di Mauro Seminara
La tempesta era troppo violenta perché una imbarcazione della stazza della Sea Watch 3 la affrontasse senza pericolo. Nelle ultime 24 ore, sull’autostrada del Mediterraneo che è il Canale di Sicilia, navigavano solo grosse navi come gigantesche portacontainer o navi da crociera. Anche per loro però le onde erano troppo alte per non soffrire il mare. La Sea Watch 3 aveva raggiunto una zona di riparo sul versante est della Sicilia e qui le è stato concesso di entrare in acque territoriali italiane al solo fine di ripararsi dal mare in burrasca. L’autorizzazione all’ingresso nel mare italiano è stata confermata dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto. La stessa Guardia Costiera che ha assegnato un punto di fonda, poco oltre il miglio nautico da Punta Maglisi, a largo di Siracusa, si trova nei pressi della nave da soccorso umanitario con una unità navale. Anche la Guardia di Finanza, autorità di polizia giudiziaria in acque territoriali, si trova sul posto con una propria motovedetta.
Di porto sicuro in cui sbarcare i migranti soccorsi sabato 19 gennaio a largo della costa libica non se ne parla e le uniche proposte giunte finora dal Governo italiano riguardano ipotesi di lunga navigazione. La presa di posizione del ministro degli Interni – il collega del competente Ministero di Trasporti ed Infrastrutture pare non pervenuto – si conferma sulla linea dura contro tutti i migranti e le Ong. A sostenere questa linea, anche alla luce dell’intenzione del Tribunale dei Ministri di procedere contro il titolare del Viminale per il sequestro consumato ad agosto con il cosiddetto “caso Diciotti”, una campagna con tanto di hashtag “#SalviniNonMollare” lanciata in rete e diffusa al punto da sembrare la solita “onda d’ufficio stampa” di partito. Contro gli italiani che pare non provino alcuna pietà per le persone esposte al gelo, meno di cinque gradi, e alle onde alte fino a sette metri – questa notte le raffiche di vento hanno raggiunto i 100 Km/h – si schierano altre realtà della società civile italiana. Ieri il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha scritto al comandante della nave della Ong tedesca che Palermo “è pronta ad accogliere i naufraghi a bordo della Sea Watch 3”. Per il più volte sindaco del capoluogo siciliano, Palermo vanta un “collaudato sistema di accoglienza” basato su soggetti pubblici, privati ed associazioni di volontariato.
Altra mobilitazione, oltre alle venti Organizzazioni che ieri hanno lanciato un appello per un porto sicuro alla Sea Watch 3, arriva da Mediterranea Saving Humans. La Ong italiana, che monitora il Mediterraneo centrale con la nave Mare Ionio, con una nota diffusa ieri “dichiara da subito di essere pronta, con i propri assetti in mare e con la propria mobilitazione a terra, ad intervenire a sostegno della Sea Watch 3 con ogni possibile mezzo.” Nella stessa, Mediterranea ha ricordato che “l’ammiraglio Pettorino, Comandante Ispettore generale della Guardia Costiera e delle Capitanerie di Porto, ha ricordato – nel corso di un intervento mercoledì ad Ancona – che i porti italiani sono aperti”. La posizione della Guardia Costiera rimane quindi in contrasto con quella del Ministero degli Interni e del Governo, più in linea con i doveri del corpo che con le decisioni politiche. “Mediterranea Saving Humans – conclude la nota – diffida perciò qualsiasi Autorità dal prendere decisioni o attuare comportamenti illegittimi, in contrasto con il diritto marittimo e internazionale e le norme del Codice della Navigazione. Ed è preparata ad assumere tutte le necessarie iniziative legali a tutela della Sea Watch 3 e delle persone che si trovano a bordo.”