di Antonio Mazzeo
Dietro l’affaire del costruendo megaporto di Tremestieri con annessa piattaforma logistica, progetto fortemente voluto dall’ex amministrazione Accorinti e dal gruppo di traghettamento privato Franza-Matacena, c’è pure il tentativo di realizzare a Messina una grande stazione di “stoccaggio e bunkeraggio di Gas Naturale Liquefatto (LNG)”, ossia un vero e proprio impianto rigassificatore ad altissimo rischio ambientale.
Quanto rivelato nei mesi scorsi da alcuni ambientalisti e blogger ha trovato conferma ufficiale ieri nel corso del workshop “Navi Traghetto Passeggeri alimentate a LNG: approfondimenti tecnici e normativi”, organizzato nei locali dell’Hotel Royal dal Gruppo Caronte & Tourist d’intesa con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto. In particolare, nel corso del suo intervento, il rappresentante dell’Autorità Portuale di Messina Giuseppe Lembo “ha ribadito l’intenzione del Commissario Straordinario De Simone – che da anni è impegnato in tale direzione – di dotare il nuovo porto di Tremestieri di una stazione di stoccaggio e bunkeraggio di LNG in grado di soddisfare una domanda che vada oltre quella delle navi del Gruppo Caronte & Tourist, soprattutto in quanto il Porto di Messina è stato individuato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione di una delle sei stazioni di bunkeraggio finanziate nell’ambito di un Progetto globale volto ad incentivare la creazione di tali infrastrutture”.
Nel corso del seminario sono intervenuti tra gli altri anche l’ammiraglio Luigi Giardino e il comandante Ida Montanaro, ai vertici del reparto della Guardia Costiera che si occupa di sicurezza della navigazione e i tecnici della MAN Energy Solution e della Wartsila, le società che si sono occupate della parte impiantistica e meccanica della “Elio”, la nuova nave ammiraglia del gruppo Franza-Matacena in servizio sullo Stretto di Messina e alimentata appunto dal Gas Naturale Liquefatto. La presenza della Guardia Costiera al workshop conferma il notevole interesse militare per gli impianti LNG; la Marina Militare italiana, ad esempio, è impegnata da anni nei programmi di “conversione” di alcune unità all’uso duplice” gasolio-gas liquefatto e la possibilità di realizzare il deposito-hub nella città dello Stretto potrebbe dunque avere pesanti ricadute anche in termini di militarizzazione del territorio (un analogo impianto potrebbe sorgere anche nell’area di Augusta, sede del comando della Marina per il Mediterraneo ma anche stazione di rifornimento per le flotte USA e NATO, anch’esse impegnate alla riconversione delle navi da guerra all’uso LNG).
Ovviamente a Messina ci sono interessi economici ancora più articolati che spingono verso la trasformazione di Tremestieri in un grande hub LNG mediterraneo. Nel maggio 2016, nel corso di un convegno dal titolo “Italia hub del gas naturale, opportunità LNG per i trasporti marittimi nel Mediterraneo” organizzato presso il Circolo Ufficiali della Marina militare di Augusta, per sponsorizzare la realizzazione dei nuovi impianti intervennero tra gli altri Lorenzo Matacena, consigliere d’amministrazione di Caronte & Tourist Spa, il contrammiraglio Nicola de Felice (al tempo Comandante Marittimo Sicilia della Marina Militare) e il dottore Guido Di Bella del Consorzio Sicilia NAVTEC di Messina. Main sponsor di quell’evento, ancora una volta Caronte & Tourist e Wartsila Italia S.p.A., controllata dall’omonima società finlandese leader nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia per il settore marino e terrestre, civile e militare. Al tempo, il dottore Guido Di Bella ricopriva contestualmente l’incarico di ricercatore associato del CNR ITAE di Messina, nonché di “componente della commissione tecnico-scientifica per la verifica delle valutazioni di incidenza ambientale (VIA) nel Comune di Messina” (nomina con decreto del marzo 2014 a firma del sindaco Renato Accorinti). Per la cronaca, il Consorzio Sicilia NAVTEC ha tra i propri soci sia la Caronte & Tourist del gruppo Franza-Matacena, il gruppo Noè di Augusta, Fincantieri e Intermarine S.p.A., questi ultimi particolarmente attivi nella produzione di imbarcazioni mercantili e da guerra; mentre presidente del Consiglio di amministrazione del consorzio è l’ing. Gaetano Cacciola, vicesindaco di Messina con l’amministrazione Accorinti e dirigente di ricerca del CNR ITAE di Messina (di quest’ultimo istituto, l’ing. Cacciola è stato direttore sino all’estate 2013).
“La nostra azienda, che vanta 14 navi per il trasporto passeggeri nello Stretto, è molto interessata ad avere una nave alimentata anche a LNG già entro il 2018 ma puntiamo ad incrementarne il numero”, dichiarava nel corso del meeting di Augusta Lorenzo Matacena. “La strategia riguarda per ora solo lo stretto di Messina: in Italia dobbiamo essere bravi a sviluppare una rete estesa, come quella nel Nord Europa, grazie a nuove infrastrutture essenziali e a una normativa adeguata a supporto: in questo caso, la Sicilia potrebbe diventare davvero l’hub del Mediterraneo, visto che vanta il maggior numero di navi nell’area in grado di utilizzare il LNG”.
In verità sin dal 2013, nell’ambito del piano di ricerca Smart cities and communication and social innovation finanziato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), la Caronte & Tourist, in collaborazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l’Autorità Portuale di Messina, Fincantieri S.p.A., il Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR ITAE di Messina, l’Università della città dello Stretto, la Comet S.r.l. del gruppo Blandina che cura la logistica a Tremestieri, Rina Service S.p.A. e Isotta Fraschini Motori hanno dato vita a un “progetto sperimentale” per l’uso integrato di motori alimentati a LNG a bordo delle navi mercantili nazionali a partire di quelle del gruppo Franza-Matacena in navigazione nello Stretto.
“Tale progetto prevede il refitting di una nave traghetto esistente, la progettazione di una nuova unità a LNG ed infine uno studio di fattibilità per la costruzione a Messina di una piccola stazione a bunkeraggio del LNG”, si legge nella slide di presentazione del progetto. I partner si sono incaricati di approfondire alcune tematiche, quali “semplificazione e facilitazione deroghe normative”, “coordinamento delle stazione di bunkeraggio a terra”, “sviluppo del processo logistico con l’implementazione di sistemi di informatizzazione applicati alla logistica integrata”, “produzione e liquefazione su piccola scala di LNG da gas naturale e di bio-metano”, “sviluppo e produzione motori a combustione interna”, “metodologie di bunkeraggio, a partire dalle bunkering stations, ovvero strutture terrestri di stoccaggio e distribuzione di LNG, in prossimità di porti, capaci di asservire ai fabbisogni delle unità”, ecc…
Caronte & Tourist e partner di ricerca hanno stimato un investimento per la realizzazione dell’infrastruttura di bunkeraggio “presso il costruendo porto di Tremestieri” tra i 12 e i 15 milioni di euro. “L’Autorità Portuale di Messina ha espresso l’intenzione di sviluppare tale struttura anche in vista della possibilità di offrire tale servizio a navi diverse dai ferries”, si legge nella slide. Tra i risultati attesi dal progetto, oltre alla realizzazione di uno studio di fattibilità, anche il “conseguente sviluppo di tecnologia italiana sulla cantieristica navale LNG”, il conseguimento di “deroghe normative sull’utilizzo del LNG sia a terra che a bordo” e la “proposta di agevolazioni fiscali per aziende che utilizzano l’LNG come combustibile ed aiutino lo Stato Italiano a rientrare nei parametri imposti dal Protocollo di Kyoto sulle emissioni inquinanti”.
Mentre a Messina si è consolidato un fronte comune tra centri di ricerca, università, aziende, politici e complesso militare industriale a favore di una location LNG nel megaporto di Tremestieri con annessa piattaforma logistica, nell’area siracusana un ventilato progetto del tutto simile strutturalmente ha visto l’opposizione degli ambientalisti e di alcuni importati esperti e docenti universitari. In una lettera aperta alle autorità, il prof. Luigi Solarino, già docente di Chimica industriale all’Università di Catania, e presidente di “Decontaminazione Sicilia”, stigmatizzando il progetto di realizzazione nella rada di Augusta di un “serbatoio per lo stoccaggio di 10.000 m3 di GNL”, ha rilevato la pericolosità di questi impianti e dei processi che vi si realizzano. “Quando la temperatura del LNG aumenta, esso comincia a cambiare di stato diventando gas, cioè si verifica la cosiddetta rigassificazione”, ha spiegato il prof. Solarino. “Il LNG, trasformandosi in gas, incrementa il suo volume di ben 600 volte, cioè 1 metro cubo di LNG diventa 600 metri cubi di gas metano. Nel caso di accidentale perdita di LNG, la nube di gas che si formerebbe sarebbe freddissima e fluttuerebbe nell’aria a bassissima quota (perché risulta molto più pesante dell’aria circostante); essa, trasportata dai venti, allorché si miscela con aria nel rapporto fra il 5 e il 15% diventa facilmente infiammabile, per cui basta una scintilla per farla deflagrare”.
Ma agli abitanti della zona sud di Messina, qualcuno lo ha spiegato mai cosa potrebbe accadere con l’Hub LNG di Franza, Matacena, Blandina & C?
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