di Mauro Seminara
L’attacco dei pentastellati, Di Maio e scudiero Di Battista, alla Francia è subito parso quel tipo di errore diplomatico che mai andrebbe commesso in politica estera. Non che l’idea di cugini francesi che sfruttano l’Africa sia del tutto infondata. Anzi. Ma nello sparare a zero in questo modo c’è anche da attendersi che qualcuno possa rispondere. Non saremo certo gli unici idioti col moschetto! Le prime risposte sono arrivate, per fortuna, con la dovuta diplomazia. Moscovici ha subito classificato l’uscita sul Cfa, la moneta parallela creata dalla Francia per il commercio nelle sue colonie, come una necessità di comunicazione interna al Paese – l’Italia – nel corso della campagna elettorale. L’ambasciata italiana intanto si era vista notificare una richiesta di incontro per chiarire i toni di tale campagna elettorale. La replica francese, al momento, per fortuna non è ancora arrivata. Se arrivasse, potremmo anche ritrovarci a scoprire che oltre alle fesserie di Di Maio ci sono gli interessi dell’Italia in Libia, in Tunisia, in Eritrea ed in Etiopia. Magari potrebbero rendere pubblico, con prove, dall’Eliseo, che per tutelare i nostri interessi targati Eni in Libia abbiamo negli anni finanziato milizie e mercenari vari che poi trafficano con i migranti. Il terreno su cui “i nostri” hanno deciso di sfidare la Francia non è dei più vantaggiosi e le fesserie di cui sopra riguardano l’incompatibilità di causa tra le nazioni da cui partono il più e quelle in cui è in vigore la moneta parallela francese. L’Africa, Francia o Italia poco conta, è l’unico continente che non vanta una propria Borsa e che ha visto una guerra – quella in Libia del 2011 – quando il presidente di turno dell’Unione africana aveva quasi raggiunto l’obiettivo di una moneta unica e di una Borsa in cui decidere il prezzo delle materie prime da esportare. E la guerra in Libia, nel 2011, l’ha fatta anche l’Italia.
Ma l’uscita di Di Maio, e l’orrenda difesa di Di Battista alle politiche migratorie di Salvini, hanno al centro un tema che i pentastellati srotolano in uno specifico e non casuale momento. La notizia, oggi, è infatti di disumanità e di morti in mare per i quali tutta Europa può facilmente puntare il dito contro l’Italia. Più di un morto al giorno da inizio anno. Morti nel mare gelido d’inverno mentre superstiti vagano in mare, senza un porto sicuro, a bordo delle navi che li hanno salvati. Se non si è davvero di indole fascista, pensare che sia giusto lasciar morire in mare una persona al giorno – donne e bambini inclusi – e costringerne altri al freddo per settimane prima di farli sbarcare e prestar loro le dovute cure, è logico motivo di indignazione. Anche per gli elettori del Movimento 5 Stelle. Perfino per gli elettori della Lega, forse. La campagna che aveva tenuto banco da inizio Governo a sei stelle si inizia adesso a ritorcere contro gli stessi twittatori compulsivi che chiudono i porti sui social. Bisogna quindi trovare un modo per venirne fuori e un nuovo cattivo da offrire all’orda famelica di elettori cui far votare M5S e Lega a fine maggio alle europee. Se non si possono più trattare i migranti come bestie da far annegare e la chiusura dei porti inizia a riscuotere meno “urrà”, allora ecco che arriva un cattivo che in un colpo solo sfrutta gli africani, li costringe a migrare e li fa così morire in mare: la Francia. Ma il 26 maggio, data delle elezioni per l’Europarlamento, è lontano e di questo passo potrebbero non bastare le strategie comunicative di questa nuova politica social-media. Tratti di disperazione appaiono anche su “giornali” che riescono, con gli occhi dell’Ordine dei Giornalisti bendati, a titolare che i trafficanti libici fanno morire tutti questi migranti per far cadere il governo del beniamino multi-divise Matteo Salvini. La frutta l’hanno già servita!