La vicenda degli operatori ecologici di Lampedusa e Linosa ha sempre più i tratti di una storia grottesca che non ha alcun legame con lo stato di diritto. I lavoratori, ieri, non hanno neanche dato corso al sit-in in Comune. Per loro, forse, il sindaco non rappresenta più un tutore e neanche un interlocutore. Al sindaco invece si è rivolto il sindacato USB che lo informa, secondo destinatario dopo il prefetto, per informarlo della richiesta rivolta alla Prefettura di Agrigento della revoca degli affidamenti, del blocco delle gare in corso e l’affidamento a un commissario. Richiesta legittimata moralmente dalla premessa sulla condizione dei lavoratori e della vicenda. Ma, forse, anche sul piano giuridico potrebbe esserci qualche appiglio. Gli spunti sono stati sicuramente offerti all’Ispettorato del lavoro come alla Procura della Repubblica di Agrigento perché un po’ di luce venga fatta sulle leggi e sul diritto del lavoro che parrebbero disattesi. Anche la UIL, cui aderiscono alcuni degli operatori ecologici di Lampedusa e Linosa, ha denunciato irregolarità dei licenziamenti.
“Nel corso della vertenza degli operatori ecologici di Lampedusa, licenziati, in attesa di concertazione, senza stipendi e senza garanzie per il futuro, ci è pervenuta la notizia di un contratto temporaneo con cui le ditte avrebbero inquadrato un concittadino lampedusano estraneo alla professione di operatore ecologico ed alle ditte.” Lo scrive Aldo Mucci, segretario per la Sicilia dell’Unione Sindacale di Base, nella nota protocollata trasmessa ieri alla Prefettura di Agrigento ed al Comune di Lampedusa e Linosa. Perdura infatti per i lavoratori in oggetto l’attesa della concertazione e l’amministrazione comunale non risulta abbia ancora firmato il nuovo contratto con il RTI a sei imprese. Gli operatori ecologici sono stati licenziati ma non hanno firmato alcun licenziamento, non sanno se verranno riassunti dalle stesse ditte che insieme ad altre tre formano la RTI del nuovo appalto e non hanno notizie di stipendi arretrati – alcuni lavoratori sono fermi alla busta paga di maggio – né del Trattamento di Fine Rapporto. Proprio sul TFR verte il titolo che il sindacalista Aldo Mucci ha dato ad una lettera aperta, una provocazione, in cui propone la costituzione di un RTI con cui prendere appalti pubblici senza rischio d’impresa. La pubblichiamo integralmente di seguito.
Datemi almeno il mio TFR
É questo che chiedono i lavoratori operatori ecologici di Lampedusa. Non possiamo continuare a comprare il pane a debito. Il trattamento di fine rapporto – per chi non lo sapesse – va corrisposto alla cessazione del rapporto di lavoro. I contratti collettivi possono fissare un termine, a partire dalla data di cessazione del rapporto, entro il quale il datore di lavoro deve eseguire questa prestazione. Se però nel contratto non viene indicato alcun termine, il lavoratore può esigere il TFR immediatamente, ossia già all’atto del licenziamento o delle dimissioni. Il lavoratore può, quindi, pretendere immediatamente il pagamento senza aspettare. Ma a Lampedusa, ad Agrigento, in Sicilia, questo non avviene. La rabbia nasce dal fatto che nessuna autorità è intervenuta. Il Presidente della regione Musumeci, l’assessore al ramo, mi chiedo cosa fanno tutto il giorno. Possibile che non riescono a “ragionare” sullo “schifo” che da anni “ammazza” Lampedusa? I lavoratori continueranno a lottare, perché fino a prova contraria in Italia esiste ancora la democrazia, la Costituzione, forse la Legge. Ho detto ai ragazzi di Lampedusa che da domani formeremo una RTI, non ci sono problemi. Una impresa semplice e senza alcuna fatica. La chiameremo “Spazzatutto”. Una volta formata staremo tranquillamente ad aspettare che la Regione passi il denaro ai Comuni e vedrete che poi tocca a noi incassare. Assumeremo 20 lavoratori, anzi 30, tanto potete stare tranquilli, se non arrivano i soldi non li paghiamo. Possono sbraitare, morire di fame, piangere per la disperazione. Che importa? Questo è fare impresa.
Aldo Mucci
29 novembre 2018
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