A Palermo una Conferenza per la Libia, con la Libia, ma fino all’ultimo momento senza il generale Khalifa Haftar che per “gentile concessione” cambia i propri piani di assenza ed arriva a Villa Igiea in serata. Giusto il tempo per la formale ed immortalata stretta di mano con il padrone di casa, il presidente del Consiglio dei ministri italiano Giuseppe Conte, e si ritira in camera. Come lui, in orario approssimativamente concomitante, arriva anche l’emissario della Russia che, stando ad alcune indiscrezioni e ad alcune fonti di stampa, avrebbe giocato un ruolo fondamentale per convincere Haftar a partire alla volta di Palermo. Senza Haftar, la Conferenza non avrebbe avuto motivo di esistere. Nel qual caso, l’Italia avrebbe giocato solo una mano d’azzardo rimettendoci tutto. Sulle pressioni per la partecipazione del generale della Cirenaica c’è anche un giallo, smentito in ambiente italiano ma in sospeso sulla stampa nordafricana e mediorientale, secondo cui il premier Conte in persona sarebbe partito domenica per un fulmineo incontro a tu per tu con il comandante dell’Esercito Nazionale Libico la cui partecipazione è rimasta fino all’ultimo momento in dubbio. L’agenzia turca Anadolu aveva riferito di fonti della Camera dei rappresentanti libica di Tobruk secondo le quali domenica il primo ministro italiano sarebbe arrivato ad Al-Rajma, in Libia, per incontrare Haftar e convincerlo a partecipare alla conferenza di Palermo. Partecipazione che infine c’è stata, ma a Villa Igiea e non alla Conferenza di Palermo. Questa mattina c’è stato infatti un fuori programma rispetto all’orario di inizio lavori fissato per 11. Il premier Conte, alle 8:30, ha tenuto un vertice a porte chiuse con il generale Haftar, il presidente del Governo di transizione, Fayez al-Serraj, ed altri attori di fiducia delle parti in conflitto che in una sala del prestigioso hotel hanno fatto in modo di trovare un punto di incontro tra i due contendenti. Il risultato finale dell’incontro è stata la fatidica sorridente stretta di mano, immortalata dalla stampa, tra Fayez al-Serraj e Khalifa Haftar. Un risultato modesto, privo di contenuti concreti, di accordi pratici, ma sufficiente perché Palazzo Chigi sorpassi l’Eliseo e recuperi immagine su scala mondiale per il teatro di interessi mediterranei.
“Se la domanda è ‘oggi abbiamo risolto tutti i problemi della Libia, allora non è stato un successo”, ha dichiarato il premier Conte in conferenza stampa. Di fatto la “Conferenza sulla Libia, per la Libia” non aveva simili pretese. Era sufficiente trovare dei punti di incontro tra le parti per avviare un dialogo di cui l’Italia, invece che la Francia, si fa garante ed arbitro con il sostegno di alcuni importanti influencer internazionali che sponsorizzano notoriamente Haftar e Serraj. Le maggiori difficoltà consistevano appunto nel mediare tra i piani dell’ONU per la Libia e l’asse del Mediterraneo orientale rappresentato su tutti da Russia ed Egitto. Nelle ultime settimane si erano infatti intensificati gli sforzi diplomatici italiani per riavvicinare il Cremlino a Roma e l’Egitto all’Italia dopo la vicenda di Giulio Regeni che ne ha drasticamente inasprito i rapporti. Rappresenta da questo punto di vista un risultato notevole la presenza del presidente egiziano Al Sisi, oltre al generale libico Haftar. A questi si sono aggiunti altri rappresentanti di peso dell’area mediterranea: per la Tunisia il presidente della Repubblica, Essebsi, e per l’Algeria il primo ministro Ouyahia. Assente il presidente della Turchia Erdogan, ma in sua vece ha partecipato il vicepresidente Oktay. Importanti le partecipazioni di rilievo del Medio Oriente ricco: ministro degli Esteri del Qatar, Al Thani, il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Gargash, e l’ambasciatore dell’Arabia Saudita a Roma Al Qahtani.
Per i grandi della Terra sono arrivati esponenti di rilievo invece delle loro massime autorità. Assenti il presidente russo Vladimir Putin e quello americano Donald Trump. Il Cremlino ha però partecipato con il suo primo ministro, Medvedev, mentre il capo della Casa Bianca ha inviato – snobbando palesemente la Conferenza – il suo consigliere del Dipartimento per il Medio Oriente David Satterfield. Gli Stati Uniti hanno visto, anche in questo caso, il rigoroso rispetto della propria politica da parte del Regno Unito che ha inviato il sottosegretario di Stato per il Medio Oriente. Appena meno evidente del boicottaggio angloamericano è stata la partecipazione francese con il proprio ministro degli Esteri Le Drian. Ancor meno impegnata la Germania, dalla quale ci si attendeva la partecipazione della cancelliera Angela Merkel invece dell’inviato viceministro degli esteri. Di contro, a controbilanciare il risultato dell’iniziativa italiana, c’è stata un importante presenza in rappresentanza della Cina con il rappresentante speciale per gli Affari Africani Xu Jinghu. Se i singoli Stati membri dell’Unione europea hanno preferito partecipare senza però accreditare troppo l’evento, a certificarlo per conto dell’Unione c’è stata l’alto rappresentante UE Federica Mogherini. Oggi il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, con un tweet dal suo account personale, ha manifestato l’intenzione dell’Unione di sostenere l’Italia in questo tentativo di supporto alla diplomazia in Libia operata dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salamé: “L’UE continuerà ad utilizzare tutti gli strumenti per aiutare e sostenere la Libia. È una responsabilità condivisa per il popolo libico e per i partner e i vicini della Libia. #ForLibyaWithLibya”. In chiusura di conferenza stampa, il premier italiano ha voluto precisare che l’odierno risultato non vuole in alcun modo essere una sfida o una pretesa di leadership di influenza sulla Libia, ma l’allusione alla contesa con la vicina Francia che oggi dovrà mandare giù un boccone difficile da digerire. I reali contorni degli accordi raggiunti si potranno percepire però soltanto nei prossimi giorni, quando si paleseranno tregue la dove oggi ci sono scontri armati e scambi commerciali dove i rapporti si erano raffreddati.
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