di Mauro Seminara
Il ministro degli Interni, vicepremier e segretario federale della Lega è indubbiamente un prolifero comunicatore social. I suoi tweet ed i suoi post Facebook vengono spesso ripresi dai maggiori media ed anche inevitabilmente sottoposti a dura critica per i contenuti che, nel più dei casi, risultano ben poco istituzionali. Chiaramente non adatti alla sobrietà che la carica pubblica da esso ricoperta meriterebbe. Il suo Ministero è infatti quello che dovrebbe garantire la sicurezza e l’ordine pubblico nel Paese, avendo sotto le proprie responsabilità le Forze dell’Ordine ed i Servizi interni. Risulta pertanto sempre sopra le righe il suo continuo provocare o il suo invito quotidiano, rivolto ai suoi followers, a “mandare tanti baci” a chi lo contesta. Certo non è un Ministero senza portafoglio dedicato a riforme o rapporti con il Parlamento, per quanto anche in questi casi quelle dei ministri si intendono alte cariche pubbliche e specchio del Paese. Ciò che sfugge, però, nelle esternazioni social del ministro Salvini, è lo strano richiamo ad un noto italiano che fu – suo malgrado e post mortem – fautore della Carta Costituzionale italiana. Quel testo, madre delle leggi di questo Paese, blindato come solo i padri costituenti della Repubblica italiana seppero fare affinché non si verificasse nuovamente un’epoca fascista analoga a quella da cui il Paese usciva ferito e povero. Certo, fece ovvio scalpore su tutte le testate giornalistiche quel celebre “Molti nemici, molto onore” pronunciato al secolo da Benito Mussolini e ripreso appunto dal ministro degli Interni sul finire di luglio. Apparve però come un caso, magari isolato. Una provocazione. Venne criticato il ministro contemporaneo per un paio di giorni ed infine tutto il polverone si depositò, accantonato dall’inseguimento del successivo tweet da criticare.
Legittimo è il problema che, comunque, anche fosse solo provocazione, coincidenza o beata ignoranza, la conseguenza dell’ammiccamento è preoccupante. Escludendo i superstiti dell’era fascista, ultranovantenni e difficilmente avvezzi alla frequentazione dei social, e i giovani o meno giovani che con scarsa probabilità possono riconoscere o ricordare la citazione di Mussolini svelata e criticata duramente dalla stampa, rimangono i fanatici. I seguaci del fascismo che bramano un ritorno del duce o di un novello tale. E questi non sono pochi in Italia. Quindi, come per un linguaggio in codice da decifrare, ai fascisti sarà sicuramente arrivata la citazione del padre del fascismo italiano proposta dal ministro degli Interni. Stando ai movimenti che sottobosco radunano fanatici di ogni sorta, facendo incetta di estremisti, come per un futuro possibile “arruolamento”, in Italia ci sono migliaia di fascisti veri e fanatici e migliaia di seguaci di un altro carismatico leader degli anni che furono: il principe Junio Valerio Borghese. Perfino sui social, ad esito di una semplice ricerca, risultano gruppi dedicati alla Decima MAS. Intere pagine, gruppi, profili, dedicati alla X MAS del principe Borghese, quello del tentato omonimo golpe. Ovviamente sono pagine mute, senza post; tipico delle vetrine di arruolamento e non certo dei gruppi di discussione.
Se il ministro degli Interni ammicca, la cosa dovrebbe essere motivo di allarme nazionale e di immediato intervento di tutti gli organi di garanzia, incluso del presidente della Repubblica che, per quanto l’azione convaliderebbe il consenso di Matteo Salvini, dovrebbe valutare la richiesta immediata di dimissioni. Nel frattempo si verifica un altro strano fenomeno, che un po’, in versione social e da ventunesimo secolo, ricorda le purghe fasciste degli anni venti e trenta. Il giornalista Arnaldo Capezzuto scrive sul suo blog: “Accade qualcosa di inspiegabile o meglio di inquietante. Le notizie sgradite adesso vengono bloccate, rimosse, cancellate. È una sensazione che fa accapponare la pelle e per un attimo – ciò che avevi di scontato – ossia la libertà di pubblicare e quindi di farti leggere scompare in un sol colpo. Non si comprende cosa stia accadendo. È una pioggia di lamentele di utenti che si vedono articoli, commenti, post rimossi dai social in automatico.” La misteriosa sparizione di post a cui Capezzuto fa riferimento si concretizza nella non casualità del nome cui riguardano: “Guarda caso i ‘pezzi’ spazzati via senza tanti complimenti hanno nel titolo e nei tag il cognome Salvini. Sarà solo un caso? È l’influenza celestiale di coincidenze astrali? A partire dalle nove di questa mattina (ieri, ndr), tantissimi utenti dei più importante social, si vedono profili personali e pagine sottosopra. Dalle bacheche sembra passare una falciatrice che disbosca articoli, post, commenti che – in maggioranza – vedono protagonista il vicepremier Salvini. Le roventi polemiche sul mancato sbarco dei profughi dalla nave Diciotti e bloccata al porto di Catania hanno innescato proteste e accuse on line.”
Il giornalista precisa inoltre di averne pagato “personalmente il prezzo con articoli rimossi all’istante”. Aggiungendo poi anche l’ipotesi che “non è da escludere che un’organizzata batteria d’attacco cioè gruppi di utenti – in questo caso sostenitori di Salvini – segnalino in massa i post contro il loro leader”. Una ipotesi più che plausibile e che inevitabilmente rimanderebbe ai versi di Giorgio Gaber: “Mi scusi presidente ma ho in mente il fanatismo delle camicie nere al tempo del fascismo. Da cui un bel giorno nacque questa democrazia che a farle i complimenti ci vuole fantasia.” E di fanatismo in giro ce n’è davvero parecchio ed è tangibile. Non è escluso quindi che, a parte lo staff comunicazione personale del segretario leghista assunto al Ministero degli Interni di cui parla l’Espresso, tra i followers spontanei del vicepremier ci siano parecchi “militanti” che operano perché il loro condottiero marci al riparo da ogni critica. Censurando quindi ogni voce avversa. Infine, purtroppo, va anche rilevato che molti degli elettori leghisti del 4 marzo 2018 vestono quotidianamente una uniforme, sia essa di Forze dell’Ordine o di Forze Armate. Il consenso che circonda il ministro degli Interni non è quindi solo e semplice approvazione popolare ma vede movimenti che in qualche caso sono perfino vietati per legge. Come i nostalgici del duce e del fascismo o quelli del comandante della Decima.
Inoltre, come non bastasse il resto, la posizione che Salvini ricopre lo pone ufficialmente in testa ad un esercito personale di agenti ed ufficiali che in questo momento manifestano fede incondizionata nei suoi confronti ed ai quali si uniscono gruppi civili di estremisti sempre più numerosi in Italia e sempre meno nascosti. Accade a Catania, dove gruppi di estrema destra tentano di manifestare contro gruppi e associazioni pro sbarco dei migranti costretti su nave Diciotti. Accade sui social, dove magicamente scompaiono i post avversi al ministro degli Interni. Accade in semplici conversazioni, reali o social, dove c’è sempre il difensore d’ufficio del ministro pronto ad invettiva offensiva, feroce e priva di contenuti logici. Accade nel frattempo anche che la goliardia di chi gioca a sparare alle persone con la pelle di colore diverso siano sempre di più. Accade che sono sempre di più gli italiani che non sentono ragione sulla violazione dello Stato di Diritto che sembra consumarsi nel porto di Catania. Accade che il Governo si ponga in grave attrito con un corpo meritevole dello Stato come la Guardia Costiera. Accade che i seguaci attacchino con ferocia il meritevole corpo dello Stato alla stregua dei peggiori razziatori nazionali. Accade che altri corpi dello Stato critichino pesantemente quello posto sotto gogna per conflitto con il ministro degli Interni. Accade anche che continuando di questo passo, d’un tratto, sarà buio pesto.