Nel corso della seduta plenaria all’Europarlamento di Strasburgo, Viktor Mihaly Orban non si è limitato a parlare di difesa dell’ideologia politica ungherese da quella comunitaria, ma ha lanciato vere e proprie minacce all’Unione con toni anche tutt’altro che diplomatici. Primo ministro dell’Ungheria dal 2010, già in precedenza tra il 1998 e il 2002, Orban ha sentenziato che i deputati “pro immigrazione” sono all’interno del Parlamento europeo in maggioranza e che questi “stanno preparando una vendetta contro l’Ungheria perché abbiamo deciso di non diventare un Paese pieno di immigrati”. La netta posizione di rottura si evince anche da un’altra affermazione di Orban contro la plenaria: “La verità è che il verdetto è già scritto”. Ma l’ipotesi di pregiudizio contro l’Ungheria “già scritto” ancora prima del voto sull’applicazione delle sanzioni appare perfino di poco conto al cospetto della minaccia pronunciata in plenaria dal leader ungherese: “Difenderemo le nostre frontiere anche contro di voi”
In Italia si era già respirata aria di rottura con l’Unione europea ed in più di una occasione era stata messa una pezza da parte dello stesso Governo che aveva rischiato la crisi. Da una parte la Lega di Salvini, con il ministro degli Interni in testa nel creare casus belli contro le regole Ue, dall’altra parte il ministro d’area leghista Tria che ha rattoppato le minacce dell’esecutivo sul Documento di Economia e Finanza che dovrebbe essere pronto già ad ottobre rassicurando i mercati e contenendo il divario tra i Bund tedeschi ed i Btp italiani. Adesso la divisione di idee tra le componenti gialla e verde dell’esecutivo si ripropone con il caso europeo delle sanzioni all’Ungheria rigettate da Orban questo pomeriggio. La Lega si propone contro nel voto sul sanzionamento mentre il Movimento pare intenda votare a favore, riconoscendo in tal modo la politica anti-Ue di Orban. Questa, al momento, sembrerebbe essere la posizione dei due alleati di Governo in Italia.
La vicenda, comunque, trae origine dalla questione che ormai sembra aver monopolizzato la politica europea, sia essa una causa legittima o una scusante utilizzata in modo strumentale per minare la solidità dell’Unione europea e dell’euro. Era infatti ancora fresca la notizia che Michelle Bachelet, dalle Nazioni Unite, aveva proposto l’invio di un team di ispettori in Italia con consegne di verifica dell’innalzamento di tensioni razziste nel nostro Paese. Anche in questo caso si è pronunciato in modo critico il segretario federale della Lega, nonché ministro degli Interni, Matteo Salvini affidando la propria idea ad un consueto tweet: “Ogni anno l’Italia dà all’#Onu più di 100 milioni di euro. Se questi signori si permettono di dare lezioni agli italiani, valuteremo sull’utilità di continuare a versare così tanti soldi per finanziare sprechi e mangerie. Il razzismo vadano a cercarlo altrove.”
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