Lo scorso venerdì un peschereccio, libico, faceva il suo ingresso nel porto di Lampedusa accompagnato da una motovedetta della Guardia Costiera che provvedeva al suo ormeggio. Intorno all’imbarcazione, un motopesca d’altura, in ferro, caratterizzato da abbondante e non manutenuta ruggine, un notevole dispiegamento di forze della Guardia di Finanza. A bordo del natante, invece, oltre a personale delle Fiamme Gialle, si scorgevano solo un paio di militari in tenuta da assalto. Nessun pescatore e nessun passeggero straordinario a bordo del peschereccio che veniva ormeggiato a Lampedusa intorno alle 18:30. Questa mattina, presso la Procura della Repubblica di Agrigento, il procuratore Luigi Patronaggio ha esposto in conferenza stampa i dettagli dell’operazione culminata nell’arresto dei sei membri dell’equipaggio e nel sequestro dell’imbarcazione.
La “nave madre”, un ritorno
a vecchi sistemi di traffico
di migranti dal nord Africa
Un aereo da ricognizione dell’agenzia Europea Frontex, su indicazione della Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere del Ministero dell’Interno, lo scorso giovedì aveva avvistato un peschereccio della marineria di Zuwara in navigazione nel Mediterraneo centrale con un barchino al traino. Posto sotto attenzione, il peschereccio è stato successivamente monitorato da un elicottero della Marina Militare imbarcato sul pattugliatore Nave Carabiniere. La nave della Marina Militare, inquadrata nel dispositivo Mare Sicuro, ha seguito la navigazione del peschereccio in continuità di monitoraggio con il primo avvistamento effettuato dal velivolo di Frontex. Monitoraggio che avveniva in mare aperto, a circa 50 miglia a sud di Lampedusa, con documentazione fotografica dell’attività. Tra un passaggio in ricognizione e l’altro, l’elicottero della Marina Militare si trovava davanti ad un contesto mutato: il barchino non era più al traino e navigava con a bordo 68 persone in direzione Lampedusa, mentre il peschereccio aveva invertito la rotta e dirigeva a sud.
Operazione interforze per
il traffico di migranti dalla
Libia verso l’Italia
Per quanto l’operazione possa somigliare a quella già conclusasi con la scarcerazione che il Tribunale del Riesame ha concesso ai pescatori tunisini accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in questo caso l’evidenza è ben diversa ed i migranti si trovavano sotto coperta fino al trasbordo sul barchino con cui avrebbero dovuto navigare per le ultime quaranta o cinquanta miglia di distanza da Lampedusa. La fase successiva dell’operazione consegue il raccordo informativo prodotto dal Centro Nazionale di Coordinamento della Direzione Centrale dell’Immigrazione della Polizia delle Frontiere e quello operativo dell’International Coordination Center di Frontex, istituito presso il Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza. Il Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo,con la collaborazione del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e del Comando in Capo della Squadra Navale della Marina Militare, è stato schierato in parte al limite delle acque territoriali – per impedire l’ingresso incontrollato dei migranti sul territorio nazionale – ed in parte per l’inseguimento del peschereccio. Nello specifico, la barca da pesca che ha svolto la funzione di “nave madre” è stata inseguita, raggiunta ed arrembata dai militari del Battaglione San Marco in servizio a bordo di Nave Carabiniere e dai militari delle Fiamme Gialle in servizio a bordo del pattugliatore d’altura Monte Cimone, prima che raggiungesse acque territoriali di altri Paesi. La barca da pesca è stata infatti raggiunta a 35 miglia dalla costa della Libia, e l’operazione non è stata affidata alle autorità libiche alle quali nei giorni scorsi l’Italia ha consegnato un’altra motovedetta appartenuta alla Guardia di Finanza.
I migranti fermati ed i
trafficanti tratti in arresto
Il barchino sul quale il peschereccio libico aveva trasbordato 68 migranti ha navigato fino al confine con le acque territoriali italiane in direzione di Lampedusa. Al confine, ad attendere i migranti, c’erano la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera ad attenderli. Fermati per l’ingresso illegale in acque territoriali italiane, i migranti sono stati trasferiti all’hotspot dell’isola dove sono state avviate le indagini in sinergia dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato di Agrigento, dalla Brigata della Guardia di Finanza di Lampedusa e dai militari delle Fiamme Gialle in servizio sulle unità navali che aveva eseguito i fermi in mare. Al termine dei riscontri investigativi, le sei persone componenti l’equipaggio del peschereccio, risultate di nazionalità egiziana, sono stati sottoposti a fermo con l’accusa di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione illegale ed il peschereccio sottoposto a sequestro. Per i 68 migranti, risultati in prima indagine di provenienza bengalese, egiziana e marocchina, sono state avviate le procedure che si concluderanno, secondo i singoli casi, con l’espulsione o l’accoglienza.
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