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    Categories: Editoriali

Giornata della Memoria, ma per ricordare cosa?

di Mauro Seminara

Stiamo creando un calendario parallelo a quello con i nomi di tutti i santi che la Chiesa ci propone per la sua triste narrazione pseudo-storica. Il calendario parallelo è quello laico con i nomi di tutti gli eventi storici da ricordare. Tra questi, ovviamente, c’è anche la giornata attuale. Giornata ormai con la bandierina piantata per la Shoah. Tra queste giornate da ricordare c’è anche la new entry del 3 ottobre, giorno della tragedia nel mare di Lampedusa. Ma che si ricordano a fare queste date? Lo si fa per non commettere nuovamente gli stessi errori oppure per riprodurli tali e quali, senza margine di errore? La risposta, purtroppo, rischia di essere orribile se si vuole un minimo di onestà intellettuale. Di solito la narrazione ufficiale è molto più rassicurante. Ma di quella ufficiale, più rassicurante, cosa ce ne facciamo? Per quella, sinceramente, manca poco che ci si affianchi un dolcetto tipico come il panettone a Natale o il bacio a San Valentino e siamo al completo. Per la Giornata della Memoria si potrebbe mettere in distribuzione nei supermercati un dolce tipico della cultura ebraica, magari con una confezione caratteristica a strisce bianche e nere, “a righe”, e per il 3 ottobre ci si inventerà la “barchetta dei regali” da portare ai bambini con dentro caramelle per quanti erano i migranti morti sotto la costa dell’isola pelagica. Non giudicate questa come una esagerata provocazione. In fondo, i cristiani italiani festeggiano il Natale con allegria e regali e dolciumi pur essendo il natale del Cristo destinato al sacrificio per l’umanità ed altrettanto si fa in occasione della Pasqua che dovrebbe essere una Giornata della Memoria cristiana e quindi di cordoglio.

L’attuale giornata “della Memoria” dovrebbe e potrebbe essere preziosa per non dimenticare cosa la follia umana riuscì a causare. Ma bisognerebbe raccontarla tutta. Ad esempio, bisognerebbe raccontare che gli ebrei deportati e sterminati in campi di concentramento erano circa un sessantesimo delle sessanta milioni di vittime che il nazismo ha causato. Bisognerebbe ricordare la Polonia, la Russia e tutti i militari il cui sangue è stato versato e dimenticato ma grazie al quale il nazismo è stato sconfitto. Certo, il bagno di sangue russo non si deve ricordare come non si deve ricordare la risposta russa che ha sfondato Berlino e portato quel pazzo di Hitler al suicidio prima di cadere nelle mani nemiche. Anzi, bisogna sostituire nella memoria la realtà con la fantasia hollywoodiana degli americani che ci salvano tutti. Anche nella fantasia cinematografica nostrana, premiata però ad Hollywood. Nel capolavoro di Roberto Benigni infatti, Auschwitz viene liberata dai carri armati americani. E via ad applausi e statuette dorate! Ma gli americani li non ci arrivarono. Purtroppo esiste una parte della storia che con la memoria non deve avere nulla a che fare. Una parte della storia che anzi deve proprio essere rimossa dalla memoria collettiva. Come recentemente ha iniziato a fare la Polonia, tirando giù e distruggendo tutti i monumenti dedicati a quella Armata Rossa che ha liberato i polacchi dai nazisti di Hitler. Come presto o tardi finiremo per fare anche noi italiani con il monumento collocato pochi anni addietro a Messina per ricordare che quando terremoto e successivo tsunami rasero al suolo la città dello Stretto, gli unici che sbarcarono per aiutare gli italiani tra le macerie furono i russi. Chissà che un giorno non ci troveremo a vedere un film su questo evento, ma con delle truppe americane che rimuovono macerie e salvano i pochi poveri messinesi sopravvissuti.

La memoria serve, ma a patto che sia memoria e non falso storico. Inoltre, ricordando la realtà storica bisogna anche saperla riconoscere tra i fatti della realtà contemporanea. Qui, narrazione ufficiale a parte, c’è anche la scarsa volontà individuale di ammettere le analogie e quindi di identificarsi con il passato da non ripetere. Uno dei primi atti del nazismo, ben prima di arrivare a creare i campi di concentramento e sterminio, è stato quello che riguardava i disabili psichici di quella Germania economicamente in ginocchio. Il nazismo di Hitler iniziò la sua follia sociale decidendo che i disabili psichici erano un costo inutile che gravava sulla società: Ausmerzen! Eliminare! Nella vostra memoria c’è qualcosa che vi ha stuzzicato analogia negli ultimi mesi? Qualcuno che ha parlato di riformare le cliniche psichiatriche pur non essendo competenza del proprio Ministero? Successivamente, il mero calcolo sui costi delle vite umane si è esteso ad altra e più ampia fetta della società civile fino a stabilire che gli omosessuali, gli ebrei e tanto altro ancora non era degno né della razza ariana né di far parte della società tedesco-nazista. Questa distinzione di giustizia tra diverse etnie non tira fuori nulla dalla vostra memoria recente? Quello nazista era uno Stato che involveva culturalmente e socialmente invece di evolversi. I tedeschi iniziarono a denunciare i vicini di casa ebrei alle forze naziste dopo anni di cordiale vicinato. Tutti erano spie dello Stato nazista. Vi ricorda nulla? Magari la vostra memoria in questo caso non dovrà neanche tornare tanto indietro nel tempo. In fondo è recentissima l’idea secondo cui gli italiani dovrebbero denunciare i vicini di casa che ritengono possa avere un lavoro in nero o che comunque percepiscano indebitamente il “reddito di cittadinanza”. Poche centinaia di migliaia di italiani che potrebbero beneficiare di questo misero strumento di sostegno economico, almeno così come è stato messo a punto, non dovrebbero essere un problema per il fisco. Ma il sasso viene comunque lanciato e gli italiani sono comunque chiamati a denunciare, non il vicino mafioso o latitante ma che forse fa un lavoretto in nero mentre prende il reddito di cittadinanza.

La Giornata della Memoria dovrebbe anche ricordare che ad un certo punto il cancelliere tedesco folle decise che i suoi poteri dovevano andare al di la di quanto la legge tedesca prevedeva. Così, bocciata la prima istanza di concessioni di poteri illimitati da parte del Parlamento tedesco, un bel gruppo di parlamentari venne deportato notte tempo in un campo di concentramento nel nordest della Germania e lì rinchiuso. Al secondo tentativo, i parlamentari ancora vivi e liberi votarono in favore dei super poteri al cancelliere che distrusse la Germania e l’intera Europa. La vostra memoria non vi ricorda nulla, nella nostra storia recente, che possa vagamente somigliare ad un membro del Governo che delle leggi e della Costituzione se ne infischia, che fa allusive minacce alle autorità giudiziarie “tirando dritto” di fronte a disposizioni imposte da autorità di fronte la quale dovrebbe piegarsi? Nulla? La vostra memoria non vi suggerisce proprio niente? Quindi non torna alla mente neanche l’intenzione di ridurre il numero dei parlamentari italiani, di ridurre al minimo storico le opposizioni, di ridurre alla eliminazione i sindacati…nulla? La Giornata della Memoria dovrebbe servire a capire che ciò che la storia ci ha portato come un disastro conclamato non dovrebbe più ripetersi. E perché ciò non abbia più a verificarsi, bisogna ricordare come ci si è arrivati. E come ci si è arrivati? Con un “asse Roma-Berlino” per esempio? Vi ricorda nulla questa definizione su Twitter? No? Allora non ricorderete neanche il “molti nemici, molto onore”, vero? A questo punto, poco vi costa trattare 47 migranti salvati nel Mediterraneo come degli ebrei da denunciare perché vadano in un lager, visto che vi sta bene che questa gente resti rinchiusa – indistintamente – nei lager libici in cui spesso muore.

Se proprio non ricordate nulla o non riconoscete nulla di analogo nella storia, evitate di celebrare la Giornata della Memoria, perché non la capite. Evitate di fingere commozione per quei bambini con il pigiama a righe, perché non avete idea di cosa si sta parlando. Aspettate invece ancora un paio di settimane e poi comprate tutto quello che la pubblicità vi suggerisce di acquistare per San Valentino. Quello va bene per voi. Il resto no, non siete in grado di comprenderlo. O meglio, lo comprenderete soltanto quando anche i vostri miseri diritti saranno stati calpestati. Ma a quel tempo sarà troppo tardi per tornare indietro.

Buona Giornata della Memoria!

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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