Il martirio della città di Taranto e la storia infinita dello stabilimento ILVA sembra un pozzo senza fondo. Un pozzo avvelenato che intendeva avvelenare l’intera città con i suoi abitanti. A margine delle più gettonate vicende passate direttamente dall’interno dell’acciaieria agli onori della cronaca ci sono anche storie di discariche industriali abusive, di veleni interrati e di procedimenti giudiziari a latere che vedono imputate nove persone per responsabilità, dirette ed indirette. Nell’area ispezionata e sequestrata dalle Fiamme Gialle sono stati reperiti milioni di tonnellate di rifiuti illegalmente smaltiti.
Nel procedimento penale in trattazione risultano indagate 9 persone, tra responsabili amministrativi e tecnici protempore dell’ILVA S.p.A. dal 1995 al 2012, a vario titolo, per i reati di disastro ambientale doloso, distruzione e deturpamento di risorse naturali, danneggiamento, getto pericoloso di cose e mancata bonifica dei siti inquinanti. Gli indagati avrebbero gestito le predette aree, senza metterle in sicurezza, evidenziando una precisa volontà di porre in essere un disegno illecito volto a trarre un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente in un risparmio degli oneri economici occorrenti per la loro bonifica.
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