In Italia c’è un orologio che non segnerà mai un orario diverso da quello che indica ormai da 38 anni. Si tratta dell’orologio della stazione ferroviaria di Bologna, fermo alle 10:25 dal 2 agosto del 1980. Quella è l’ora in cui un’esplosione ha dilaniato la stazione ferroviaria, ucciso 85 persone e ferite altre 200. Terrorismo. L’Italia ne verrà travolta, ma fino a quel momento è l’atto più grave dal dopoguerra. Alle 10:25 del 2 agosto 1980 la sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna era affollata di turisti e di persone in transito. In quel preciso momento è esploso un ordigno a tempo. La bomba era contenuta in una valigia, abbandonata in stazione tra le tante che i viaggiatori posavano sul pavimento durante le attese. La bomba contenuta nella valigia era talmente potente da far crollare l’intera ala Ovest dell’edificio. In quel bagaglio abbandonato c’erano 23 kg di esplosivo. Una miscela di 5 kg di tritolo e T4, detta “Compound B”, potenziata da 18 kg di nitroglicerina per uso civile.
Dopo 38 anni non si conoscono ancora i nomi dei mandanti di questa strage terrorista. Gli unici condannati furono i Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Ancora, dopo 38 anni, è in corso un processo sulla strage di Bologna. Riguarda l’ex Nar Gilberto Cavallini, a processo dopo 37 anni con l’accusa di concorso nella strage. Le indagini coinvolsero anche la P2, con il suo gran maestro Licio Gelli, ed altre piste che andavano dalla lucida destabilizzazione del Paese ad opera di logge massoniche e servizi segreti alla azione dimostrativa dei gruppi terroristi fascisti italiani. Dopo 38 anni restano di quell’episodio un orologio fermo alle 10:25, un autobus di linea urbana – il bus 37 – usato come pronto soccorso di circostanza, uno squarcio nella parete della stazione ed una targa lapide in marmo con i nomi delle vittime.
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