi tengo informati!” Il tweet del ministro Salvini viene accompagnato da una infografica che fa il punto su ciò che rimane della flottiglia di navi da soccorso umanitario armate dalle Ong. Nell’immagine si vedono la Iuventa sequestrata a Trapani e Seefuchs, Lifeline e Sea Watch 3 fermate a La Valletta dalle autorità maltesi. La Sea Eye in Tunisia ed infine le due di Proactiva Open Arms e la Aquarius di SOS Mediterranee nella loro posizione in tempo reale al momento del tweet. Quel cinguettio del ministro renderà forse orgogliosi i followers, ma non sfugge ai più critici il senso di sconforto per le parole usate dal ministro che nulla ha detto sull’operato dei libici e sul recupero di Open Arms di cadaveri e superstite per poi, con il tweet in questione, definire il ritorno di Open Arms una possibile provocazione.
Purtroppo, se oggi la politica si fa su Twitter, bisogna riconoscere che il campione è il ministro Salvini, con 2.265 “Mi piace” e 545 retweet del cinguettio in oggetto contro i 988 “Mi piace” ed i 240 retweet dell’annuncio fatto da Fratoianni di cui sopra. In questa sfida, fatta di post, tweet e provocazioni non entrano in alcun modo i principali esponenti dell’area – teorica – di centrosinistra italiana. Il Partito Democratico risulta al momento non pervenuto e sicuramente non sono in vista imbarchi su navi di Ong da parte del segretario reggente del PD, Maurizio Martina, o del segretario de facto Matteo Renzi.
Il tweet di Open Arms di ieri con cui annuncia il ritorno alla zona di soccorso nel Mediterraneo centrale: “#OpenArms Torna là dove le vite sono perse senza senso. E andremo tutte le volte necessarie finché ci saranno persone in pericolo di morte.”