“Che c..zo ti deve succedere? Alla fine, i lavori ci sono.Capito? deve essere qualcuno che ti va a filmare…”. E qualcuno stava filmando,ed anche ascoltando: la Guardia di Finanza, che su delega della Procura della Repubblica di Catanzaro indagava sul filone di affari in appalti pubblici rivelatisi un vero giro di corruzione che raggiungeva anche strategici uffici della Regione Calabria. Al centro dell’importante giro d’affari documentato dalle indagini c’erano due opere pubbliche: l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea e quello degli impianti sciistici di Lorica. Le indagini hanno coinvolto il nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Cosenza per scrupolose attività investigative che hanno avuto epilogo odierno con l’esecuzione di misure cautelari personali nelle provincie di Cosenza, Catanzaro e Roma. Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, sono stati firmati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro Pietro Carè 16 mandati per misure restrittive personali. Di questi, uno in carcere, sei ai domiciliari, cinque divieti di esercizio dell’attività professionale e quattro di sospensione del servizio in pubblico ufficio.
Il dominus del giro d’affari era un imprenditore romano, intorno al quale si ramificavano gli intrecci di corruzione che permeavano strategici uffici di pubblica amministrazione. Il sistema messo in atto, e svelato dalle indagini, permetteva l’illecito sfruttamento di risorse pubbliche mediante la reiterata commissione di falsi, abusi e atti corruttivi. La mucca da mungere era l’Unione europea con il raggiungimento di finanziamenti comunitari non spettanti, giustificati da documentazione attestante false varianti in corso d’opera, opere complementari o altri espedienti, messi comunque in atto con la complicità dei funzionari della pubblica amministrazione. Venivano quindi falsificati certificati di avanzamento dei lavori, con la consapevolezza degli ispettori che i lavori non avanzavano affatto, e venivano impiegate risorse da parte dell’impresa di appena poche decine di migliaia di euro a fronte dei milioni previsti dai bandi di gara. Imprese senza rischio d’impresa quindi, che non investivano ma accumulavano entrate grazie alle false attestazioni dei complici. Sui cantieri, invece di procedere i lavori nei tempi previsti, c’erano solo “lande desolate”. Una definizione dello stato di abbandono che ha dato nome all’operazione eseguita dall’alba di oggi con le misure restrittive personali.
Al facoltoso imprenditore di Roma è stato addebitata anche l’aggravante della agevolazione mafiosa. Tra i complici, consapevoli delle false attività cantieristiche e dei raggiri, oltre ai funzionari pubblici preposti al controllo dei cantieri stessi, anche personaggi politici. In carcere è finito quindi l’imprenditore romano Giorgio Ottavio Barbieri, 42enne, per il quale il GIP ha autorizzato la misura restrittiva in penitenziario. Per Vincenzo De Caro, Gianluca Guarnaccia, Carmine Guido, Marco Trozzo, Francesco Tucci e Luigi Giuseppe Zinno è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari. Obbligo di dimora nel comune di residenza invece è stato firmato dal GIP per Gerardo Mario Oliverio e Marco Oliverio. Divieto temporaneo di esercizio dell’attività professionale a Carlo Cittadini, Ettore della Fazia e Gianbattista Falvo. Infine sono stati sospesi dall’esercizio di un pubblico ufficio Rosaria Guzzo, Pasquale Latella, Damiano Francesco Mele e Paola Rizzo.