di Mauro Seminara
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa, al Palazzo del Quirinale, per le 17:00 di oggi. L’ordine del giorno prevede la trattazione dei seguenti temi: esame degli scenari internazionali di crisi, con particolare riguardo alle aree di prioritario interesse nazionale. Stato e possibile evoluzione dell’impegno delle Forze Armate italiane nei diversi Teatri Operativi; principali sviluppi di carattere strategico-militare in ambito NATO e Unione Europea. Analisi e prospettive delle iniziative e dei contributi nazionali; punto di situazione sul processo di riforma e modernizzazione dello Strumento Militare. Il vertice della Difesa al tavolo del presidente della Repubblica, convocato pochi giorni addietro, arriva in un momento cruciale per la politica internazionale dell’Italia, con particolare riguardo alla Libia. Sul fronte del vicino Stato nordafricano si sta evolvendo con estrema rapidità un’attività che vede sempre più duramente contrapposti gli interessi italiani a quelli francesi.
Ieri invece, in Marocco, si è tenuto un incontro tra l’inviato dell’UNSMIL, Ghassan Salamé, ed il ministro degli Esteri nordafricano Nasser Bourita. Al centro dell’incontro c’è la crisi politica libica. In una conferenza stampa congiunta tenutasi al termine dell’incontro svolto a Rabat, Bourita ha rinnovato il sostegno del Marocco per il raggiungimento di una soluzione interlibica sotto l’egida dell’ONU, auspicando così una definitiva soluzione della crisi. “Per l’importanza nel Maghreb della crisi libica, il Marocco – ha dichiarato Bourita – attribuisce particolare interesse al sostegno per la soluzione della crisi nel quadro dell’accordo di Skhirat e alle varie proposte messe sul tavolo per portare questo paese gemello fuori dall’impasse”.
Da Rabat, in Marocco, Salamé ha definito “importanti” i passi che si faranno a breve, riferendosi esplicitamente alla conferenza internazionale che si terrà in Italia, a Palermo, il 12 ed il 13 novembre. Ma tra i passi, prossimi, ci sarà anche il briefing che si terrà a breve al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tanti attori schierati in campo, ognuno con le proprie idee di risoluzione della crisi libica ed ognuno con i propri interessi su una risoluzione “favorevole”. Nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giuseppe Conte, aveva tenuto una piccola ma intensa maratona di incontri proprio sulla questione libica. Venerdì 26 ottobre, Conte aveva ricevuto a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale della Libia, Fayez al Serraj.
Nel pomeriggio dello stesso giorno ha poi ricevuto Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamè. Appena due giorni dopo, domenica 28 ottobre, a Palazzo Chigi è stato ricevuto il Comandante dell’Esercito Nazionale Libico, Generale Khalifa Haftar. Negli stessi intensi giorni, ad anticipare la sequenza di incontri a Palazzo Chigi, l’agenda del premier italiano ha visto anche l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin, che non ha assicurato la propria personale presenza a Palermo ma ha garantito la presenza della Russia con un inviato di alto livello. Emissario che, vista la delicatezza del tavolo, potrebbe essere anche il fidatissimo ministro degli Affari Esteri Sergej Lavrov.
Nel quadro di una intensificazione della diplomazia estera italiana sull’affaire Libia, ed in concomitanza ad essa, arriva il Consiglio Supremo di Difesa convocato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La delicatezza della vicenda definita “crisi libica” va infatti ben oltre il territorio della Libia e riguarda da vicino – e con alta tensione – i rapporti tra l’Italia e quella Francia che nel 2011 si schierò subito ed in prima linea nella destabilizzazione dello Stato guidato da Muammar Gheddafi. Ancora oggi, malgrado gli sviluppi della Giustizia francese sui rapporti tra l’allora presidente Nicolas Sarkozy ed il colonnello Gheddafi, sul finanziamento del rais per la campagna elettorale del francese, non ci sono prove per dimostrare che l’omicidio del leader nordafricano sia stato ordinato all’Eliseo ed eseguito sul campo da militari francesi. Da quel momento, però, la leadership italiana nei rapporti con la Libia è stata scalzata e il Paese nordafricano non ha più trovato un equilibrio post-Gheddafi. Recenti interventi italiani, nel corso degli ultimi anni, hanno sempre visto contrapporsi azioni francesi di “controsorpasso”, come il summit all’Eliseo in cui l’attuale presidente Emmanuel Macron ha fatto incontrare i leader di Tripolitania e Cirenaica, Fayez Al-Serraj e Khalifa Haftar, senza invitare formalmente l’Italia al tavolo di dialogo da cui è stata poi presentata una presunta data per le elezioni libiche. Una data, quella proposta per il 10 dicembre, che a giudicare dagli scontri che hanno investito l’intera Libia e nei quali si sono anche moltiplicate le fazioni rivali, pare essere rimasta una chimera.
L’Italia sta adesso tentando di rilanciare, nel quadro delle offerte poste davanti ai vari leader libici, e di fare da padrona di casa – a Palermo tra 12 giorni – per ottenere un accordo tra le parti con l’appoggio dell’influente, almeno per la parte cirenaica, Russia di Putin. Gli incontri, serrati, tenuti da Conte a Palazzo Chigi si sono conclusi tutti apparentemente in modo positivo. Con Serraj pare essere stata condivisa la necessità di coinvolgere, “con ogni sforzo possibile”, tutti gli attori locali e internazionali “che hanno a cuore l’evoluzione positiva della situazione in Libia, nell’interesse delle sue popolazioni e delle sue istituzioni”. Serraj ha confermato la sua presenza alla Conferenza sulla Libia il 12 e 13 novembre, ribadendo insieme al Presidente Conte l’importanza di “assicurare le condizioni di sicurezza e di sviluppo economico, nonché il rafforzamento del quadro politico-costituzionale quale base per un ordinato processo politico fondato sul Piano d’Azione delle Nazioni Unite”.
Con l’inviato speciale delle Nazioni Unite, incontrato poche ore più tardi, Conte ha ribadito la centralità del ruolo delle Nazioni Unite nel processo di stabilizzazione della Libia, come definito nel Piano di Azione dell’ONU, e sottolineato il contributo fondamentale che l’Organizzazione può fornire al successo della Conferenza. Salamè ha evidenziato come la Conferenza di Palermo possa dare un segnale essenziale di sostegno della comunità internazionale al processo politico, in una fase particolarmente importante dello stesso. Ha inoltre espresso apprezzamento per l’approccio inclusivo seguito dall’Italia a favore di un pieno coinvolgimento dei principali attori libici nell’organizzazione della Conferenza. Il “rafforzamento delle condizioni di sicurezza e di sviluppo economico come elementi propulsori di una soluzione politica alla crisi” sono stati concetto condiviso anche dal premier italiano con il rappresentante ONU Salamé.
Nel corso dell’incontro con il generale Khalifa Haftar, tenutosi due giorni dopo, forse anche per la estrema delicatezza di un possibile involontario incontro tra questi e Serraj a differenza del buon rapporto tra Serraj e Salamé, il presidente del Consiglio ha ribadito che si tratterà di una “Conferenza per la Libia e non sulla Libia”, ispirata a due principi fondamentali, quali il pieno rispetto della assunzione di responsabilità da parte libica e l’inclusività del processo, che si inserisce nel percorso tracciato dal piano delle Nazioni Unite. Anche il Comandante dell’Esercito Nazionale Libico, Khalifa Haftar, ha confermato la sua partecipazione a Palermo, assicurando disponibilità ad un confronto che si auspica costruttivo e che rappresenti la premessa di un reale processo di unificazione in linea con le perduranti aspettative del popolo libico.
La presenza a Palermo di tutti i principali attori libici è finalizzata a sostenere le condizioni di sicurezza e di sviluppo economico, nonché il rafforzamento del quadro politico-costituzionale, quale base per un ordinato processo politico fondato sul Piano d’Azione delle Nazioni Unite. Il Presidente Conte ha ribadito il ruolo di facilitatore che si propone di assumere nel corso dell’evento a Palermo, azione questa che potrà giovarsi della presenza e sostegno di numerosi esponenti della Comunità internazionale. Di contro, il tema della sicurezza si trasferirà per qualche giorno dalla Libia a Palermo, dove la contemporanea presenza di Serraj, Haftar, del rappresentante delle Nazioni Unite e dell’emissario della Russia, di un rappresentante della Francia se non addirittura di Macron in persona e di tutti gli altri attori coinvolti farà del capoluogo di regione siciliano un territorio da sicurezza paragonabile ad una città che ospita il G7.
Anche sotto questo aspetto, il Consiglio Supremo di Difesa in corso al Quirinale ha tratti di estrema delicatezza ed importanza. Il tavolo del presidente Mattarella, che riunisce tutti i vertici della Difesa inclusi i Servizi, è sempre un vertice di estrema delicatezza ed importanza, ma in questo caso riguarda molto da vicino una circostanza ad alto rischio che si svolgerà “in casa” e che comporterà, qualunque sia il risultato finale, un rimescolare le carte nei rapporti internazionali dell’Italia. Rapporti che potrebbero vedere l’Italia gravemente, e poco diplomaticamente, contrapposta alla Francia sul territorio libico. Potrebbe comportare una guerra in Libia, con schieramento massiccio di Forze Armate italiane, contro non si sa bene quanti e quali nemici. Potrebbero anche conseguirne sensibili effetti nei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti e la Russia. Il tutto a breve, il 12 e 13 novembre, ed a breve distanza da quelle elezioni europee che a maggio potrebbero determinare la completa distruzione dell’Unione europee e la conseguente rottura degli argini diplomatici tra i Paesi attualmente uniti dalla bandiera blu stellata.
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