di Mauro Seminara
Sembrava lontano il tempo del Natale blindato e dell’allerta terrorismo al massimo grado. È un effetto dovuto ai tempi che corriamo, intensi, stressanti, causa di ansia quotidiana. Un mese sembra un anno e quanto accaduto un anno prima sembra remoto nella memoria. Eppure, l’ultimo Natale con la paura di un’auto che si scaglia sulla folla, o di un pazzo che apre il fuoco in mezzo a migliaia di persone che al suono di Jingle bells passeggiano tranquille tra le vie del centro agghindato a festa, risale appena allo scorso anno. Il terrorismo è tornato. È a Strasburgo, una civile città europea. Una città francese. Ed il terrorismo di matrice integralista islamica ci tocca come non riesce a fare un gruppo di idioti armati di spray al peperoncino in una discoteca. Perché gli idioti sono italiani, come quelli che la discoteca l’hanno riempita molto oltre i limiti di sicurezza e come il rapper che ci si esibiva dentro quella sera. Quindi, in questo caso i giudizi prendono la tangenziale,partono da chi ha usato lo spray urticante, passano dai gestori del locale e finiscono per concentrarsi sui testi del rapper. L’opinione pubblica si confonde. Non è facile come con il cattivo che mette tutti d’accordo: il terrorista fanatico di un Islam che non esiste, di un Corano che nulla c’entra con l’integralismo dell’Isis o di qualunque altra scusa terrorista.
La Francia era stata messa a ferro e fuoco dai cugini a cuigli italiani somigliano decisamente poco. I “gilet gialli”, a differenza dei “tuttologida social” italiani, hanno deciso che le politiche sociali di Macron non erano quelle che si aspettavano quando il giovane Emmanuel è stato eletto presidente.Aumenti di accise sul carburante, ed altri modi per mettere le mani in tasca ai francesi, avevano scatenato una risposta popolare alle politiche economiche capace di far tremare l’Eliseo e vacillare il presidente Emmanuel Macron. Tanto che dall’Eliseo è uscita una unica proposta tollerabile: abbiamo scherzato. Macron ha quindi messo in campo tutto il suo appeal per ottenere una totale revisione dei conti pubblici e del deficit per ridurre il costo della vita dei francesi invece di aumentarlo. E proprio con il presidente a brache calate si è consumato l’ennesimo atto di terrorismo su territorio francese. Complottisti e dietrologisti hanno inquadrato, in un modo o nell’altro, la volontarietà tempistica dell’attentato di Strasburgo per gli oscuri disegni di chi manipola e sfrutta il terrorismo in occidente. Pupari a parte, i fatti sono e rimangono che l’attacco terrorista di Strasburgo ha sortito degli effetti ineludibili.
La Francia non riesce proprio a difendersi dal terrorismo. Non è capace di prevenire gli attentati e non è capace di non lasciarsi sfuggire gli attentatori che, puntualmente, si danno alla fuga dopo aver ucciso un po’di vittime innocenti. L’Europa dimentica in un attimo i gilet gialli e la calata di brache del governo francese per tornare a trincerarsi nell’incubo dell’attentato. La risposta di Macron parla di maggiore attenzione nel controllo dei propri confini ed il cerchio si chiude. Si torna così indietro di qualche pagina di calendario mentre di pagine ne mancano sempre meno alle elezioni europee in cui, sembra, i sovranisti vinceranno di larga misura sugli europeisti. Malgrado la risposta più logica non è il nazionalismo, il sovranismo, ma la condivisione europea della minaccia terrorista come dell’accoglienza e dell’integrazione dei musulmani non terroristi.
Austria, Ungheria e Italia sono già sbilanciate verso il sovranismo distruttivo mentre Germania e Francia vacillano e il Regno Unitosi appresta a salutare formalmente l’Unione. Le banche dati dei rispettivi servizi segreti non vengono condivise e le politiche colonialiste che causano l’odio africano e mediorientale nemmeno. Ognuno sfrutta e bombarda a piacimento per interessi nazionali e, di conseguenza, ognuno tiene per se le informazioni sensibili di cui fanno parte anche i rapporti sensibili: lasciapassare e salvacondotti vari, finanziamenti a gruppi terroristi assoldati per tutelare interessi di sfruttamento in Africa e Medio Oriente, rapporti segreti su forniture di armi e complicità sparse nei territori in cui le potenze europee, come quelle d’oltreoceano,spolpano ricchezze e distribuiscono miseria e terrore. A circa sei mesi dalle elezioni europee, un terrorista conosciuto ai servizi francesi e mancato da essi ha minato in modo definitivo l’Unione europea a vantaggio assoluto dei sovranisti alla Matteo Salvini, che di terrore da migranti e musulmani si nutrono quotidianamente. Difendiamo i confini nazionali, chiudiamo le frontiere all’interno dell’area Schenghen e non condividiamo nulla, neanche sul welfare.Eppure, il terrorista a cui si da ancora oggi la caccia è nato e cresciuto in Francia.
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