Nave Diciotti, l’odissea continua

Nessuna autorizzazione per il porto di Pozzallo già raggiunto dalla Diciotti stamattina. Il ministro Toninelli aveva annunciato su Twitter l’autorizzazione allo sbarco nel porto di Catania ma il Viminale lo stoppa. La Procura di Agrigento apre una inchiesta sul caso dei migranti sulla nave della Guardia Costiera italiana

La nave della Guardia Costiera italiana aveva raggiunto questa mattina le acque antistanti il porto siciliano di Pozzallo, ma l’autorizzazione a fare ingresso in porto non è arrivata in plancia. Qualche ora più tardi, un tweet del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, cui fa capo la Guardia Costiera italiana, aveva annunciato una autorizzazione all’approdo nel porto di Catania. Immediatamente dopo l’annuncio social del ministro Danilo Toninelli è arrivato il contro ordine, mediante agenzie di stampa, del Viminale che negava l’autorizzazione allo sbarco fino a quando i 177 migranti a bordo di nave Ubaldo Diciotti non avranno una destinazione europea.

Per lo smistamento tra i Paesi membri dell’Unione si sta adoperando il ministro degli Affari Esteri, che di suo può in realtà poco o nulla a fronte delle grasse risate che si troverà ad affrontare proponendo la collaborazione solidale mentre in Italia il conflitto di competenze si consuma già tra apparati dello Stato. La nave della Guardia Costiera era intervenuta per obbligo di soccorso su un natante con a bordo 190 persone in avaria e tra i quali erano anche presenti casi sanitari che furono evacuati sulla vicina isola italiana di Lampedusa. La nave di un corpo dello Stato italiano, battente quindi a pieno titolo bandiera italiana, è già un principio di accoglienza conseguente il soccorso in mare. La minaccia di non far sbarcare i migranti nel caso in cui nessuno Stato membro si offrisse di accoglierne una parte sarebbe in sede europea a dir poco risibile.

Il conflitto tra le parti dello Stato si fa inoltre ancora più complesso con interventi di altra natura che comunque riguardano il caso della nave ostaggio del Viminale. Tra gli attori che partecipano alla storia entra in scena adesso anche la Procura della Repubblica di Agrigento che, con un comunicato stampa firmato dal procuratore capo Luigi Patronaggio, annuncia di aver avviato una indagine d’ufficio sul caso. La nota stampa della Procura agrigentina recita: “La Procura della Repubblica di Agrigento, nel rigoroso ambito della propria giurisdizione e competenza, ha avviato una indagine volta a conoscere il tentativo di ingresso di n. 190 immigrati extracomunitari avvenuto in data 16/8/018 al largo dell’isola di Lampedusa, tratti in salvo dalla motonave ‘Diciotti’ e ad oggi ancora ospitati sulla medesima motonave della Guardia Costiera. Detta indagine, affidata alla Capitaneria di Porto di Porto Empedocle e alla Squadra Mobile di Agrigento, oltre ad individuare scafisti e soggetti dediti al favoreggiamento della immigrazione clandestina, tende altresì a conoscere le condizioni dei 177 migranti superstiti a bordo della predetta unità navale militare.”

La vicenda del natante gremito di migranti e soccorso dall’equipaggio della Guardia Costiera in servizio su nave Ubaldo Diciotti nasce dalla omissione di soccorso maltese che durante il transito nelle acque di propria competenza SAR (Search and Rescue, Ricerca e Soccorso) si sarebbe limitata a rifornire il natante del necessario per il proseguo della navigazione in direzione delle acque territoriali o di competenza soccorso italiane. La vicenda rende però assai ridicola l’impuntatura del Governo italiano, o di parte di esso, che pur di non cedere nei confronti di Malta prima e dell’Unione europea dopo preferisce immobilizzare una propria nave con annesso equipaggio per cinque giorni. E la vicenda non si è ancora conclusa. La nave potrebbe non ricevere l’autorizzazione ad accedere ad un porto italiano nelle prossime 12 ore. In questo modo la pressione nei confronti della Guardia Costiera italiana aumenta con lo stesso fattore moltiplicatore con cui è aumentata nel corso dei mesi sulle navi delle Organizzazioni Non Governative. Porti chiusi quindi anche alle navi italiane dello Stato italiano per volere di un Governo che pretende credibilità ed ascolto all’estero.

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