di Marco Agostini
“Nessuno vuole difendere il Cara in cui le condizioni di vita sono discutibili, ma le persone non possono essere trattate come dei mobili”. A parlare con l’agenzia Dire è Yasmine Accardo, attivista della campagna ‘LasciateCIEntrare’ che denuncia i metodi con cui sta avvenendo la chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto in base a quanto stabilito dal Decreto Salvini. “Il Cara – dice – non è mai stato un bel centro ma qui non si stanno considerando le persone come tali bensì come dei pacchi. Nessuno si domanda chi sono e che storia hanno. Tra le oltre 500 persone ospiti del Cara- spiega Accardo- ce ne sono alcune decine a cui è stato riconosciuto il ‘Permesso umanitario’, anche prima del decreto, ma per la legge Salvini questo significa che non hanno diritto ad accedere al circuito Sprar e di fatto finiranno in strada. E vorrei sottolineare che tra queste persone con ‘permesso umanitario’ ci sono donne vittime di tratta o con altre difficoltà che ora non hanno più un posto dove dormire. Per questo – spiega ancora Yasmine Accardo – stiamo lavorando ad una lettera da inviare al Prefetto di Roma perchè si intervenga subito a tutela almeno di queste persone”.
“Qui, così, si sta dicendo no all’integrazione. Non sono un disobbediente. Eravamo d’accordo con il superamento del Cara ma con un tavolo di concertazione, non con un saccheggio”. A dirlo il sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini, fuori dal CARA da cui stanno partendo i bus con a bordo i migranti trasferiti in base alla Decreto Salvini. “Ora è cambiato un po’ tutto perché i centri Sprar vengono ridimensionati, i Cara vengono chiusi e i migranti con protezione umanitaria vengono sbattuti per strada e quindi non c’è alcuna soluzione”, dice ancora Travaglini, fuori dal Cara da cui questa mattina sono partiti 75 migranti per raggiungere altre regioni italiane in base al Decreto Salvini che prevede la chiusura del Cara entro fine mese. “In 10 anni – ha spiegato il sindaco – 8mila migranti sono passati a Castelnuovo di Porto e 4mila sono stati ricollocati in tutta Europa, fino al settembre 2017. Ora qui fanno una prima accoglienza e poi sono destinati ai centri Sprar nel momento in cui viene riconosciuto loro lo status. Castelnuovo assolveva a questa funzione, ovvero una funzione iniziale. Qui rimanevano circa un anno e mezzo e poi definite le procedure venivano destinati nei vari centri Sprar”.
“Questo trasferimento per me e per i 120 colleghi significa rimanere in strada, come accadrà ai titolari di permesso umanitario”. È quanto riferisce Francesca Maurizi, psicologa della cooperativa Auxilium che da anni offre servizi di assistenza all’interno del Cara di Castelnuovo di Porto che in base al decreto Sicurezza verrà chiuso entro la fine del mese. “Dal primo febbraio ci ritroveremo senza lavoro, oltre al fatto che il lavoro di integrazione fatto in maniera capillare sul territorio del comune di Castelnuovo di Porto o Monterotondo. Alcuni ragazzi ospiti del Cara infatti andavano alle scuole medie o alle superiori e ora che verranno trasferiti non sanno come fare. Insomma, un lavoro che va in fumo il 31 di gennaio”.
Marco Agostini – Agenzia DIRE