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Flussi migratori, gli irriducibili e le rotte fuori radar del Viminale

In copertina: Gli 87 migranti soccorsi da Open Arms in una foto di Valerio Nicolosi

Il parlamentare italiano Nicola Fratoianni a bordo della Open Arms in una foto di Valerio Nicolosi

A bordo della Open Arms, da tre giorni, ci sono 87 migranti salvati al largo della Libia. Per loro, ancora oggi, non c’è nessun porto sicuro in cui poter sbarcare. I migranti soccorsi da un mercantile e presi a bordo dal rimorchiatore Sarost 5 sono stati venti giorni al largo di Zarzis, in acque territoriali tunisine, prima di poter sbarcare. La rotta libica è quella della lotta di Governo e i migranti che salpano dal disgregato Stato nordafricano non hanno più alcun diritto. Malgrado tutte le “azioni” del Governo italiano siano incentrate al contenimento – e al respingimento, considerando anche la vicenda del rimorchiatore italiano Asso 28 che ha riportato in Libia 108 migranti – dei flussi migratori di prevalenza subsahariana che salpano dalla Libia, la Ong catalana Proactiva Open Arms continua la propria missione ed entro notte sarà in area anche la Aquarius. La nave della organizzazione internazionale SOS Mediterranee ha lasciato il porto francese di Marsiglia il primo di agosto, intorno alle 18:30, per navigare fino alla “Zona SAR” al largo della Libia. Quattro giorni di viaggio per soccorrere persone nel Mediterraneo centrale salpando dalla costa francese perché respinta dai porti italiani e da quelli di Malta come le imbarcazioni della catalana Proactiva Open Arms.

Mentre il Governo italiano si dedica alla propaganda anti-migranti che partono dal porto non sicuro libico, le rotte tunisine, algerine, e del Mediterraneo dell’est non accennano a diminuire il proprio flusso migratorio. Tra queste rotte privilegiate, lontane dai radar del Ministero degli Interni italiano che sembra guardare solo alla Libia, una in particolare sembra tornata ai fasti d’un tempo: quella che dalla Tunisia conduce dritto all’isola italiana di Lampedusa. Sulla maggiore delle Pelagie il numero degli arrivi sembra voler far perdere di nuovo il conto. Gli arrivi degli ultimi giorni, non più intercettati al confine con le acque territoriali pelagiche dalla Marina Militare con nei mesi scorsi, si sono susseguiti con svariati sbarchi autonomi direttamente nel porto di Lampedusa. Intorno alle venti di ieri sera sono arrivati 6 harragas tunisini che hanno bruciato la frontiera – come da definizione – e messo piede a terra nel porto dell’isola. Fermati a terra dalle autorità e condotti all’interno dell’hotspot per l’identificazione, un’altra operazione ha interessato Lampedusa e la Guardia Costiera che intorno alle un paio d’ore più tardi ha scortato a terra una barca con altri 14 migranti. Questi, partiti anch’essi dalla Tunisia, erano però di etnia subsahariana. Insieme ai migranti centroafricani sono arrivati anche altri migranti tunisini. Altri 25 circa, in due diversi approdi, sono arrivati sull’isola in piena notte: intorno all’una il primo gruppo e circa un’ora più tardi il secondo. Circa 170 migranti in poco più di due giorni solo a Lampedusa, dove l’hotspot è stato depotenziato in quanto a personale e conta di 96 posti letto. Domani però dovrebbero essere trasferiti tra 30 ed i 50 migranti verso la Sicilia.

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