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Nati i nanocristalli per avere energia da finestre, tecnologia italiana

di Andrea Sangermano

Cristalli microscopici di silicio che assorbono e rimandano i raggi luminosi da convertire in energia elettrica, da usare per trasformare le finestre in pannelli fotovoltaici. E un impianto pilota ad alta tecnologia per far avanzare l’acquacoltura in Egitto. Sono i due progetti avviati dall’Alma Mater di Bologna col sostegno di Eni, in seguito all’accordo di collaborazione stipulato nel 2017 in occasione del G7 ambiente sotto le Due torri.

L’Università felsinea e il colosso dell’energia hanno fatto il punto ieri mattina a Bologna sul primo anno di attività insieme. L’accordo, di durata triennale e del valore di cinque milioni di euro, ha dato il via a progetti di sviluppo e di ricerca sui temi dell’energia. Per il primo anno di collaborazione Eni ha stanziato 1,4 milioni di euro e ad oggi sono stati attivati sette workshop e 11 contratti di ricerca in otto dipartimenti dell’Alma Mater, con il coinvolgimento di 15 gruppi di scienziati.

Uno di questi progetti riguarda appunto lo studio sui nanocristalli di silicio, portato avanti dai ricercatori del dipartimento di Chimica dell’Ateneo e dal centro ricerche Eni, che ha sviluppato una nuova tecnologia: i concentratori solari luminescenti, ovvero pannelli di materiale plastico trasparenti, riempiti di coloranti fluorescenti che assorbono la luce e la rimandano verso l’esterno in forma colorata, illuminando in particolare i bordi. “È lo stesso principio del cucchiaino di plastica del gelato– spiega Paola Ceroni dell’Alma Mater, curatrice del progetto- quando la luce del sole lo colpisce, diventa fluorescente e il colore è più intenso soprattutto sui bordi”.

L’idea è di sfruttare questa energia luminosa applicando lungo i bordi della piastra minuscoli pannelli fotovoltaici, in grado di trasformare la luce riflessa in elettricità. Da qui alla creazione di una finestra ‘intelligente’, che produce energia ogni volta che la luce la colpisce, il passo è breve. Il team dell’Alma Mater sta studiando dunque come applicare i nanocristalli di silicio a questi concentratori solari, per migliorarne l’efficienza rispetto al semplice colorante.

“Il silicio è un materiale molto abbondante sulla Terra– spiega Ceroni- non è tossico e non dà problemi di riassorbimento della luce, una volta emessa”. Trattati in maniera da evitare l’ossidazione e da spanderli con omogeneità all’interno del pannello, i cristalli di silicio possono anche essere potenziati con un colorante in grado di assorbire ancora più luce. In questo modo, la tecnologia risulta ancora più efficiente.

Il secondo progetto portato avanti da Alma Mater ed Eni riguarda la creazione di un nuovo distretto di acquacoltura in Egitto, a Port Said, vicino all’impianto di Zohr, attivo sul più grande giacimento di gas nel Mediterraneo scoperto da Eni. “L’acquacoltura in Egitto è una delle attività principali- spiega Alessio Bonaldo del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Ateneo di Bologna- produce dieci volte più dell’Italia, ma con tecniche ormai superati e non sostenibili”.

Ad esempio, nei laghi artificiali per l’allevamento dei pesci vengono usate pompe a benzina (quindi inquinanti) per la circolazione dell’acqua e scarti di pesce come alimentazione. Il progetto di Eni e Alma Mater prevede dunque la creazione di un nuovo distretto di acquacoltura ad alta tecnologia, come progetto pilota per gli allevatori egiziani. Prevista anche attività di formazione e interventi immediati per rendere più sostenibili le aziende locali, come fornitura di pompe elettriche per l’acqua e mangimi.

Il gruppo di studenti ricercatori del progetto nanocristalli
Andrea Sangermano – Agenzia DIRE
www.dire.it
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